Edimburgo dice stop alle pubblicità fossili in città

La città scozzese vieta i cartelloni pubblicitari a suv e navi da crociera perché “incompatibili” con gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

  • Edimburgo è “seriamente intenzionata” a raggiungere il suo obiettivo di zero emissioni al 2030, dice il consiglio comunale.
  • La città scozzese si aggiunge alle molte città britanniche che hanno adottato questa scelta, tra cui Sheffield, Bristol, Liverpool e Somerset.

Una città che promette di azzerare le proprie emissioni nette di gas serra entro il 2030 non può al tempo stesso ospitare cartelloni pubblicitari di compagnie petrolifere, navi da crociera, voli aerei e suv. Questa è la linea intrapresa da Edimburgo, capoluogo della Scozia di 500mila abitanti, sostenendo che la promozione di tali prodotti è “incompatibile” con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2.

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Una campagna pubblicitaria prende di mira il business dei combustibili fossili © Rainforest Action Network

Edimburgo vuole davvero raggiungere i suoi obiettivi climatici

La decisione, riportata dal Financial Times, prevede appunto il divieto di pubblicità per compagnie aeree, veicoli alimentati a combustibili fossili e anche produttori di armi. Ben Parker, consigliere dei Verdi nel consiglio comunale di Edimburgo, ha dichiarato che la città scozzese è “seriamente intenzionata” a raggiungere il suo obiettivo di zero emissioni al 2030 e non può “permettere che lo spazio del consiglio venga utilizzato per promuovere le aziende dei combustibili fossili”.

Ma c’è anche chi critica la decisione: organismi commerciali tra cui l’Advertising association sostengono che la pubblicità porti entrate che il comune può usare per attuare cambiamenti positivi, racconta la rivista britannica Campaign.

Liverpool, Bristol: le altre città britanniche

La mossa non è l’unica del suo genere: analoghe misure sono state adottate da città come Sheffield (che ha introdotto il divieto di pubblicizzare una serie di prodotti, tra cui sigarette elettroniche, automobili alimentate a combustibili fossili e prodotti alimentari non salutari), Bristol, Liverpool e Somerset.

Provvedimenti che arrivano dopo una serie di importanti decisioni dell’Advertising standards authority (Asa), tra cui il divieto un anno fa, il primo del suo genere, di pubblicizzare un suv della Toyota per motivi ambientali. Lo spot, infatti, mostrava due mezzi che percorrevano una strada rocciosa in un paesaggio in stile savana: secondo l’Asa, una pubblicizzazione di un comportamento che danneggia la natura.

E in Italia?

Al di fuori della Gran Bretagna sono innumerevoli gli esempi di questo tipo. Mettere al bando le pubblicità delle fonti fossili – voli aerei, crociere, auto – è stato il tema al centro della Ban fossil ads conference, che si è tenuta a marzo a Bruxelles. Gli organizzatori hanno sostenuto una Iniziativa dei cittadini europei (Ice) – lo strumento che consente ai cittadini di chiedere alla Commissione europea di proporre atti legislativi – per chiedere di vietare le pubblicità delle fonti fossili.

All’iniziativa ha partecipato anche l’olandese Reclame Fossielvrij (Fossil free advertising), che grazie al suo lavoro ha reso Amsterdam la prima città al mondo a varare un fossil ad ban. Oggi, 14 città nei Paesi Bassi e oltre 30 nel mondo, tra cui Sydney e Stoccolma, hanno un divieto alle pubblicità fossili. Dal 2019, in Svezia c’è un giornale, il Dagens Etc, che ha vietato le pubblicità fossili tra le proprie pagine: una decisione che ha fatto guadagnare alla testata più abbonati.

Sul sito “World without fossil ads”, lanciato nel 2023, ci sono informazioni aggiornate su iniziative e attori che si battono contro le pubblicità fossili, con casi di successo, tattiche, strumenti, documenti scientifici a supporto. Chissà che qualche amministrazione in Italia non decida, prima o poi, di prendere esempio da queste iniziative.

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