Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
“Differenziamoci” è l’iniziativa organizzata da Greenpeace per promuovere il riciclo e la raccolta differenziata a Napoli.
L’esperimento di Greenpeace ha coinvolto 50 famiglie di Napoli
che hanno deciso di rimboccarsi le maniche. Ciascuna famiglia ha
differenziato i propri rifiuti: carta, plastica e
alluminio, vetro e, naturalmente, umido sono finiti negli appositi
bidoni. Il risultato è stato sorprendente.
I 522,6 kg di rifiuti ottenuti sono stati così
ripartiti:
– 158 kg di umido (30%) da cui deriverà un quintale di
compost;
– 112,3 kg ci
carta e cartone (21%), utili a produrre un quintale di
libri in carta riciclata;
– 61,7 kg di plastica e metalli (12%): dalla plastica si potranno
ricavare 21 maglie in pile o 8 piumini in pile o 12 vaschette, dai
metalli 2 bici o 8 caffettiere o 2 monopattini;
– 50,2 kg di vetro (10%), da cui ricavare 200 bottiglie;
– 140,4 kg di indifferenziato (27%).
Cosa significa? Che è stato raggiunto, in meno di una
settimana, il 73% di raccolta differenziata, riducendo di 2/3 il
peso complessivo dei
rifiuti. Davvero non male, nella regione della perenne
emergenza rifiuti.
Un risultato simile a “Differenziamoci” è stato ottenuto
dai circa cento comuni campani che, da pochissimi mesi, hanno messo
in atto un piano di raccolta domiciliare, riuscendo non solo a
diminuire il peso dei rifiuti, ma anche, come afferma Vittoria
Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace,
l’impatto ambientale e le emissioni di biogas.
Per l’esperimento Greenpeace si è avvalsa, oltre che
della collaborazione delle famiglie di Napoli, anche dei consulenti
locali Achab Group già operativi in Regione.
Secondo l’associazione, per migliorare la situazione ed evitare che
l’impegno delle 50 famiglie volenterose resti vano, è
necessario avviare quanto prima la costruzione di impianti di
compostaggio in tutta la Campania.
In pratica, cambiare politica.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Sono passati 10 anni da quando l’Onu ha fissato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, inizia il countdown: ASviS fa il punto della situazione.
Tra inflazione e tagli agli aiuti, i progressi per azzerare la fame nel mondo sono ancora troppo lenti. Lo testimonia il rapporto Sofi2025.
Il futuro dei nomadi dell’India, i Fakirani Jat e i Rabari, è incerto. Tra tensioni geopolitiche e un clima che cambia, il patrimonio antropologico delle popolazioni nomadi è a rischio.
Uno studio di Ipes-Food rivela fino a che punto la produzione di generi alimentari sia legata ancora ai combustibili fossili.
Descritto dai dati delle piattaforme Microsoft, il lavoro d’ufficio è un flusso incessante di mail, riunioni e notifiche che soffocano la concentrazione.
La pista da bob di Cortina, dopo mesi di polemiche, è stata effettivamente costruita. Il commissario di Governo Simico racconta come ha portato in porto il progetto.
Troppe generalizzazioni, troppo spazio a guerre e povertà, poco ad ambiente e cultura e alle voci vere: lo dice il rapporto di Amref e Osservatorio Pavia.
Nel 2024 spesi 2.718 miliardi di dollari in armi, in un clima crescente di tensione. E le guerre rischiano di trasformarsi in profezie che si avverano.