Il calcio femminile diventa professionistico, la svolta italiana

Il calcio femminile vince la partita per la parità di genere. Sara Gama: “Abbiamo ottenuto un diritto che avremmo dovuto già avere, un segnale per tutti”.

Anche in Italia il calcio femminile è finalmente riconosciuto come professionistico. Il primo luglio si apre una nuova fase storica e si chiude una partita iniziata due anni fa. Un emendamento inserito nella legge di bilancio aveva equiparato le donne ai colleghi maschi, estendendo anche a loro le tutele sulle prestazioni di lavoro sportivo; poi la palla è passata alle singole federazioni sportive e la Figc è stata la prima ad adeguarsi.

Sara Gama è stata fra le paladine di questa battaglia per la parità di genere © Alessandro Sabattini/Getty Images

Dal 6 al 31 luglio è in programma il Campionato europeo di calcio femminile

“Siamo la prima federazione in Italia – ha dichiarato il presidente federale Gabriele Gravina – ad avviare ed attuare questo importante percorso. C’è stata qualche piccola resistenza della Lega di Serie A che riteneva di proporre un eventuale rinvio ma poi abbiamo raggiunto un accordo perché non si poteva tornare indietro. Quando si delibera qualcosa bisogna essere coerenti”. Dal 6 al 31 luglio le ragazze della nazionale italiana saranno impegnate in Inghilterra, dove tenteranno di conquistare gli Europei 2022.

Sara Gama, capitana delle azzurre e della Juventus, è stata fra le paladine di questa battaglia per la parità di genere, e ha contribuito in maniera decisiva a gettare le basi di un movimento sempre più riconosciuto. Sarà la prima capitana della nazionale femminile nell’epoca del professionismo. Il primo luglio, ha commentato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, “dovremo mettere da parte l’emozione perché giocheremo l’amichevole con la Spagna, ma sarà un giorno storico. Abbiamo ottenuto un diritto che avremmo dovuto già avere, per il quale abbiamo lavorato in campo e fuori. Finalmente saremo riconosciute per quello che facciamo e sarà un segnale per tutti, quello di dare l’opportunità alle atlete di poter avere benefici che vanno al di là dell’attività sportiva”.

Milena Bertolini, allenatrice della nazionale che si giocherà il titolo europeo in Inghilterra © Francesco Pecoraro/Getty Images

La differenza tra un atleta professionista e uno sportivo dilettante

Quello tra un atleta professionista e uno sportivo dilettante è un salto notevole: non solo a livello di retribuzioni (per i dilettanti lo stipendio si basa soprattutto sui rimborsi) ma anche di previdenza e di sicurezza in caso di infortuni o di maternità. Dal primo luglio in poi i contratti delle calciatrici andranno riscritti sul format del nuovo contratto collettivo di lavoro. Ma l’allenatrice della nazionale femminile, Milena Bertolini, ha tenuto a specificare che “come in tutte le cose ci vorrà tempo: gli effetti del professionismo si vedranno sulle giovani generazioni tra qualche anno, sulle 13-14enni che possono lavorare con qualità sempre maggiore e pensare al calcio come a un vero lavoro, consentendo alle famiglie di investire sui loro sogni”.

Se la strada sembra ormai tracciata, il percorso si annuncia ancora lungo. Sia in campo maschile che femminile, la gran parte dei movimenti sportivi italiani si rifanno ancora al dilettantismo. Solo cinque federazioni – il calcio dalla Serie A fino alla Lega pro, il ciclismo, il basket (solo nella massima serie), il golf e il pugilato – prevedono il professionismo in campo maschile. Ora il calcio apre la prima, grande finestra sull’universo dello sport femminile.

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