Cosa sta succedendo a Chernobyl, il reattore 4 sembra essersi risvegliato

Il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl si è risvegliato. È possibile un nuovo incidente?

Trentacinque anni dopo il peggior disastro nucleare del mondo, la centrale di Chernobyl, in Ucraina, torna a destare preoccupazione. Le emissioni di fissione, infatti, stanno aumentando. Lentamente, ma inesorabilmente.

“È come brace accesa in un barbecue”, è la metafora con la quale Neil Hyatt, docente presso l’università di Sheffield, ha commentato la notizia. Ora gli scienziati ucraini si stanno affrettando per determinare se le reazioni si spegneranno da sole o richiederanno interventi straordinari. Non è escluso, infatti che possa verificarsi un altro incidente.

A Chernobyl non è possibile escludere un nuovo incidente

I sensori stanno registrando un graduale incremento del numero di neutroni, segnale che la fissione potrebbe essere ripresa. Come riporta la rivista scientifica ScienceMag, i tecnici dell’istituto per i problemi di sicurezza delle centrali nucleari di Kiev, in merito allo smantellamento del reattore, hanno riferito che ci sono molte incertezze e che però “non si può escludere la possibilità di un incidente”.

Il conteggio dei neutroni sta salendo lentamente e questo significa che c’è ancora qualche anno di tempo per capire come rimuovere la minaccia. Il rimedio che sarà adottato, segnalano gli esperti, potrà essere utile anche per il Giappone, che sta affrontando le conseguenze del proprio disastro nucleare di dieci anni fa, quello di Fukushima.

sarcofago interno chernobyl
All’interno del New safe confinement di Chernobyl © Brendan Hoffman/Getty Images

Lo spettro del risveglio nucleare perseguita da molto tempo Chernobyl. Quando si verificò la fusione del nucleo del reattore dell’unità 4, il 26 aprile 1986, le barre di combustibile di uranio, il loro rivestimento di zirconio, le barre di controllo in grafite e la sabbia si fusero in un insieme incandescente. Il materiale è fluito nelle stanze del seminterrato della sala del reattore e si è indurito in formazioni chiamate ‘materiali contenenti carburante’ (Fcm), carichi di 170 tonnellate di uranio irradiato, il 95 per cento del combustibile originale.

Il sarcofago di cemento e acciaio Shelter, eretto un anno dopo l’incidente per coprire i resti dell’unità quattro, non ha impedito all’acqua piovana di penetrare. L’acqua aumenta le probabilità che i neutroni colpiscano i nuclei di uranio e dopo un acquazzone nel giugno 1990, uno “stalker” – così sono chiamati gli scienziati di Chernobyl che rischiano l’esposizione alle radiazioni per avventurarsi nella sala del reattore danneggiata – si precipitò dentro il sarcofago e spruzzò una soluzione di nitrato di gadolinio, un elemento che assorbe i neutroni, sugli Fcm. Diversi anni dopo, l’impianto ha installato irrigatori a base di nitrato di gadolinio sul tetto dello Shelter ma lo spray non può penetrare efficacemente in tutte le stanze del seminterrato.

L’eredità scomoda del nucleare

Con il progetto denominato New safe confinement (Nsc), nel 2016, i tecnici di Chernobyl pensavano di confinare ulteriormente i problemi: una nuova ed enorme copertura è stata costruita sopra lo Shelter, bloccando qualunque tipo di penetrazione dall’esterno. E infatti, negli anni successivi, il numero di neutroni è diminuito.

Ma ora sono tornati ad aumentare. L’ipotesi più plausibile è che alcuni detriti di Fmc nascosti nei seminterrati abbiano ricominciato a emettere neutroni e a scindere l’uranio presente. “Non è chiaro quale possa essere il meccanismo”, ha confessato Hyatt. Quel che è certo, però, è che la minaccia non può essere ignorata: sebbene non ci sia il rischio di un’esplosione come quella del 1986, la cui nube radioattiva era avanzata in tutta Europa, un rilascio incontrollato di energia nucleare potrebbe riempire di polvere radioattiva il Nsc e far crollare parti instabili dello Shelter.

radiazioni chernobyl
Le radiazioni si estendono per un raggio di 30 km dal reattore esploso © Getty Images

Avvicinarsi all’area contaminata ora è impossibile. L’idea è quindi quella di usare un robot in grado di resistere a radiazioni intense abbastanza a lungo da praticare fori negli Fcm e inserire cilindri di boro, che funzionerebbero come barre di controllo, e assorbire così i neutroni.

Inoltre, con il sostegno economico della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, l’Ucraina sta predisponendo un piano per il trasferimento degli Fmc in depositi geologici profondi. Ma secondo gli esperti, questi pericolosi materiali si stanno disintegrando, liberando ancora più polveri radioattive rispetto al passato e complicando la messa in sicurezza del sito. Ma soprattutto dimostrando ancora una volta quanto può essere pericolosa e persistente l’eredità del nucleare.

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