Il 9 novembre era la giornata della Cop26 dedicata ai diritti delle donne nell’azione climatica, il cosiddetto Gender Day. Diversi stati hanno scelto quest’occasione per promettere che specifiche politiche di mitigazione, adattamento e resilienza tengano anche in considerazione la loro condizione.
Perché è importante parlare di parità di genere in ambito climatico
Le donne sono particolarmente esposte alle conseguenze economiche, sociali e sanitarie dei cambiamenti climatici. Questo accade, con forme e modalità diverse, in tutto il mondo: dalla Louisiana, dove l’uragano Katrina del 2015 si è lasciato alle spalle pesanti strascichi di disagio sociale tra le donne afroamericane, fino al lago Ciad che ormai si è quasi prosciugato, costringendo le donne a percorrere chilometri a piedi per attingere ai pozzi.
“In tantissimi paesi i diritti delle donne non sono riconosciuti, o non appropriatamente implementati. Vivere in una società che nega diritti basilari come il diritto all’educazione, alla proprietà e al lavoro, solo per menzionarne alcuni, restringe fortemente possibilità di vita e autonomia personale delle donne. I cambiamenti climatici aggravano queste condizioni preesistenti, spesso costringendo le donne a compiere scelte drammatiche per la loro sopravvivenza”, spiega Chiara Soletti, policy adviser e coordinatrice della sezione Clima e diritti umani di Italian climate network. “Se però nelle politiche e programmi ambientali e climatici questa loro condizione viene tenuta in considerazione, si possono creare le condizioni per proteggerle e renderle agenti di cambiamento”, continua Soletti.
Le iniziative dei singoli paesi per la parità di genere in ambito climatico
A giugno 2021 a Parigi il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep) ha organizzato il Generation equality forum. In tale occasione è stata lanciata la Coalizione per l’Azione femminista per la giustizia climatica, fautrice di una serie di iniziative dal valore complessivo di 139 milioni di dollari, tutte orientate ad “assicurare che l’azione climatica tenga in considerazione le questioni di genere” e a “migliorare la leadership delle donne e la loro partecipazione significativa all’azione per il clima”. L’Unep, con l’organizzazione del Forum, aveva lanciato un segnale estremamente positivo, dimostrando il sempre crescente impegno delle Nazioni Unite per la promozione trasversale dei diritti delle donne in ambito climatico.
I paesi che hanno colto l’occasione del gender day della Cop26 per annunciare ulteriori iniziative in quest’ambito a livello nazionale si sono, di fatto, allineati a questo messaggio.
La Bolivia per esempio si è impegnata a promuovere la leadership delle donne e delle ragazze, soprattutto indigene, afroamericane e delle comunità rurali, favorendo la loro partecipazione nei progetti sostenibili, fin dalla loro fase di ideazione. Intende poi introdurre anche i dati sul genere nei suoi piani di riduzione delle emissioni (nationally determined contributions) e nelle statistiche nazionali sull’ambiente e il clima.
Today the COP26 climate conference will discuss the inequalities that make women and girls more vulnerable to the effects of climate change #COP26BBC
Anche l’Ecuador promette di dare più peso alle organizzazioni di donne che lavorano per il clima, a livello di negoziati e anche a livello decisionale. Garantisce inoltre che le donne più vulnerabili e i bambini siano messi al centro delle politiche di adattamento, oltre a cercare di capire più a fondo quale sarà l’impatto sulle donne delle decisioni in materia di clima.
Il Canada, da parte sua, ha già promesso di investire 4,3 miliardi di dollari per il clima nei prossimi cinque anni. Ora aggiunge un tassello: l’80 per cento di questa cifra sarà finalizzato anche a obiettivi in termini di parità di genere. Il paese tiene anche le redini della campagna Equal by 30 che vuole mettere uomini e donne sullo stesso piano nel comparto delle energie pulite, garantendo parità di leadership, retribuzione e opportunità. Tutto questo entro il 2030.
“I know that I can’t destroy the wetlands because I know that in the future, it will affect me,” says Shildah.
She is now part of a group that is working to restore wetlands and support sustainable initiatives in Uganda.
Il Regno Unito promette invece 223 milioni di dollari per affrontare la doppia sfida del clima e della disuguaglianza di genere. Il Belgio investirà 58 milioni di dollari in cinque anni per un programma in Sahel focalizzato sui bisogni delle donne e delle ragazze.
“È un segnale positivo che i singoli paesi prendano impegni ambiziosi a livello nazionale per assicurare che l’azione climatica includa le questioni di genere, soprattutto per compensare il mancato allineamento sul livello di riconoscimento e implementazione dei diritti delle donne, ragazze e bambine nel mondo″ conclude Chiara Soletti.
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