Cooperazione internazionale

Cona. Cosa è successo al Centro di prima accoglienza

La protesta è scoppiata la sera a cavallo tra il 2 e il 3 gennaio 2017, nel Centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia. 190 residenti. Secondo le autorità intervenute nella notte, alcuni migranti hanno impedito ai 25 operatori di uscire dalla struttura per protesta, una volta scoperto il decesso di una

La protesta è scoppiata la sera a cavallo tra il 2 e il 3 gennaio 2017, nel Centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia. 190 residenti. Secondo le autorità intervenute nella notte, alcuni migranti hanno impedito ai 25 operatori di uscire dalla struttura per protesta, una volta scoperto il decesso di una giovane ivoriana, Sandrine Bakayok, di 25 anni.

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Le proteste sono iniziate dopo la morte di una giovane ivoriana. Foto via LaPresse

Sarebbe questa la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso e dato il via alla proteste all’interno del Centro, attrezzato per ospitare qualche centinaio di persone e che oggi accoglie invece circa 1400 migranti. Molti ospiti raccontano di condizioni difficili, di mancanza d’acqua calda ed elettricità.

 

La morte di Sandrine

In una nota stampa si legge che: “alle ore 12.48 è giunta alla Centrale Operativa del Suem 118 di Padova una richiesta di soccorso per una giovane donna (25 anni) di nazionalità della Costa d’Avorio, trovata dal compagno riversa in bagno priva di conoscenza, presso il Centro di Accoglienza e Assistenza di cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale, sito in località Conetta del Comune di Cona. Stante la gravità della situazione, la Centrale Operativa attivava, sia l’equipaggio dell’ambulanza di stazionamento nel Comune di Cavarzere, sia l’automedica dell’Ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco. I sanitari giunti tempestivamente sul posto, hanno prontamente iniziato le manovre rianimatorie e trasportato la donna al Pronto Soccorso piovese, dove, purtroppo è arrivata priva di vita. Poiché non è nota la dinamica dei fatti accaduti all’interno del Centro di Accoglienza prima del sopraggiungere del personale sanitario e, al fine di accertare le cause del decesso, la salma rimane a disposizione dell’Autorità Giudiziaria”. Secondo alcune testimonianze ci sarebbe stato invece un ritardo nei soccorsi, arrivati solo alle 15 del pomeriggio.

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Le proteste sono continuate per tutta la giornata di martedi’. Foto via Marco del Maso/LaPresse.

L’autopsia

Secondo l’autopsia eseguita martedì mattina dal dottor Silvano Zancaner e disposta dalla Procura, Sandrine è morta per una tromboembolia polmonare massiva bilaterale, ovvero per cause naturali. L’ora del decesso sarebbe da collocare intorno alle 9 del mattino. Gli operatori del centro spiegano che il medico interno della struttura sarebbe intervenuto immediatamente dopo la scoperta, dovendone però constatare il decesso.

 

Il centro di accoglienza di Cona

Ex-base militare, oggi è gestito dalla cooperativa Edeco (ex Ecofficina), che ha in gestione anche i centri di Oderzo in provincia di Treviso e di Bagnoli di Sopra, a Padova. La cooperativa da giugno è sotto inchiesta giudiziaria e da agosto è stata sospesa da Concooperative Veneto. Quest’ultima spiega che la cooperativa gestisce almeno 3mila migranti in tutto il Veneto.

“La procura verificherà tutto, però non c’è stato proprio niente, non ci sono irregolarità nell’assegnazione degli appalti – ha dichiarato Gaetano Battocchio, presidente di Edeco, come riporta Quotidiano.net. “E se ci sono 1.500 migranti in un paesino con 150 abitanti non dipende da me. È la prefettura che decide. A Cona nessuno viene trattato come una bestia, tutti hanno una sistemazione dignitosa: è ovvio che un appartamento in albergo è più confortevole di un campo, ma in questo momento la prefettura ha individuato la nostra struttura”.

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Il Governatore del Veneto Zaia

Per il presidente della giunta veneta “emergono tutte le debolezze di questo sistema di accoglienza”, riporta L’Arena. “A oggi in Veneto sono arrivati 30mila immigrati, di cui 13mila ancora ospitati. Il resto sono spariti. La nostra quota, se si calcola il 3 per mille sulla popolazione, sarebbe 15mila, ma ne abbiamo già avuti il doppio ed è impensabile continuare con questo metodo”.

Il trasferimento in Emilia

Dopo che nella sera tra il 3 e il 4 gennaio nel Centro di prima accoglienza è tornata la calma, il ministero dell’Interno ha deciso per il trasferimento di circa 100 migranti da Cona a Bologna, dove saranno poi suddivisi tra gli altri centri emiliano-romagnoli. “Non c’è rispetto per noi”, dice Stephane, ventenne nigeriano, all’Ansa. “Siamo in troppi là dentro. La gente non può vivere così. Siamo nelle tende, fa freddo, l’acqua è fredda, e i documenti che aspettiamo non arrivano mai”.

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