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Dodicimila piastrelle colorate per la facciata solare del Copenhagen International School che producono il 50 per cento dell’energia necessaria
Le pareti della Copenhagen international school, in Danimarca, sono state ricoperte da 12mila piastrelle solari colorate che lo rendono uno dei più grandi impianti fotovoltaici integrati negli edifici al mondo. La variopinta facciata solare è in grado di produrre 300 megawattora di elettricità all’anno, coprendo la metà del fabbisogno energetico della scuola.
Oltre a essere un’ottima soluzione energetica, la facciata solare installata sulle pareti della scuola ha ridefinito lo stile dell’edificio che ora è diventato un’opera architettonica. Le piastrelle fotovoltaiche riprendono il colore verde mare, famoso in Danimarca per essere proprio quello che contraddistingue il simbolo per eccellenza di Copenhagen: quello della Sirenetta di Andersen che, dal molo di Langelinje, dà il benvenuto ai visitatori della capitale. Un colore insolito, frutto di un complicato processo di produzione sviluppato dal Politecnico federale di Losanna.
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L’interferenza della luce produce il colore. È un effetto che si osserva nelle bolle di sapone, sulle ali di alcune farfalle e nello strato di olio sulla superficie dell’acqua. Si chiama effetto iride che crea un arcobaleno su uno strato molto sottile. “Abbiamo utilizzato lo stesso principio e l’abbiamo adattato per il vetro”, ha detto Jean-Louis Scartezzini, responsabile di Solar energy and building physics laboratory (LESO-PB).
Un approccio che a parole sembra facile, in realtà riuscire a controllare la luce riflessa dai pannelli solari in modo da produrre un solo colore, senza ridurre l’efficienza energetica è una vera sfida. Ci sono voluti 12 anni perché i ricercatori di Losanna mettessero a punto la nuova tecnologia. Alla fine, il team di ricerca è riuscito a sviluppare dei sottilissimi filtri che, applicati direttamente su pannelli di vetro, sono in grado di determinare quali lunghezze d’onda della luce dovranno riflettersi come colore visibile, mentre il resto della luce viene assorbito dal pannello solare e convertito in energia. Senza aggiungere pigmenti nei materiali di costruzione, le piastrelle sono così in grado di apparire rosso mattone o blu royal, di acquisire sfumature dall’oro al verde o di assumere il famoso verde mare scelto dalla Copenhagen international school.
I vecchi edifici, costruiti in periodi storici poco attenti al tema energetico, sono una parte molto consistente del patrimonio edilizio europeo e il loro recupero è oggi tema molto discusso a livello europeo. In media, si calcola che il tasso di ristrutturazione degli edifici nell’Unione è pari a circa l’1 per cento l’anno. Questo significa che per il rinnovamento degli edifici europei ci vorrebbero circa 100 anni. Per accelerare il processo di rinnovamento che, oltre ai benefici legati al risparmio di energia eviterebbe di riversare nell’atmosfera tonnellate di anidride carbonica salvaguardando l’ambiente e la salute dei cittadini, l’Europa ha creato l’iniziativa Climate-KIC. Lo scopo è di mettere in rete università e imprese per sviluppare tecnologie innovative per l’efficienza energetica e creare materiali da costruzione che permettano di decarbonizzare gli edifici.
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La tecnologia sviluppata dal Politecnico federale di Losanna non è l’unica in Europa che si muove sulla strada del recupero architettonico legato all’efficienza energetica degli edifici. Lo Swiss federal institute of technology di Zurigo, in Svizzera, ha sviluppato una “facciata solare adattiva” che può essere installata sulle pareti a vetro di edifici esistenti per generare elettricità. I pannelli consentono alla luce di passare all’interno dell’edificio e, quando necessario, possono essere spostati e utilizzati anche per ombreggiare.
All’University of Technology di Delft, in Olanda, si sta testando una tecnologia che si comporta come una seconda pelle. L’innovazione consiste nell’utilizzare dei materiali prefabbricati da installare sugli edifici senza svuotarli ma lasciando che le persone continuino a lavorare e vivere al loro interno. La prima applicazione di questa tecnologia è stata realizzata ricostruendo una copia di una villetta a schiera degli anni sessanta, dimostrando come anche queste case, costruite con vecchie tecnologie ad alto consumo di energia, possono diventare efficienti a tal punto da raggiungere la parità del bilancio energetico.
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