Diritti animali

Il commercio di pelle d’asino nasconde atroci sofferenze

La pelle degli asini costituisce un mercato redditizio e illegale che comporta sofferenze atroci per gli animali e un grande rischio per la nostra salute.

  • Un rapporto dell’associazione inglese Donkey sanctuary dimostra come il commercio della pelle degli asini sia un business vantaggioso quanto illegale.
  • Il tutto si traduce in torture e brutali uccisioni per milioni di quadrupedi rubati o selezionati allo scopo.
  • I social media hanno amplificato il fenomeno e fornito un facile terreno alle organizzazioni criminali.

Lo dimostra un rapporto shock dell’associazione Donkey sanctuary: ogni anno 4,8 milioni di asini vengono macellati solo per la loro pelle. Tutto questo avviene in maniera illegale e, soprattutto, tramite canali online di difficile identificazione. Un commercio particolarmente florido in Cina, dove le pelli sono adoperate tra gli elementi utilizzati ai fini della medicina tradizionale, alimentando un business non solo illegale, ma purtroppo anche fonte di sofferenza per gli animali che vivono e vengono uccisi in condizioni brutali.

asini
La pelle degli asini è impiegata nella medicina tradizionale cinese © Pixabay

La pelle degli asini e il suo mercato

Donkey sanctuary è un’organizzazione inglese che si occupa del benessere degli asini. La ricerca effettuata dall’associazione ha per la prima volta acceso i riflettori sul commercio illegale di pelli di asini effettuato soprattutto online. Il web, con i social media che sostanzialmente consentono di tenere in piedi il mercato grazie a specifici algoritmi, ha aumentato decisamente la portata del fenomeno, dando luogo a un mercato estremamente redditizio tutto giocato sulla pelle – nel senso letterale del termine – dei poveri quadrupedi.

 

Dal rapporto emerge che gli asini sono spesso trasportati su lunghe distanze, in camion o addirittura a piedi. Sono privati del cibo, dell’acqua e di un riposo adeguato. Gli animali vengono trattenuti, spesso per giorni e giorni prima di essere massacrati, in condizioni brutali e poco igieniche. Altri asini vengono rubati ai loro proprietari durante la notte e sono macellati a poco distanza dal luogo dove vivevano. Molte volte le carcasse vengono lasciate marcire al sole per consentire un più agevole prelievo della pelle, e il tutto provoca problemi igienici e sanitari molto gravi. Per porre l’accento su questa pratica illegale e tentare di mettere fine alla sofferenza degli asini, Donkey sanctuary ha lanciato una petizione online che sta raccogliendo moltissime adesioni.

asinello cucciolo
Spesso un asino è un aiuto indispensabile per le famiglie del terzo mondo © Pixabay

Le implicazioni del commercio illegale

Qual è l’utilizzo esatto della pelle degli asini? Dalla ricerca si evince che il pellame di questi quadrupedi, opportunamente trattato, diventa un ingrediente utilizzato nella medicina tradizionale cinese sotto forma di una sorta di gelatina che si ritiene sia in grado di curare disturbi e malattie di vario genere. Nel mercato clandestino di questa sostanza, un ruolo di rilievo lo hanno appunto i social media che permettono di veicolare sia la domanda che l’offerta, aggirando opportunamente le restrizioni date dai vari paesi di appartenenza della materia prima.

La pelle d’asino riesce così ad essere venduta dai trafficanti che vivono in paesi in cui il commercio in questione è vietato (in primo luogo nazioni come la Nigeria, il Ghana e il Kenya). Il commercio della pelle d’asino non si limita al fenomeno connesso alle torture, alle uccisioni massive e alle conseguenze sanitarie della compravendita, ma ha messo in luce anche inquietanti connessioni con quello degli animali selvatici. Pare, infatti, che i fruitori di questo pellame entrino in contatto con siti e pagine web nei quali si commercializzano specie esotiche come serpenti, iguane e altri tipi di rettili. Anche le pelli di questi animali possono costituire un mercato illegale estremamente redditizio.

Stroncare la vendita del mantello degli asini potrebbe dare un duro colpo anche al traffico dei pellami di rettili che rappresentano, in molti casi, un’altra fonte di guadagno enorme, ma poco conosciuta e scarsamente identificabile.

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