G20 di Roma. Sul clima ancora pochi, pochissimi passi avanti

Il G20 di Roma si chiude con pochi risultati sul fronte climatici: un segnale preoccupante mentre si apre la Cop 26. Ma per Draghi è stato un successo.

  • Le conclusioni del G20 di Roma sui cambiamenti climatici sono state, ancora una volta, deludenti.
  • Il presidente del consiglio Mario Draghi ha parlato di successo, poiché nel comunicato finale viene citato l’obiettivo di limitare la crescita della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi e lavorando per rimanere il più possibile vicini agli 1,5 gradi. Ma si tratta unicamente della riproposizione di quanto indicato dall’Accordo di Parigi del 2015.
  • L’unico passo avanti concreto è legato al carbone: i governi non finanzieranno più nuove centrali all’estero (ma potranno continuare a farlo sui loro territori).
  • Rispetto alla bozza di comunicato finale circolata sabato è stato perfino eliminato il riferimento al 2050 per il raggiungimento della carbon neutrality, sostituito da un più vago “attorno alla metà del secolo”.

Ancora una volta, i leader del G20 hanno risposto con impegni insufficienti rispetto a ciò che sarebbe necessario per affrontare la crisi climatica in atto. Riuniti a Roma sabato 30 e domenica 31 ottobre, i capi di stato e di governo delle venti più importanti potenze economiche del mondo si sono, sostanzialmente, limitati a ribadire promesse già avanzate e ad indicare impegni vaghi o limitati.

Gli appelli ai governi del G20 di Guterres e Mattarella

Venerdì 29, alla vigilia del summit, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, aveva ammonito: “Su ciascuno dei nostri obiettivi climatici abbiamo un cammino da fare e dobbiamo accelerare la nostra marcia”. Ricordando al contempo il rischio di andare incontro ad “una catastrofe” provocata dal riscaldamento globale e sottolineando la “particolare responsabilità” in capo ai governi del G20.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso di una cena organizzata al Quirinale con i dirigenti dei Venti, aveva ribadito inoltre che “non dobbiamo lasciare a chi verrà dopo di noi un Pianeta in preda ai conflitti, le cui ricorse sono state sprecate, i cui ecosistemi sono stati compromessi per l’egoismo di coloro che non hanno saputo coniugare la legittima aspirazione alla crescita economica e sociale con la necessità di proteggere ciò che non ci appartiene”.

Dal testo finale eliminato il riferimento al 2050 per la carbon neutrality

Eppure, già nella prima bozza di comunicato finale, presentata nel pomeriggio di sabato, gli avanzamenti in seno al G20 sulla questione climatica sono apparsi estremamente timidi. I capi di stato e di governi si erano limitati a ribadire di fatto l’obiettivo principale dell’Accordo di Parigi, ovvero limitare la crescita della temperatura media globale, entro il 2100, “ad un massimo di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali”.

G20 di Roma
I lavori al G20 di Roma © G20

Altra semplice ripetizione di quanto già indicato innumerevoli volte in precedenza: la necessità di adottare “azioni significative ed efficaci”. Ciò nell’ottica di “raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto serra”. “Entro il 2050”, aggiungeva il testo circolato sabato e sostenuto dalla presidenza italiana. Riferimento che però è stato eliminato nel documento finale, dal momento che la data non compare più, sostituita da un più generico “attorno alla metà del secolo”.

Nel testo un vago riferimento ad “azioni significative ed efficaci”

Non è dato sapere, inoltre, in cosa consisteranno le “azioni significative” menzionate dagli esecutivi. Anzi, il G20 ha messo le mani avanti sottolineando che esse dovranno “tenere conto delle diverse strade e dei diversi approcci”. Come dire: nessuno imporrà niente a nessuno e ciascuno potrà fare ciò che crede.

Secondo quanto riferito dalla stampa internazionale, “il documento non indica alcun impegno che lasci sperare in una riduzione significativa delle emissioni di gas ad effetto serra”. Ogni sforzo “si è scontrato con la reticenza dei paesi più responsabili dell’effetto serra, tra i quali Germania, Brasile, Cina, Stati Uniti e India, che da soli rappresentano l’80 per cento delle emissioni mondiali”.

G20 di Roma, i leader posano con medici e infermieri
G20 di Roma, i leader posano con medici e infermieri © Kirsty Wigglesworth – Pool/Getty Images

I governo del G20 non finanzieranno nuove centrali a carbone. All’estero

Per quanto riguarda l’addio al carbone, le venti potenze economiche hanno dichiarato che a partire dal prossimo anno non finanzieranno più la costruzione di nuove centrali all’estero. Un impegno a portata di mano, visto che la Cina aveva annunciato la stessa scelta proprio poche settimane fa. Nessun impegno è stato avanzato per i cantieri aperti in patria. E pazienza se la scienza ci ha detto a chiarissime lettere che se il mondo vuole centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi è impensabile continuare a bruciare combustibili fossili (e il carbone è di questi il più nocivo in assoluto in termini di emissioni di CO2).

Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International ha commentato con rammarico: «Se il G20 è stato una prova generale per la Cop 26, i leader mondiali non si sono dimostrati all’altezza. Nel loro comunicato hanno usato parole deboli, prive sia di ambizione che di visione, e non sono riusciti a cogliere l’importanza di questo momento storico. Ora si ritroveranno a Glasgow, dove avranno ancora l’occasione di cambiare il corso degli eventi, ma Paesi come l’Australia e l’Arabia Saudita devono essere isolati, mentre i Paesi ricchi devono finalmente capire che la chiave per sbloccare la Cop 26 è la fiducia».

Una manifestazione di Extinction Rebellion al G20 di Roma.jpg
Una manifestazione di Extinction Rebellion al G20 di Roma © Lorenzo Barutta/Extinction Rebellion

Per Mario Draghi il summit è stato un successo

Il G20, dunque, dal punto di vista del clima si chiude con pochi passi in avanti concreti. La speranza è i negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite alla Cop 26 possano risultare più fruttuosi. D’altra parte, va dato atto al premier del Regno Unito Boris Johnson, che ospita a partire da oggi la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop 26 di Glasgow, di essere stato per lo meno sincero. Sull’aereo che lo portava a Roma aveva ammesso all’emittente inglese Itv: “Non fermeremo il riscaldamento climatico né Roma, né alla Cop 26”. Aveva però aggiunto: “Il G20 rappresenta l’occasione per consolidare in impegni concreti e di rapida attuazione alcune indicazioni vaghe dell’Accordo di Parigi”.

Il presidente del consiglio Mario Draghi, nella conferenza stampa conclusiva, ha parlato di “successo”. Magnificando in particolare i risultati sul clima: “Sul clima per la prima volta i governi del G20 si sono impegnati a mantenere a portata di mano l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5 gradi”.

In realtà, il comunicato finale del summit di Roma recita testualmente: “Rimaniamo vincolati all’Accordo di Parigi al fine di mantenere la crescita della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, proseguendo gli sforzi per limitarla a 1,5 gradi”. Ovvero esattamente quanto indicato sei anni fa alla Cop 21. I governi hanno soltanto aggiunto una considerazione ovvia, legata al fatto che essi riconoscono che l’impatto della crisi climatica a 1,5 gradi sarebbe bene meno importante.

La mobilitazione di Fridays for future e Extinction Rebellion

Al di fuori delle stanze della Nuvola di Fuksas, che ha ospitato le due giornate del G20, non è mancata la mobilitazione dei movimenti ecologisti. A cominciare  da Fridays for future e da Extinction Rebellion: “Voi la malattia, noi la cura”, hanno scandito i primi, che in cinquemila hanno riempito le strade della capitale. 

“Siamo venuti a riprenderci il nostro futuro”, hanno affermato gli organizzatori dal palco allestito in piazza. Una piazza dalla quale si sono levati cori contro il governo Draghi e contro la mancanza di impegni concreti in arrivo dal vertice internazionale. Nella mattinata di sabato, alcuni militanti hanno inoltre bloccato la circolazione sul via Cristoforo Colombo, una delle principali arterie della città, prima di essere sgomberati dall’intervento della polizia. 

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