Diritti animali

Diritti animali, il piano dell’Unione europea per fermare il traffico illegale di cuccioli e promuovere le adozioni

Il Parlamento europeo approva una risoluzione per una legislazione più rispettosa dei diritti animali: in primo piano la lotta al traffico illegale di animali da compagnia e l’invito ad adottare piuttosto che acquistare.

Il Parlamento europeo ha compiuto uno storico passo avanti nella tutela degli animali approvando una risoluzione per contrastare il traffico illegale di cani e gatti e mettendone in primo piano la natura di “esseri senzienti”, aventi dignità e diritti. La risoluzione invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare, entro il 2024, misure volte a contrastare il commercio illegale di animali da compagnia nell’ambito della futura attività legislativa, ma non si limita a questo, tracciando parallelamente una serie di linee guida per progredire nel campo dei diritti animali.

La lotta al commercio illegale di animali da compagnia, causa di sofferenze per cani e gatti allevati senza alcuna considerazione per la salute e il benessere, diventa di fatto una fonte di guadagno illecito per singoli individui e organizzazioni criminali che nel mercato nero di animali domestici hanno trovato una redditizia e sicura attività commerciale. La mancanza di cautele nello svezzamento dei cuccioli, inoltre, fa in modo che la vendita clandestina di soggetti malati e privi del necessario piano vaccinale favorisca la diffusione di patologie che in alcuni casi possono trasmettersi agli esseri umani.

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La risoluzione invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare, entro il 2024, misure volte a contrastare il commercio illegale di animali da compagnia nell’ambito della futura attività legislativa © Anoir Chafik /Unsplash

L’Europarlamento e il commercio illegale di cuccioli

La risoluzione non legislativa dell’Europarlamento dovrà essere tradotta in norme vincolanti che tengano conto di come, in alcuni casi, siano proprio Paesi appartenente all’Unione europea – in particolare le nazioni dell’est e dell’area balcanica – a commercializzare soggetti allevati senza il rispetto delle più elementari norme igienico-sanitarie, soggetti che andranno però a invadere quei Paesi con legislazioni più avanzate in materia di salvaguardia dei diritti animali, come l’Italia, appunto. Non a caso la Guardia di finanza e le autorità forestali hanno spesso fermato alle frontiere veicoli carichi di cuccioli di “razza” destinati alla vendita diretta nei negozi o nelle fiere di settore.

Con norme più stringenti e applicate in tutti i 27 Paesi dell’area Ue, la speranza è di riuscire ad arginare questi traffici che trovano, proprio nell’ambito dei social e dei gruppi di appassionati online, un altro veicolo privilegiato per il commercio senza regole di esemplari privi di certificazioni sanitarie e di documenti che ne comprovino la razza e l’esenzione da malattie genetiche. A questo proposito si chiede appunto agli Stati membri di regolamentare gli annunci online di animali da compagnia per mettere fine alla pubblicità ingannevole, introducendo dei requisiti obbligatori per le singole piattaforme.

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L’Europarlamento stabilisce anche che i cuccioli non potranno lasciare la mamma e la casa d’origine prima dei due mesi © Pixabay

Adottare è meglio e conviene

Un punto importante della risoluzione è la raccomandazione a privilegiare le adozioni di animali abbandonati. Il fenomeno del randagismo è purtroppo diffuso ad ogni latitudine e non sempre vi sono legislazioni, come quella italiana, che prevedono la salvaguardia degli animali senza casa che vengono recuperati e accolti in strutture sostenute dalla collettività. Spesso, quando non è previsto il mantenimento “a vita” dei randagi, questi vengono soppressi se, in un periodo variabile da nazione a nazione, non vengono accolti da una famiglia. Così facendo, l’Europarlamento ha messo l’accento sulla necessità di adottare rispetto a quella di acquistare, tutelando in questo modo la vita dei cani abbandonati che vengono accolti in canili e rifugi.

La risoluzione si propone di dare regole uniformi e precise ai Paesi dell’Unione sulle modalità di allevamento, intervenendo in primo luogo sulle cosiddette puppy farm (le “fabbriche” dei cuccioli), e cioè gli allevamenti finalizzati non alla selezione di razze in base allo standard, ma solo alla produzione di soggetti da immettere sul mercato senza regole né limiti, magari semplicemente seguendo le mode del momento.

La risoluzione invita perciò le autorità competenti degli Stati membri a far rispettare rigorosamente il regolamento Ue n. 576/2013 sui movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia, assicurando il reinserimento di tutti gli esemplari sequestrati nell’ambito del commercio illecito. Invita inoltre gli Stati membri a sostenere adeguatamente i centri di soccorso, organizzando campagne per l’adozione. Infine, viene posto l’accento sull’identificazione e registrazione di cani e gatti che diventa un obbligo in tutta Europa. Il microchip deve essere sempre applicato da un veterinario, e nelle banche dati devono essere inserite tutte le persone che hanno avuto un ruolo nella vita dell’animale. Non solo i proprietari, quindi, ma anche i veterinari, gli allevatori, i venditori e i trasportatori, in modo da poter tracciare una filiera di riferimento valida in ogni momento dell’esistenza del cucciolo.

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