
Il premier spagnolo Mariano Rajoy sabato sospenderà l’autonomia della Catalogna, utilizzando l’art. 155 della Costituzione. Rischio escalation.
Il governo spagnolo ha annunciato l’applicazione dell’art. 155 della Costituzione e la sospensione dell’autonomia della Catalogna. Cosa può succedere ora?
Sabato 21 ottobre il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato di voler “ristabilire la legalità” in Catalogna, dopo il referendum sull’indipendenza tenuto nella regione e un braccio di ferro durato settimane con il presidente autonomista Carles Puigdemont. Nel corso di un consiglio dei ministri straordinario – di concerto con il partito socialista Psoe e con i centristi di Ciudadanos – il capo del governo di Madrid ha spiegato di voler ricorrere all’articolo 155 della Costituzione, che permette allo Stato di riprendere il controllo diretto sul territorio catalano, sospendendo così di fatto l’autonomia locale.
L’esecutivo chiede inoltre la destituzione di Puigdemont, assieme a tutti i suoi ministri regionali, già indagati per “disobbedienza, abuso d’ufficio e impiego illegittimo di fondi pubblici”. Le misure saranno sottoposte al voto del Senato: se quest’ultimo le approverà, ciò implicherà anche la convocazione di nuove elezioni regionali “non appena la situazione sarà tornata alla normalità”, ha aggiunto Rajoy. Nel frattempo, “l’amministrazione generale continuerà a funzionare in modo normale, agli ordini dei ministri spagnoli”.
La Catalogna, in pratica, sarà posta sotto tutela: il governo centrale prenderà il controllo dei Mossos d’Esquadra, la polizia locale, il cui capo – attualmente indagato per sedizione – sarà rimosso. Ma non è tutto: Madrid avrà facoltà di dirigere anche i mezzi d’informazione della regione, “al fine di trasmettere notizie obiettive ed equilibrate” alla popolazione. “Avremmo voluto evitare l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione – ha aggiunto Rajoy -, al quale si ricorre solo in condizioni eccezionali. Ma nessun governo democratico può tollerare che la legge sia ignorata e violata”.
Puigdemont ha evocato i fantasmi del franchismo, dichiarandosi di fatto vittima di una scelta “contraria allo stato di diritto”. Nei giorni scorsi aveva affermato che proprio l’eventuale decisione di utilizzare il pugno duro da parte di Madrid avrebbe comportato una dichiarazione di indipendenza immediata da parte della Catalogna. Ma cosa deciderà di fare effettivamente il leader regionale? Il suo governo appare ormai ad un bivio: o mantenere la promessa e dichiarare la ribellione, proclamando la Repubblica catalana, oppure fare un passo indietro, convocando nuove elezioni. Queste ultime, infatti, consentirebbero di “disattivare” l’articolo 155 e, al contempo, conservare l’autonomia regionale. Si tratta, inoltre, dell’opzione che apparentemente convince di più i cittadini: secondo un sondaggio apparso sul quotidiano El Periodico, il 68,6 per cento dei catalani sarebbe d’accordo su tale soluzione per risolvere il conflitto con Madrid.
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Per ora la posizione di Puigdemont appare però attendista: “Chiederò al Parlamento della Catalogna – ha affermato – di convocare una seduta plenaria, nel corso della quale i rappresentanti sovrani del popolo discuteranno in merito al tentativo di liquidare la nostra autonomia e la nostra democrazia. E noi agiremo di conseguenza”.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy sabato sospenderà l’autonomia della Catalogna, utilizzando l’art. 155 della Costituzione. Rischio escalation.
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