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Dopo l’approvazione della Food standards agency, i primi campioni sono già negli store britannici: entro 3 anni prevista la produzione su scala industriale.
I prodotti chimici per il giardinaggio usati per uccidere le erbacce, possono danneggiare gli animali domestici.
Diserbanti e pesticidi, che per decenni sono stati impiegati senza soluzione di continuità in agricoltura, nuocciono non solo alla terra, alle piante e agli animali che se ne nutrono, ma anche ai cani.
Molte persone utilizzano questi prodotti anche per trattare i giardini domestici e liberarsi delle cosiddette erbacce (spesso le piante spontanee hanno un elevato valore biologico, ma questa è un’altra storia).
Un nuovo studio condotto da Angus Murphy, studioso di piante dell’Università del Maryland, ha dimostrato che i diserbanti possono finire anche nell’organismo dei cani, ne sono infatti state trovate tracce nell’urina degli animali.
Murphy e altri scienziati hanno condotto alcuni esperimenti per comprendere l’effetto e la persistenza di questi prodotti dopo l’applicazione. Hanno innanzitutto cercato di capire per quanto tempo, dopo la somministrazione, il diserbante può essere rimosso con il contatto casuale.
I ricercatori hanno quindi applicato la stessa quantità di tre differenti tipi di diserbanti a diversi appezzamenti di terreno, valutando tutte le variabili, ad esempio se l’erba è bagnata o se le piante a cui viene applicato il prodotto sono in salute o morenti.
Dopodiché hanno disposto dei pezzi di stoffa su blocchi di legno e hanno trascinato i blocchi sull’erba per capire quanto diserbante avrebbero assorbito. Il primo test è stato eseguito un paio di minuti dopo la spruzzatura, poi è stato ripetuto l’operazione un’ora, un giorno, due giorni e tre giorni dopo che il diserbante era stato applicato.
I risultati hanno dimostrato che due dei prodotti testati sull’erba in salute possono rimanere accidentalmente “attaccati” il primo giorno, ma non oltre. Il terzo diserbante invece, noto come 2,4-D (diclorofenossiacetico), è rimasto sul panno per due giorni interi dopo l’applicazione. Mentre sui prati asciutti o con erba malata il rischio di rimanere attaccato dopo un contatto si prolungava fino a tre giorni.
Per capire l’effettivo impatto sui cani, Murphy e il suo gruppo hanno reclutato 33 cani e i rispettivi proprietari. Tra questi ce n’erano alcuni che avevano spruzzato diserbante sui loro prati e altri che non l’avevano fatto. I ricercatori, prima e dopo che i prati erano stati trattati con i diserbanti, hanno raccolto la pipì dei cani.
La maggior parte degli animali, tra cui la metà di quelli i cui proprietari non avevano trattato i loro giardini, avevano diserbanti nelle urine. “Gli animali entrano in contatto con i diserbanti, è indubbio – ha dichiarato Murphy. – Quello che ci ha sorpreso di più è che tracce di questi prodotti sono state trovate anche nelle urine di cani i cui proprietari non avevano trattato i rispettivi giardini”.
La contaminazione è dunque avvenuta passeggiando in aree verdi circostanti, i ricercatori stanno cercando di stabilire quanto i residui di pesticidi trovati nei cani possano danneggiarli, nel frattempo invitano i produttori ad inserire specifiche raccomandazioni sulle etichette.
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