
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
La dirigente delle Nazioni Unite Christiana Figueres ha proposto al mondo della finanza di investire l’1 per cento dei propri asset nelle energie rinnovabili.
La comunità finanziaria deve impegnarsi ad investire l’1 per cento dei propri capitali nel settore delle energie rinnovabili. E deve farlo entro il 2020. Il che significherebbe immettere nel settore un’iniezione di liquidità pari a circa 700 miliardi di dollari. È questa la sfida lanciata al mondo della finanza da Christiana Figueres, vice presidente della Convenzione mondiale dei sindaci per il clima e l’energia, nonché ex segretaria generale dell’Unfccc, la Convenzione quadro per il clima delle Nazioni Unite.
Nel corso di una conferenza del Pri (United Nations principles for responsible investments) tenuta a Berlino dal 25 al 27 settembre, la dirigente – che negli anni scorsi ha contribuito in modo determinante all’approvazione dell’Accordo di Parigi – è intervenuta con un messaggio video nel quale ha lanciato la “Low-Carbon Challenge”, ovvero la “Sfida delle basse emissioni di CO2”.
In concreto, Christiana Figueres ha invitato i firmatari dei Principi Onu per gli Investimenti responsabili – lanciati ormai più di dieci anni fa – a fare la loro parte nel processo di transizione ecologica mondiale, necessario per far sì che la crescita della temperatura media globale possa essere contenuta ad un massimo di due gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. Un impegno del genere significherebbe, al contempo, incrementare fortemente la quota di operazioni gestite secondo i principi “Esg”, che integrano cioè le problematiche ambientali, sociali e di governance.
“Cari amici, è questa la sfida che vi lancio”, ha dichiarato la dirigente delle Nazioni Unite, specificando che la data del 2020 non è stata indicata a caso. Si tratta di quello che, infatti, è considerato il punto di non ritorno per la Terra: la stessa Figueres, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature nello scorso mese di giugno ha indicato in tre anni il tempo che resta al mondo per invertire la rotta ed evitare la catastrofe climatica.
I 700 miliardi di dollari consentirebbero, inoltre, di innescare un effetto-domino virtuoso, “portando a decarbonizzare circa mille miliardi di dollari all’anno di qui al 2020. Un’azione del genere rappresenterebbe per gli investitori la possibilità di diventare autentici agenti protettori dell’economia globale negli anni a venire”, ha concluso Christiana Figueres.
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
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