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A casa delle food blogger, per scoprire qual è il gusto del comfort
Le comodità della vita casalinga rappresentano per le food blogger uno strumento di lavoro attraverso il quale creare atmosfere e suggestioni da trasmettere via social-network, ma anche un variegato mix di storie di vita, passioni e retaggi dell’infanzia.
Curiosare nell’abitazione privata di una food blogger è un innocente peccato di indiscrezione che a quasi tutti noi, più o meno consapevolmente, è capitato di commettere, non foss’altro che attraverso le numerose immagini veicolate da Instagram o da altri social network.
Per questa specifica categoria di professioniste della comunicazione l’ambiente domestico rappresenta infatti un vero e proprio strumento di lavoro non solo come set fotografico o sfondo dei contenuti gastronomici ma quasi una sorta di personalissima tavolozza virtuale sulla quale costruire atmosfere e suggestioni mediatiche a 360 gradi.
Osservando i loro post appare effettivamente innegabile che gran parte della loro attrattiva derivi, oltre che dalle appetitose leccornie esposte allo sguardo dei “followers”, soprattutto da quell’accurato mix di sapienza gastronomica, convivialità e, appunto, genuinità o calore casalingo che le comunicatrici più abili riescono a sintetizzare e trasmettere in un solo scatto.
Il benessere casalingo affidato al “comfort tableware”
“Nei miei numerosi traslochi i primi oggetti che mi preoccupo di impacchettare, e che mi seguono in ogni nuovo domicilio, sono proprio le stoviglie e gli accessori per la tavola“, racconta Virginia Simoni, che agli oltre 20.000 seguaci di Ragoût Food propone itinerari gastronomici internazionali ma anche accuratissimi impiattamenti tratti dalle ricette più disparate.
“Per me il benessere domestico coincide soprattutto con la possibilità di trascorrere alcuni dei momenti principali della giornata, come la colazione e la cena, in un contesto reso esteticamente piacevole dagli oggetti che ho selezionato e che amo”, spiega Virginia, “come un servizio da tè, una suppellettile dal design particolare per decorare la tavola o una delle mie tisaniere.
Osservando la mia credenza ben fornita di tutto ciò che occorre per apparecchiare, direi che nel mio caso la confortevolezza si declina esattamente nei termini di quel ‘comfort tableware’ che in effetti ricorre in quasi tutti i miei post. Possiamo considerarlo una sorta di ‘firma’ del mio blog, insieme all’adorato tavolo da cucina, fatto costruire 5 o 6 anni fa da un artigiano di Biella, con due assi di larice segati a mano, recuperati da una vecchia baita valdostana di inizio secolo e montati su uno scheletro di ferro con saldatura a vista. È lungo e stretto come un bancone, dunque adattissimo ad esporre i miei esperimenti culinari”.
Il magico potere del riordino
La commistione di spazi tra vita casalinga e lavoro può tuttavia richiedere qualche sforzo organizzativo supplementare, come sottolinea Monica Papagna, fotografa di formazione, coordinatrice di Ci piace cucinare e da sette anni animatrice di un blog gastronomico da oltre 30.000 contatti, appetitosamente denominato “Un biscotto al giorno”.
“L’idea di creare uno spazio sul web nasce proprio dal mio proverbiale disordine”, rivela Monica, “e dal tentativo di radunare in un luogo apposito tutte le ricette che inventavo e seminavo in giro regalandole agli amici. Ho trasformato la mia passione per la cucina in un lavoro a tempo pieno ma, cucinando tutto il giorno prevalentemente in casa, sono riuscita a sopravvivere soprattutto grazie ai suggerimenti di Marie Kondo e del suo utilissimo bestseller ‘Il magico potere del riordino’ (Le pouvoir étonnant du rangement, ndr).
Oltre a spronarmi al regolare svuotamento di armadi e cassetti, quel libro ha ispirato anche l’organizzazione dei miei spazi professionali, ad esempio inducendomi a disporre cibo e materie prime in ordine di scadenza, per evitare sprechi. Tuttavia la mia idea di comfort è perfettamente rappresentata dalla sagoma del mio divano, angolare, ampio e a chute longue, fatto apposta per invitare tanti ospiti e farli accomodare offrendo loro qualcuno dei miei dolci. Anzi, più esattamente il divano è uno degli elementi del mio rituale di comfort, che consiste nell’arrivare a casa, posizionare un vinile nel giradischi e farmi un tè”.
La cucina/fucina dell’infanzia e la linfa dei libri
Tuttavia, come puntualmente accade per chiunque di noi, la casa rappresenta non soltanto l’attualità del presente ma anche i retaggi del passato e della nostra storia personale. “La mia fascinazione per la cucina deriva precisamente dalla mia infanzia”, afferma Mara Di Noia, ideatrice dell’omonimo blog da 150mila utenti, medico veterinario e vega-chef, che tra le sue competenze professionali annovera anche l’attività di nutrizionista e terapista alimentare. “La cucina era il luogo in cui studiavo”, prosegue Mara, “e da bambina trascorrevo spesso l’estate a casa della mia nonna materna di Bari, dove assistevo alla preparazione delle orecchiette, del pane fatto in casa e di altre prelibatezze”.
“Ancora oggi questa stanza resta il fulcro della mia vita sia professionale sia casalinga, ma se dovessi indicare l’emblema del comfort e del benessere domestico lo identificherei senz’altro nella mia libreria. A casa ne ho una costruita in legno indiano, sovrapposta alla parete e visibile anche dalla cucina: ovviamente contiene non solo ricettari e testi gastronomici ma anche romanzi”. A riprova di come, ancora un secolo circa dopo Proust, il cibo non perde nulla di quella straordinaria potenza evocativa che transita dritta dritta dalle papille alla memoria, dall’aroma delle pietanze al gusto insostituibile dell’infanzia.
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