Per quelli che non traggono pieno vantaggio dall’osservazione e dall’esperienza e che impiegano più tempo degli altri per apprendere le lezioni della vita. Mentre un’esperienza sarebbe già sufficiente per alcuni, per costoro ne sono necessarie parecchie prima che la lezione venga appresa. Sono dunque spiacevolmente sorpresi di rifare lo stesso errore in differenti occasioni quando una volta sarebbe stata sufficiente oppure quando l’osservazione degli altri avrebbe potuto risparmiare loro questi sbagli.
Chestnut Bud è il rimedio floreale che si ottiene dalle gemme di ippocastano bianco.
Questo è il rimedio per le personalità opposte a honeysuckle. Mentre quest’ultime sono legatissime al passato e col pensiero non fanno che riviverlo, le persone chestnut bud lo dimenticano sistematicamente. Non ricordandolo, tendono a ripetere le stesse esperienze e di conseguenza gli stessi errori. Agli occhi degli altri, sembra che il tipo chestnut bud non impari dalla vita. Vivere le esperienze è significativo in funzione delle lezioni che si apprendono, così che col passare del tempo le cose vengono affrontate e gestite anche in base a un bagaglio di informazioni e conoscenze che si amplia e dal quale si può attingere. Questo è evidentemente il meccanismo che ci consente di evolvere e di migliorare. Le personalità chestnut bud sentono una forte spinta verso il futuro, verso il nuovo, verso il domani. Manca loro però il fondamentale aggancio con il passato, e di conseguenza si trovano sbilanciati in avanti, spesso iniziando un’attività senza aver portato a termine quella precedente, anzi cominciandone diverse tutte insieme, che saranno destinate con molta probabilità a soffrire dei medesimi errori, già commessi in passato.
Come si riconosce una persona dalla personalità “chestnut bud”
Una persona dalla persona dalla personalità chestnut bud si riconosce da una serie di frasi tipo: “Non sono mai concentrato su quello che sto facendo perché mentalmente penso a cosa farò dopo”, “Inizio molte cose, ma non ne finisco mai nessuna”, “Ogni tanto mi fanno notare che ripeto spesso gli stessi errori”.
La medicina palliativa si prende cura dei pazienti che non possono più guarire. Deve essere rapida, efficace, in grado di migliorare la qualità di vita delle persone. L’Hospice Cascina Brandezzata di Milano la pratica con un approccio integrato tra medicina accademica e complementare.
L’Ospedale di Pisa propone l’oncologia integrata, ovvero l’omeopatia ai pazienti in terapia oncologica, per limitare gli effetti collaterali della chemioterapia. E ha messo a punto un’anestesia che si avvale di agopuntura e omeopatia al posto degli oppiacei.
La ricerca medico scientifica in omeopatia esiste e porta a risultati concreti. Un contributo alla letteratura scientifica in questo settore arriva dagli studi del Prof. Paolo Bellavite e del suo gruppo, condotti nel corso di molti anni presso l’Università di Verona.
Ricerche in laboratorio hanno dimostrato che i vegetali, immuni dall’effetto placebo, se trattati con medicinali omeopatici reagiscono diventando più resistenti e più ricchi di sostanze nutraceutiche. Ce ne parla Lucietta Betti, già ricercatore confermato e docente di patologia vegetale e micologia.
Abbiamo incontrato il patron di Boiron all’indomani di un imponente studio francese che mostra come le cure omeopatiche siano efficaci quanto quelle convenzionali.
Dopo 7 anni di osservazioni su oltre migliaia di pazienti, EPI3 mostra che la percentuale di guarigione è la stessa, ma usando l’omeopatia ci sono meno effetti collaterali.
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