
L’etichetta di un alimento deve riportare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione. Ecco la differenza e come comportarsi davanti a un cibo scaduto.
Una poetica intuizione che col tempo risplende sempre di più, confermata da ricerche scientifiche sempre più avanzate. L’ultima è appena stata pubblicata in Inghilterra.
Si sa da sempre, fin dall’antichità, da Ippocrate a Plinio
il Vecchio, da Paracelso a Pasteur: il succo rosso donato da
Dioniso agli uomini ha qualità corroboranti, benefiche,
ricostituenti.
Poi l’occhio della scienza cominciò a indagare. Per esempio,
da qualche lustro gli epidemiologi si erano accorti del “paradosso
francese”: nonostante una dieta con massicce daily intake di grassi
animali (panna, burro, paté…), in Francia l’incidenza di
malattie cardiovascolari è relativamente bassa. L’ipotesi
è che la buona salute dei francesi sia dovuta anche al
bicchiere di vino rosso che a pranzo non si fanno mai mancare.
Sono stati identificati diversi principi attivi benefici: il rosso
nettare è ricco di antiossidanti naturali (flavonoidi,
polifenoli, procianidine) che proteggono dai radicali liberi
(cioè dall’invecchiamento cellulare), abbassano il
colesterolo “cattivo” (LDL) favorendo quello buono (HDL),
migliorano l’elasticità delle arterie. È ricco di
antocianine (che dànno il colore rubino), antisettiche e
battericide. Ha essenze nutritive, preziosi oligoelementi, enzimi e
acido salicilico. I tannini poi svolgono addirittura un’azione
antiveleno e di contrasto agli alcaloidi (come la caffeina).
A fine dicembre scorso, l’autorevole rivista Nature (n.414,
863-864, 2001) pubblicava una ricerca guidata da Roger Corder i cui
risultati hanno fatto il giro del mondo: il vino rosso inibisce la
sintesi dell’endotelina-1, responsabile dell’indurimento delle
arterie e colpevole dell’aterosclerosi coronarica – e quindi
può prevenire le malattie cardiache.
L’ultimissima ricerca, or ora pubblicata dal “British Journal of
Cancer”, è ancor più… inebriante. Una sostanza che
si trova naturalmente nel vino rosso, nei grappoli d’uva, aiuta a
prevenire il cancro.
La molecola – il resveratrolo – è prodotta dalle viti come
autodifesa: un fungicida naturale.
Ma i ricercatori hanno scoperto che nell’organismo umano si
converte in una sostanza che riduce l’aggressività delle
cellule tumorali e ne blocca la proliferazione, agendo
selettivamente!
Le proprietà antiossidanti, ossigenanti per gli enzimi
“buoni” e antinfiammatorie del resveratrolo erano note. Ma per la
prima volta si è fatta luce in profondità sui
meccanismi con cui agisce. “Dobbiamo imparare dalla natura, questo
solo può aiutarci nel nostro lavoro di ricerca di cure
contro il cancro” ha ammesso il professor Gerry Potter, leader del
team della Leicester De Montfort University.
C’è di più. I ricercatori hannno rilevato che “il
resveratrolo si trova in più alte concentrazioni proprio in
quelle piante non trattate con fungicidi artificali e pesticidi”.
Cioè quelle provenienti dall’agricoltura organica.
Insomma, fa proprio bene un bicchiere (o due, al massimo) di vino.
Che sia rosso: le più interessanti sostanze terapeutiche si
trovano nelle parti solide del grappolo (gambi, bucce e acini) che
macerano nel succo solo nel processo di vinificazione del rosso
(non così i vini bianchi e rosé). E biologico: le
piante non trattate con pesticidi sono più ricche di
elementi benefici. Alla nostra salute.
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