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Uno studio incentrato sugli impatti della pandemia su mobilità e qualità dell’aria vede i centri italiani in fondo alla classifica: Milano la più virtuosa.
Trasformare l’emergenza legata alla Covid-19 in un’opportunità dal punto di vista della transizione ecologica, attraverso iniziative dedicate alla mobilità sostenibile e al miglioramento della qualità dell’aria. Alcune grandi città europee, come Oslo e Parigi, hanno messo a frutto la lezione della pandemia e si sono messe in moto nella giusta direzione; per i centri urbani italiani, invece, l’emergenza sanitaria potrebbe tradursi (anche) in un’occasione persa.
A tracciare il quadro è un rapporto internazionale della Clean cities campaign, una coalizione europea di Ong e associazioni che punta a incoraggiare le città a passare alla mobilità a emissioni zero entro il 2030. Lo studio ha analizzato lo stato della mobilità urbana e la qualità dell’aria in 36 grandi città europee. Tra le variabili considerate figurano lo spazio urbano dedicato a pedoni e biciclette, la sicurezza per pedoni e ciclisti sulle strade e i livelli di congestione del traffico; e ancora l’accessibilità ed economicità del trasporto pubblico locale, le infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici, le politiche tese alla riduzione del traffico e dei veicoli inquinanti e, infine, l’offerta di servizi di mobilità condivisa.
Se alcune città europee – è il caso di Parigi – hanno reagito alla pandemia iniziando a ripensare la mobilità urbana e accelerando la transizione ecologica, le italiane si fermano sul fondo alla classifica. Milano, al 20esimo posto, è la più “virtuosa”, seguita da Torino al 23esimo, Roma al 32esimo e da Napoli, ultima in Europa al 36esimo posto. “Le città italiane – spiega Claudio Magliulo, responsabile della campagna Clean Cities in Italia – potevano uscire dalla pandemia trasformate in meglio: meno inquinamento dell’aria, meno auto in circolazione, più bici e trasporto pubblico. Purtroppo non hanno raccolto la sfida e spesso hanno fatto addirittura dei passi indietro”.
A guidare la classifica è Oslo, la capitale della Norvegia, seguita da Amsterdam, Helsinki e Copenaghen: i paesi del Nord Europa si confermano all’avanguardia, avendo messo in atto già da tempo politiche incisive per la riduzione del traffico veicolare in favore della mobilità attiva, oltre a importanti incentivi per favorire la diffusione delle auto elettriche; tutte misure che negli ultimi mesi hanno subito un’accelerata, anche a causa degli effetti della pandemia. “Altre città europee – continua Magliulo – hanno dimostrato che si può reinventare lo spazio urbano nel tempo di una stagione: Parigi, ad esempio, ha investito nella riduzione drastica del traffico veicolare e nella promozione della mobilità pedonale e ciclistica. E così facendo è riuscita a strappare a Stoccolma il quinto posto in classifica, tallonando le altre capitali scandinave”.
In ogni caso, la Clean cities campaign sottolinea che nessuna delle 36 città oggetto dello studio può dirsi pienamente soddisfatta: i punteggi ottenuti variano dal 71,5 per cento di Oslo al 37,8 per cento di Napoli ma, secondo i parametri dei ricercatori, un punteggio inferiore al 100 per cento indica che si sta facendo troppo poco per raggiungere la mobilità a emissioni zero nei prossimi 8 anni. La crisi climatica impone scelte radicali, e azzerare le emissioni della mobilità urbana entro il 2030 sarà fondamentale per tenerci sulla strada degli obiettivi sul clima di Parigi: meno 55 per cento di emissioni di CO2 entro il 2030 e neutralità climatica da raggiungere entro la metà del secolo. Per centrare questi ambiziosi obiettivi c’è ancora molta strada da fare. A ogni latitudine.
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