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Gender equality nel calcio, in Camerun ecco un altro passo avanti. La francese Frappart è l’arbitra più famosa, mentre in Italia la Serie A resta un tabù.
Il mondo del calcio ha mosso un altro piccolo passo verso la parità di genere. È successo in Coppa d’Africa, dove per la prima volta nella storia della competizione una donna ha fatto parte di una squadra arbitrale. Originaria del Ruanda, la 33enne Salima Mukansanga ha ricoperto il ruolo di “quarto ufficiale” (collaborando da bordo campo con l’arbitro e con i due assistenti nella direzione della partita) in Guinea-Malawi, gara del girone B del torneo in corso di svolgimento in Camerun.
Ex promessa del basket femminile africano, a 18 anni Mukansanga decise di abbandonare il sogno della palla a spicchi e di iscriversi a un corso per arbitri. Da allora, ne ha fatta di strada: prima il Mondiale femminile under17 del 2018, poi la massima competizione femminile dell’anno successivo; e ancora la direzione della finale femminile alle Olimpiadi di Tokyo, vinta a sorpresa dal Canada. Mancava solo il grande salto in tornei maschili, ed è arrivato in quello più importante per l’intero continente africano, in un’edizione – la 33esima – caratterizzata da una vigilia decisamente turbolenta: prevista inizialmente a giugno del 2021, la Coppa d’Africa fu prima anticipata a gennaio dello stesso anno per le difficili condizioni meteorologiche del Camerun nei mesi estivi, salvo poi slittare a questo inverno a causa dell’emergenza pandemica.
L’arbitra del Ruanda non è l’unica donna inserita nella lista dei 63 ufficiali di gara disponibili per il torneo; insieme a lei figurano le marocchine Fatiha Jermoumi e Bouchra Karboubi, oltre alla camerunense Carine Atemzabong. Ma nessuna di loro ha ancora l’abilitazione a dirigere una gara a differenza di Salima, che già fa parte dell’elenco degli arbitri internazionali della Federazione internazionale di calcio (Fifa).
Dal 2017, a presiedere la commissione arbitri della Fifa è Pierluigi Collina, per distacco il miglior fischietto italiano degli ultimi 20 anni. E molti in patria hanno paragonato Mukansanga proprio all’ex direttore di gara bolognese, per il suo temperamento deciso e la capacità di gestire le situazioni più complesse in campo. In un’intervista di qualche anno fa, Collina dichiarò: “Mi piacerebbe parlare di arbitri senza dover declinare la parola al maschile o al femminile”. In questa direzione molto si sta muovendo a livello internazionale, soprattutto per merito della francese Stéphanie Frappart, che ha già diretto partite della Premier League inglese e della Uefa Champions League maschile.
L’ucraina Kateryna Monzul, invece, ha arbitrato l’incontro di Europa League maschile tra Gent e Slovan Liberec insieme a due colleghe, componendo la prima terna tutta al femminile della manifestazione. L’8 gennaio scorso, Rebecca Welch ha diretto la sfida tra Birmingham City a Plymouth Argyle, la prima volta per una donna in un terzo turno di FA Cup maschile. In Italia, invece, il 10 maggio dello scorso anno Maria Marotta è stata la prima donna ad arbitrare una partita di Serie B, Reggina-Frosinone. Ma la Serie A resta ancora un tabù da infrangere.
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