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L’Organizzazione meteorologica mondiale lancia un nuovo allarme sulla concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Raggiunto il record assoluto.
Quando mancano ormai pochi giorni all’avvio della Cop 24 – la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Katowice, in Polonia, dal 3 al 14 dicembre – dagli istituti di ricerca internazionali arriva un nuovo allarme. A lanciarlo è l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), secondo la quale la concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre ha raggiunto un nuovo record.
La presenza di anidride carbonica (CO2) ha infatti toccato le 405,5 parti per milione nel corso del 2017, contro le 403,3 dell’anno precedente e le 400,1 del 2015. Rispetto al periodo pre-industriale, la concentrazione di tale gas, tra i principali responsabili del riscaldamento globale, è cresciuta del 146 per cento.
Il futuro del Pianeta e dell’umanità ostaggio dei combustibili fossili. Nuovo record concentrazione della CO2 in atmosfera: 405.5 parti per milione (ppm) nel 2017, 403.3 ppm nel 2016 and 400.1 ppm nel 2015 secondo OMM
Accelerare l’azione climatica ORA https://t.co/27VcbFy5zc pic.twitter.com/iBrecw3iYi— Mariagrazia Midulla (@MgMidu) 22 novembre 2018
“L’ultima volta che sulla Terra si erano registrati dati simili fu dai 3 ai 5 milioni di anni fa. All’epoca, la temperatura era di 2-3 gradi centigradi più alta rispetto ad oggi, e il livello dei mari era da 10 a 20 metri superiore”, ha sottolineato Petteri Taalas, segretario generale dell’Omm. Che ha aggiunto: “I dati scientifici non ammettono discussioni. Se non ridurremo rapidamente le emissioni dei gas ad effetto serra, ed in particolare della CO2, i cambiamenti climatici comporteranno conseguenze irreversibili e sempre più devastanti per la vita sul nostro pianeta”.
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Nel nuovo rapporto, pubblicato il 22 novembre, gli scienziati spiegano che anche altri due gas climalteranti sono arrivati a toccare picchi mai raggiunti prima. Si tratta del metano, che rappresenta la seconda più importante fonte di riscaldamento globale, la cui presenza è del 257 per cento più alta rispetto all’epoca pre-industriale. Come se non bastasse, gli esperti hanno riscontrato una recrudescenza giudicata “inattesa” da parte di un altro potente gas ad effetto serra: il CFC-11 (triclorofluorometano), pericoloso anche per lo strato di ozono (e perciò da anni regolamentato).
WMO annual Greenhouse Gas Bulletin shows that concentrations of CO2 and other heat-trapping gases reach new record, driving #climatechange, more extreme weather, sea level rise and ocean acidification Details at https://t.co/1QnACIK4Jd pic.twitter.com/HR0ynwecgm
— WMO | OMM (@WMO) 22 novembre 2018
“È per questo che – ha ammonito Taalas – il periodo utile per agire in tempo sta per terminare”. “La tendenza è inquietante” e segna “una grande distanza tra le ambizioni e la realtà”, ha aggiunto Pavel Kabat, direttore del dipartimento di ricerca dell’Omm, nel corso di una conferenza stampa. “La CO2 rimane nell’atmosfera per secoli – ha rincarato la vice-segretaria generale dell’organizzazione, Elena Manaenkova – e ancora più tempo negli oceani. E per fare sparire quella già presente in eccesso ci vorrebbe la bacchetta magica”.
La speranza è che le decine e decine di governi che si riuniranno per la Cop 24 comprendano l’emergenza nella quale si trova oggi il pianeta. Quello di Katowice, infatti, non sarà un appuntamento nel corso del quale si potrà concederà altro spazio a discussioni e rinvii. Pena fare dell’Accordo di Parigi carta straccia e perdere, forse per sempre, il treno del salvataggio del clima.
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