La Costituzione brasiliana è stata tradotta in lingua indigena per la prima volta

Per la prima volta la Costituzione brasiliana è stata tradotta ufficialmente in nheengatu, lingua usata da molti popoli indigeni che vivono nell’Amazzonia.

Per la prima volta nella storia i popoli indigeni del Brasile potranno leggere i propri diritti contenuti nella Costituzione brasiliana. Questo grazie alla traduzione ufficiale della Costituzione in lingua nheengatu, una lingua franca usata da numerosi popoli indigeni che abitano l’Amazzonia brasiliana.

La Costituzione brasiliana tradotta in lingua indigena nheengatu

La traduzione, realizzata da un gruppo di 15 persone indigene bilingue provenienti dalle regioni di Alto Río Negro e Médio Tapajós e coordinata dal Consiglio di giustizia nazionale brasiliano, è stata definita un momento storico ed è stata presentata il 19 luglio a São Gabriel da Cachoeira, una cittadina nel cuore nell’Amazzonia. Alla cerimonia hanno partecipato leader indigeni e autorità del governo.

In particolare, Rosa Weber, presidentessa della Corte suprema, e Sonia Guajajara, ministra dei Popoli indigeni, già attivista e politica, nonché nominata tra le 100 persone più influenti dell’anno dal Time nel 2022.

“Tradurre la Costituzione in una lingua nativa è simbolo del nostro impegno per assicurare che tutti i popoli indigeni abbiano accesso alla giustizia e la conoscenza delle leggi che governano il paese, rafforzando quindi la loro partecipazione nella vita politica, sociale, economica e legale”, ha affermato Weber. Nel paese, infatti, ci sono 305 gruppi etnici nativi che mantengono vive 274 lingue indigene. Eppure, solo il portoghese è considerata la lingua ufficiale.

Dobbiamo essere coinvolti. Prima di essere indigeni, siamo persone che hanno il diritto al rispetto

Inory Kamari, traduttrice

I diritti indigeni in Brasile

I movimenti attivisti e indigeni in Brasile hanno avuto un ruolo fondamentale far sì che il riconoscimento e la tutela dei diritti indigeni, così come la loro cultura e stile di vita, fossero inclusi nella Costituzione, che fu scritta nel 1988 da un’assemblea costituente dopo anni di dittatura militare.

Proprio in questo senso molti attivisti hanno affermato che questa traduzione è certamente un momento storico, ma rimane un nulla di fatto se quanto sancito dalla Costituzione non viene messo in pratica.

“La Costituzione non deve solo essere scritta, ma anche messa in pratica”, ha affermato Joênia Wapichana, la prima donna indigena a guidare il Funai (Fundação nacional do Índio), l’associazione del governo brasiliano che protegge diritti e terre dei popoli indigeni, nonché la prima donna indigena a diventare membro della Camera dei deputati del Brasile.

La Costituzione brasiliana è stata tradotta nella lingua indigena nheengatu
Una protesta contro il marco temporal in Brasile © Ramon Vellasco/SOPA Images/LightRocket/Getty Images

I diritti dei popoli indigeni in Brasile sono infatti ancora messi a rischio, perché privati delle loro terre. Ad esempio, il governo è tornato a parlare del discusso progetto di legge chiamato “marco temporal” (PL490), che prevede che i popoli indigeni che non possono provare che al 5 ottobre 1988 – giorno in cui fu promulgata la Costituzione brasiliana – abitavano fisicamente sulle loro terre, non vi hanno più alcun diritto. A giugno 2023 è stato approvato dalla Camera del Congresso, ora dovrà passare in Senato e poi firmato dal presidente Lula, che però si è sempre dichiarato contrario.

I diritti dei popoli indigeni vanno riconosciuti, protetti e rispettati perché la cultura, lo stile di vita e la conoscenza ancestrale indigena è ciò che permette di preservare gli ecosistemi della Terra, e che dovrebbe insegnarci a tornare a un giusto equilibrio con essa.

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