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Quali diritti sul biotestamento? Una campagna Vidas patrocinata da Pubblicità progresso fa il punto sul diritto di scegliere.
Biotestamento, suicidio assistito, eutanasia. Se ne parla, e tanto, nelle ultime settimane, a partire da casi di cronaca che riportano a domande cruciali. La prospettiva di una malattia cronica e invalidante o, peggio, lo stato vegetativo irreversibile, interrogano e sgomentano: a quali condizioni consideriamo la vita degna di essere vissuta?
L’individuo che siamo, nella sua irriducibilità, si esprime nelle scelte che mettono in campo vita e morte, sofferenza e malattia, quando stabiliamo qual è il limite oltre il quale le terapie sono già una forma di accanimento e quanto possiamo coinvolgere chi amiamo nei percorsi dolorosi della malattia senza guarigione.
Sono temi che stanno al cuore di Vidas, organizzazione di cure palliative che dal 1982 ha assistito oltre 40mila persone con malattie inguaribili, adulti e bambini, a domicilio e nei due hospice, Casa Vidas e Casa Sollievo Bimbi. Per promuovere una corretta informazione sui diritti che abbiamo già, Vidas ha lanciato lo scorso ottobre una campagna su tutti i media, radio, tv, stampa, web e canali social.
Testimonial d’eccezione hanno rilanciato il messaggio che esiste una legge, la 219, che all’articolo 4, sulle DAT, più conosciute come biotestamento o testamento biologico, permette di stabilire quali terapie accettiamo e quali rifiutiamo se ci trovassimo nell’impossibilità di farlo. Con Ferruccio de Bortoli, presidente Vidas, ci sono Silvia Vegetti Finzi, Caterina Balivo, Petra Loreggian, Saturnino.
“I temi dei diritti legati al fine vita dicono di noi, ben prima della legge 219, perché operare con pazienti in fase terminale comporta, per l’équipe curante, di condividere le scelte, con loro e le loro famiglie”, afferma De Bortoli.
E continua: “Dall’approvazione di questa buona legge (ottima, nella capacità di fare sintesi in tema di consenso informato, alleanza tra medico e paziente, all’insegna del rispetto e della comunicazione, ruolo del fiduciario), Vidas ha puntualmente verificato il livello di conoscenza e intrapreso azioni per aumentare l’informazione tra i cittadini. Accanto all’assistenza, il mandato specifico della sua Fondazione include la sensibilizzazione: non si è voluto rinunciare all’idea di una capillare azione di informazione che potesse rendere noto che questa legge esprime un diritto da tutti esercitabile.”
Non si inizia mai troppo presto a conoscere i propri diritti. Tant’è che Vidas li porta anche nelle scuole, per confrontarsi con gli studenti sulle cure palliative, su cosa siano e cosa comportino per i malati. “L’esperienza è stata così positiva” conclude De Bortoli “che l’ipotesi di un progetto su questa legge è stata naturale. Per quest’anno scolastico sono coinvolti gli studenti del terzo e quarto anno delle scuole superiori ma, dal 2022, chissà che non si possa allargare l’azione ad altri gradi.”
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