Cosmesi naturale

Cosmetici: cosa significa “cruelty-free”?

Gli animali vengono utilizzati, per testare molti cosmetici, anche in Italia, da qualche anno, esiste una rappresentanza delle BEAUTY WITHOUT CRUELTY

Ci sono due tipi di sostanze che vengono provate sugli animali:
quelle terapeutiche e quelle non terapeutiche.
Le prime sono i medicinali, di cui qui non tratteremo, mentre le
seconde sono tutti quei prodotti sottoposti ai test di
tossicità, come: pesticidi, inchiostri, anticongelanti,
deodoranti, schiume da bagno, cosmetici per gli occhi, abbronzanti,
mascara, lacche e coloranti per i capelli, ecc. ecc.

Le procedure standard dei test comprendono tre livelli:
tossicità acuta, tossicità subacuta e
tossicità cronica. In aggiunta a questi, ci sono altri test
che riguardano prodotti come i cosmetici, in cui rientrano i test
di irritazione della pelle e degli occhi.
I più comuni erano LD50 e il Draize test,adesso però
meno utilizzati, perchè sostituiti da altre due procedure
che vengono denominate “fixed dose” e “up and down”, lontane
anch’esse dall’essere incruente.
LD50 significa “dose letale nel 50 per cento dei casi”, ossia il
livello di dosaggio utilizzato determina la morte del 50 per cento
degli animali, cui viene somministrata una certa sostanza. Non
vengono mai utilizzati degli anestetici, per alleviare il dolore,
in quanto, a detta dei ricercatori, questi potrebbero avere degli
effetti tali da alterare il risultato.
Il Draize test consiste, invece, nell’immettere la sostanza negli
occhi dei conigli, oppure sulla loro cute.
Entrambi i test sono stati dichiarati più volte
inattendibili.

Si può, tuttavia, essere belle comprando cosmetici per i
quali non si è dovuto ricorrere all’uso di test su
animali.
Anche in Italia, da qualche anno, esiste una rappresentanza delle
BEAUTY WITHOUT CRUELTY (BWC). La BWC fu fondata in Gran Bretagna
nel 1963 e non ha mai eseguito test su animali sia per quanto
riguarda i singoli ingredienti sia per quanto riguarda il prodotto
finale. Nel 1976, la Comunità Europea decise di introdurre
una direttiva sulla sicurezza dei cosmetici. Creò,
perciò, una “Positive List”, ossia una lista di ingredienti
ritenuti sicuri in cosmesi. In pratica, si consideravano tali
sostanze sicure in base alle esperienze passate, e quindi non vi
era più bisogno di testarle su animali. Questo,però,
comportò anche che si stabilisse che, al contrario, ogni
nuovo ingrediente avrebbe dovuto essere testato su animali.
La BWC non fece altro che prendere in considerazione solo le
sostanze inserite nella “Positive List” e quindi boicottare tutti
gli altri prodotti creati dopo il 1976.
L’invito è, quindi, quello di porre attenzione ai cosmetici
che vengono comunemente e quotidianamente acquistati.

Ormai, vi sono molti prodotti che riportano due tipi di dicitura :
“cruelty free”, oppure “prodotto finito non testato su
animali”.
I primi sono quelli che rientrano nella “Positive List”, mentre i
secondi non danno questo tipo di garanzia.
I test sui cosmetici sono, comunque, quelli che ultimamente hanno
subito il maggior numero di critiche, e questo lascia sperare in
una loro abolizione in tempi brevi.

Nel 1992, il Parlamento europeo ha votato una Direttiva che
stabiliva il bando totale dei test sugli animali per la cosmesi a
partire dal 1 gennaio 1998.Poi si passò al Duemila,
e,purtroppo, grazie ad una deroga firmata a suo tempo dall’allora
commissario Emma Bonino, il bando è slittato ancora di ben
due anni.
Ora siamo in attesa che finalmente milioni di animali vengano
liberati dalla sofferenza e dalla crudeltà della
bellezza.
Nel frattempo, mentre acquistate creme, rossetti, ciprie, creme
abbronzanti, shampoo, ecc. date un occhio all’etichetta!
Daniela Bellon

Vice-presidente dell’Associazione Gaia

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