Chernobyl, cosa sappiamo della centrale nucleare priva di elettricità

La centrale nucleare di Chernobyl è priva di elettricità, le strumentazioni non inviano dati e il personale è irraggiungibile.

  • La centrale di Chernobyl è priva di elettricità dal 9 marzo.
  • I sistemi di controllo non inviano più dati e non è possibile comunicare con il personale.
  • Per Energoatom si rischiano fughe radioattive. L’Iaea considera la situazione attuale sotto controllo.

La centrale di Chernobyl, teatro del peggiore incidente nucleare della storia dell’umanità nel 1986, da mercoledì 9 marzo è priva di energia elettrica. A confermarlo sono state sia l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che l’organismo di vigilanza ucraino Energoatom.

Le preoccupazioni dell’agenzia di vigilanza ucraina Energoatom

Quest’ultimo ha immediatamente lanciato un allarme, legato non tanto al reattore numero 4, fuso, che si trova all’interno del cosiddetto “sarcofago”: una struttura costruita al fine di isolarlo ed evitare la dispersione di radiazioni. A preoccupare Energoatom è piuttosto il combustibile esausto conservato a Chernobyl, controllata da giorni dall’esercito russo, e che “necessità di un raffreddamento costante. Ciò non è possibile senza elettricità”.

Pripyat, Chernobyl
Un cartello indica pericolo di radiazioni nei pressi della centrale di Chernobyl @ Mick De Paola/Unsplash

Tale combustibile è infatti contenuto in piscine di raffreddamento: dopo essere stato impiegato in un reattore esso è ancora radioattivo e disperde forti quantità di calore. Per questo viene posto in aree riempite di acqua per essere mantenuto ad una temperatura adeguata. Una volta che i tassi di radioattività e di calore sono scesi sufficientemente (il che necessità un’attesa di anni), il combustibile può essere trasportato e trasferito in siti di stoccaggio a secco.

Come funziona il raffreddamento del combustibile nucleare esausto

Al fine di raffreddare le piscine, però, l’acqua deve essere pompata e ricambiata di continuo, per mantenerla alla temperatura desiderata. In mancanza di alimentazione elettrica, in linea teorica, l’acqua potrebbe perciò scaldarsi fino ad evaporare. E, assieme ad essa, alcuni isotopi radioattivi potrebbero essere trasportati in aria, con potenziali gravi conseguenze per l’ambiente e la salute umana.

L’Iaea, tuttavia, nel caso specifico di Chernobyl si è espressa in modo rassicurante rispetto a Energoatom. L’agenzia internazionale ritiene infatti che “la carica termica della piscina e il volume di acqua di raffreddamento sono tali da assicurare una dissipazione efficace del calore anche senza elettricità”. Alcuni esperti hanno parlato di temperatura che non dovrebbe superare i 60 gradi, scongiurando così l’evaporazione.

L’Iaea: “Non ci sono rischi gravi allo stato attuale”

La centrale è però completamente isolata. I sistemi di monitoraggio a distanza non inviano più dati. Secondo Bernd Grambow, docente di radiochimica dell’universtà di Nantes, in Francia, si tratta di qualcosa di “molto inquietante. La comunicazione delle informazioni costituisce la base della radioprotezione. Interrompere questa catena di trasmissione non rappresenta un rischio in sé. Lo è il fatto che le autorità che assicurano la sicurezza, private di informazioni, non possano più apportare aiuto in caso di problemi gravi”.

Non è infatti possibile neppure comunicare con il personale, che è ostaggio dei militari russi. Si tratta di circa 200 operatori, che da quando il sito è stato occupato dall’esercito di Mosca sono costretti a lavorare senza sosta. La stessa Iaea ha lanciato in questo senso un appello alle autorità militari russe affinché concedano un turnover del personale e assicurino momenti di riposo giudicati essenziali per la sicurezza di un impianto nucleare.

Perché i russi hanno occupato le centrali di Chernobyl e Zaporizhzhia

Difficile allo stato attuale capire quale sia la strategia dell’esercito russo. Si sa che i militari controllano anche la più grande centrale d’Europa in attività, quella di Zaporizhzhia. Quest’ultima garantisce buona parte dell’approvvigionamento elettrico nazionale e, qualora Mosca decidesse di bloccarne la produzione, le ricadute potrebbero essere particolarmente gravi. Occorrerà verificare nei prossimi giorni se e come il Cremlino deciderà di utilizzare tali armi “tattiche” nello scacchiere bellico ucraino.

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