
Uno studio ha permesso di rintracciare microplastiche nella quasi totalità dei campioni prelevati nei tre laghi.
Oltre 250milioni di litri d’acqua vengono consumati ogni anno in California dall’industria petrolifera, solo i cittadini sono obbligati a osservare limitazioni rigidissime.
La California sta vivendo il periodo più lungo di siccità della sua storia. L’acqua viene razionata nelle abitazioni, le coltivazioni soffrono l’insufficienza idrica e la sussistenza degli agricoltori è in serio pericolo. Eppure, solo nel 2014 sono stati utilizzati 70 milioni di galloni d’acqua (264,97 milioni di litri), quanto consumano 514 famiglie in un anno, per estrarre il petrolio attraverso il fracking (o fratturazione idraulica), ovvero l’iniezione nel sottosuolo di acqua e sostanze chimiche ad alta pressione che rompono gli strati più profondi e liberano il petrolio e il gas.
A difesa di questa pratica è stato osservato che molta dell’acqua utilizzata proviene dal processo di fratturazione stesso o da riserve non utilizzabili per l’irrigazione e il consumo umano. Un’affermazione che non convince Patrick Sullivan, portavoce del Center for biological diversity and Californians against fracking, il quale risponde che l’acqua per l’uso domestico e agricolo ha un ciclo di vita molto più lungo, perché, a differenza delle acque reflue del fracking, non è contaminata e può essere riutilizzata.
La contraddizione del consumo d’acqua in California non finisce qui. Gli ambientalisti stimano che l’industria petrolifera e del gas consumano 7,5 milioni di litri d’acqua al giorno. Al contempo l’estrazione idrica dal sottosuolo sta distruggendo la Central Valley, dove il terreno collassa dopo ogni pompaggio che svuota gli strati più profondi della Terra.
La scorsa settimana il governatore Jerry Brown ha emesso un ordine esecutivo che conteneva delle forti restrizioni per l’uso dell’acqua e una pianificazione sostenibile delle risorse per l’irrigazione delle aree verdi pubbliche. Un ordine esecutivo molto attento a obbligare i cittadini a limitare l’uso dell’oro blu, ma che non menziona in nessun articolo la necessità di ridurre il consumo d’acqua per il fracking.
“Il governatore Brown sta costringendo californiani a farsi carico della siccità tagliando sui loro consumi ma dando all’industria petrolifera la possibilità di continuare ad avvelenare la nostra acqua” afferma l’ambientalista Zack Malitz “il fracking non può essere il più grande consumatore d’acqua in California.”
Oggi, in California, non esiste una legislazione che vieti lo sfruttamento ossessivo delle falde. La depressione degli strati terrestri e l’inquinamento dei bacini idrici con le acque reflue del fracking, riversate nelle falde da 171 pozzi di iniezione autorizzati dalle autorità californiane, sono solo l’inizio di un processo che porterà ben presto alla distruzione di tutte le risorse necessarie alla vita dell’uomo. La cosa ancora più grave è che nessuna amministrazione è pronta a chiudere i rubinetti all’industria petrolifera americana.
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