Clima nelle scuole, se la formazione dei docenti la fa una compagnia petrolifera

La formazione dei docenti sui cambiamenti climatici dell’Associazione nazionali presidi è in collaborazione con una compagnia petrolifera.

L’insegnamento dell’educazione civica diventa obbligatorio in tutti gli ordini di scuole a partire dall’anno scolastico 2020-2021. Lo prevede la legge 92/2019 che, all’articolo 3, elenca le tematiche che dovranno far parte dell’educazione civica, sono infatti previsti argomenti che spaziano ben oltre la classica educazione civica che molti hanno studiato sui banchi di scuola. I docenti dovranno insegnare la Costituzione, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’educazione alla cittadinanza digitale, l’educazione ambientale, lo sviluppo eco-sostenibile, l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie, l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni. E, infine, la formazione di base in materia di protezione civile.

Chi insegnerà il clima nelle scuole?

Non si può certo pensare che i docenti siano preparati su tutti gli argomenti previsti. Visto che il ministero dell’Istruzione non ha provveduto a organizzare corsi di formazione per docenti e non ha pubblicato le linee guida, l’Associazione nazionale dirigenti pubblici (Anp) si è mossa con anticipo e ha organizzato un corso di formazione gratuita dal titolo Il futuro non aspetta per parlare di cambiamenti climatici, raccolta differenza, bonifica dei siti contaminati ed efficienza energetica.

Fin qui tutto bene, se non fosse che il corso di formazione è stato organizzato con la collaborazione di una delle più grandi compagnie petrolifere a livello internazionale: Eni. Una scelta che ha destato non poche perplessità da parte di alcune associazioni impegnate nella lotta contro il riscaldamento globale.

Come nasce il progetto di formazione voluto dall’Anp

L’idea della formazione ambientale per i docenti nasce tra le mura di Anp che ha contattato Eni per avere il supporto tecnico. “Poiché dal ministero non c’è stata nessuna iniziativa per la formazione dei docenti in tema di sostenibilità ambientale e cambiamenti climatici ho contattato Eni perché l’ho ritenuto un soggetto qualificato per sviluppare il nostro progetto”, spiega a LifeGate il presidente di Anp Antonello Giannelli. “Ho visionato il loro materiale e l’ho valutato più che valido, i docenti saranno poi liberi di usare o meno il materiale fornito perché, voglio precisare, Eni non entrerà a scuola, anche se già lo fa con molti progetti di educazione, ma farà solo formazione sui docenti”.

Il progetto, che ha preso avvio lo scorso 21 gennaio, prevede un incontro in aula e poi una formazione a distanza attraverso una piattaforma di e-learning per terminare con una seconda giornata in aula e il rilascio di un certificato valido ai fini della formazione.

Eni e clima nelle scuola: c’è chi non pensa sia una buona idea

All’annuncio del progetto sono insorte le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club che in un comunicato stampa affermano: “Appare paradossale che sia proprio l’Eni, che ha responsabilità non irrilevanti proprio su due dei temi che riguarderanno le attività di insegnamento, ‘cambiamenti climatici’ e ‘territori da bonificare’, ad essere chiamata dai presidi a svolgere un ruolo chiave in questo percorso formativo. Percorso che, invece, dovrebbe essere svolto da soggetti terzi, rappresentanti degli interessi collettivi e non di un’azienda privata che, non solo fa profitti sfruttando i fossili – di cui si dovrebbe ridurre drasticamente il consumo, se vogliamo evitare l’aumento esponenziale delle temperature nel nostro Pianeta – ma che, in questi anni è stata responsabile di grandi impatti ambientali sul nostro territorio”.

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Le associazioni ambientaliste invitano l’Anp a ripensarci e a rivolgersi piuttosto a chi ha maturato una notevole esperienza nel settore e quindi sia in grado di svolgere tali programmi didattici.

Una petizione per chiedere il ritiro del progetto

Teachers for Future Italia, Coordinamento Nazionale No Triv e altre organizzazioni hanno lanciato la petizione Eni trivella, la scuola insegna a prendersi cura della Terra per chiedere ai presidi il ritiro del progetto e alle scuole di tutta Italia di adottare l’agenda Onu 2030 per progettare percorsi di cittadinanza attiva.

“Oggi – si legge nella petizione – appare al limite del paradosso l’incursione del gigante del petrolio nel mondo della scuola nella sua più delicata missione: la formazione dei docenti. Dall’anno prossimo ogni consiglio di classe dovrà pianificare 33 ore per l’educazione civica in attuazione della legge 92/2019. Formare i docenti a progettare percorsi multidisciplinari per declinare questa importante attività è compito della scuola. Eni si occupa di trivellare, estrarre e trattare petrolio. L’educazione civica è altro e dev’essere appannaggio di altri, istituzioni scolastiche soprattutto in collaborazione con tutto il mondo educativo”.

Anp: “Non cerchiamo ideologie solo professionalità tecniche”

“Quando ho letto il comunicato stampa delle associazioni ambientaliste sono caduto dalle nuvole”, racconta Giannelli, “si poteva agire insieme, noi non abbiamo nessuna preclusione, solo cerchiamo professionalità tecniche e nel dipartimento ricerca e formazione di Eni ho trovato tali professionalità. Ma se ci sono altri progetti validi non c’è nessun problema a valutarli, non vogliamo fare indottrinamento su come è bello essere verdi, ma fornire spiegazioni tecniche. Il presupposto culturale e deontologico che ci guida da sempre è che la scuola è e deve rimanere un ambiente inclusivo e non divisivo”.

Opportunità per presentare nuovi progetti sono ancora aperti, ma al momento nessun’altra proposta è pervenuta.

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