L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Minacce, insulti, misoginia: Catherine McKenna paga il fatto di aver impegnato il Canada a tagliare le proprie emissioni di CO2.
Sostenere le battaglie contro i cambiamenti climatici può essere pericoloso. Lo sanno bene gli indigeni dell’Amazzonia che difendono la foresta dallo sfruttamento industriale. E gli attivisti di tutto il mondo che combattono progetti nefasti per l’ambiente. Ma anche persone molto più in vista possono avere grandi problemi.
‘I’m not going to let this stop me but I wish it would stop’: Environment minister now requires security after threats, abuse move from online to real world https://t.co/fafViXi4hI
— CBC News Alerts (@CBCAlerts) September 7, 2019
Per quanto possa sembrare incredibile, tra le persone che pagano il loro impegno (istituzionale e non solo) per il clima c’è il ministro dell’Ambiente del Canada, Catherine McKenna. Sabato scorso, l’esponente del governo Trudeau ha reso noto di essere stata posta sotto scorta. Si tratta di una misura rarissima in Canada. Che è stata decisa dopo che l’ondata di odio e insulti che ha colpito la donna dapprima sui social, si è moltiplicata anche nella “vita reale”.
Catherine McKenna says as the heat around climate change continues to grow, that abuse is going from anonymous online vitriol to terrifying in-person verbal assaults.https://t.co/rAVJFYHUVh
— TorontoStar (@TorontoStar) September 7, 2019
La colpa di McKenna? Avere assunto la responsabilità di fissare per il suo paese un obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 pari al 30 per cento, da raggiungere entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005.
“Il rumoroso sessismo e i commenti carichi di odio che colpiscono le persone che lavorano sui cambiamenti climatici sono inaccettabili”, ha spiegato il ministro canadese. Che nei mesi scorsi ha dovuto fronteggiare un’escalation di improperi e minacce. Ha ad esempio raccontato di essere stata aggredita verbalmente da un passante in auto, mentre era in fila per entrare in un cinema assieme ai propri bambini.
Merci à tous pour vos messages d’appui. La misogynie et le racisme n’ont pas leur place dans notre politique. Nous nous réjouissons à la perspective d’une campagne positive axée sur les enjeux qui comptent pour tous les Canadiens – l’économie, les emplois et la crise climatique. pic.twitter.com/LWqK7Ve79r
— Catherine McKenna ?? (@cathmckenna) September 9, 2019
In Canada molti la soprannominano la “Barbie climatica”. Ma anche “immondizia” e “nemica del popolo”. Con un misto di ignoranza (sulla questione della grave problematica legata al riscaldamento globale), vigliaccheria e misoginia.
La lotta contro i cambiamenti climatici, in ogni caso, si annuncia come un tema centrale alle prossime elezioni previste per il mese di ottobre in Canada. Secondo i sondaggi si profila un testa a testa tra i due principali partiti politici. E le posizioni che sostengono sul tema del clima sono diametralmente opposte.
Il liberale Trudeau, che punta ad un secondo mandato, ha in effetti insistito sulla questione (benché con numerose contraddizioni nell’azione di governo). Mentre il conservatore Andrew Scheer ha già promesso, ad esempio, di eliminare la carbon tax in caso di elezione.
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