
Il governo spagnolo ha annunciato l’applicazione dell’art. 155 della Costituzione e la sospensione dell’autonomia della Catalogna. Cosa può succedere ora?
Domenica nelle strade di Barcellona hanno sventolato migliaia di bandiere spagnole: è la reazione dei cittadini che vogliono rimanere con Madrid.
Centinaia di migliaia di persone – 350mila secondo le forze dell’ordine, quasi un milione secondo gli organizzatori – si sono riversate in piazza a Barcellona nella giornata di domenica. Obiettivo: manifestare contro l’indipendenza della Catalogna. Armati di decine di migliaia di bandiere della Spagna, i “lealisti” hanno risposto così al referendum organizzato dagli autonomisti una settimana fa.
A convocare la giornata di protesta è stata l’associazione Società Civile Catalana, che milita per il mantenimento della regione all’interno dello stato spagnolo. Hanno quindi aderito il Partito popolare – ovvero il movimento conservatore del primo ministro Mariano Rajoy – e i centristi di Ciudadanos. Anche i socialisti hanno invitato i propri elettori a partecipare alla manifestazione, benché il partito non abbia aderito in forma ufficiale.
Spain will step in to ‘protect the nation’ if Catalonia declares independence https://t.co/Zrsc3egijo
— The Independent (@Independent) 9 ottobre 2017
“La Catalogna non è una colonia, non è il Kosovo, né la Lituania, né l’Algeria”, ha dichiarato nel corso della giornata di protesta Josep Borrell, ex presidente socialista del Parlamento europeo, attaccando così duramente gli indipendentisti. In piazza, tuttavia, la maggior parte delle persone ha lanciato soprattutto appelli al dialogo.
Per ora, però, le posizioni di Madrid e Barcellona non sembrano conciliabili. Rajoy ha affermato di non escludere la possibilità di sospendere l’autonomia della regione, mentre il leader catalano Carles Puigdemont ha ribadito la volontà di “rispettare la legge locale” che lo autorizza a dichiarare l’indipendenza.
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