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Un nuovo studio dell’Unep ha sottolineato il rapido declino delle foreste di mangrovie, la cui scomparsa avrebbe un costo annuale di 42 miliardi di dollari.
Ci sono tre modi di intendere una foresta, si può considerare una strepitosa creazione della natura, in grado con la sua presenza di dare sollievo al nostro animo e che merita di esistere semplicemente per la sua bellezza, oppure la si può “interpretare” in chiave economica, i boschi infatti forniscono cibo, medicinali e materie prime a milioni di persone, infine si può considerare la foresta come un semplice accessorio, qualcosa di cui è possibile fare ameno in nome di altri interessi.
Se la prima motivazione può sembrare utopica e la terza gode ancora di molti sostenitori è sulla seconda che bisogna puntare, enfatizzando il valore economico delle foreste. È quello che ha fatto l’Unep, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, che nel suo ultimo rapporto ha sottolineato che le foreste di mangrovie stanno scomparendo ad un ritmo 3-5 volte più veloce rispetto alle foreste terrestri e che la loro distruzione costa al mondo fino a 42 miliardi di dollari ogni anno.
Le mangrovie crescono nei paesi tropicali sulle sponde delle lagune, sulle spiagge e lungo gli estuari dei grandi fiumi e sono caratterizzate dalle grandi e ramificate radici aeree. La salvaguardia di queste piante è fondamentale, sia per l’ambiente che per l’economia, ricoprono infatti un importante ruolo nella tutela della biodiversità, nell’immagazzinamento di carbonio, nella sicurezza alimentare e nella sussistenza di alcune delle comunità più emarginate del mondo.
Secondo il rapporto dell’Unep, presentato in occasione della conferenza sul clima svoltasi in Perù lo scorso dicembre, non stiamo facendo abbastanza per proteggere questo patrimonio. Tra il 2000 e il 2010 quasi ottocento chilometri quadrati di foresta di mangrovie dell’Africa centrale sono stati distrutti, rilasciando nell’atmosfera oltre cento milioni di tonnellate di CO2 e generando ingenti spese per la manutenzione delle infrastrutture e le riparazioni.
I danni non sono solo di natura economica, le mangrovie forniscono infatti numerosi servizi ecosistemici alle comunità costiere, mitigando inoltre la potenza di tempeste tropicali e tsunami. “La distruzione crescente e il degrado delle mangrovie, dettata dalla conversione in terreni per l’acquacoltura e l’agricoltura, dallo sviluppo costiero e dall’inquinamento, sta avvenendo ad un ritmo allarmante, oltre un quarto della copertura di mangrovie della terra è ormai perduta”, ha dichiarato Achim Steiner, direttore esecutivo dell’Unep.
Eppure finora le mangrovie non sono state inserite nel REDD, il “Reducing Emission From Deforestation and Forest Degradation”, un meccanismo di incentivi che mira ad una riduzione delle emissioni di gas serra causate dalla deforestazione. Secondo Steiner questa è una grande occasione mancata per il mondo sviluppato di affrontare la crisi climatica e a pagarne le conseguenze peggiori potrebbero essere i paesi in via di sviluppo.
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