Le Galapagos minacciate da un’enorme flotta di pescherecci cinesi

Una flotta di 260 pescherecci, pelopiù cinesi, è stata avvistata a ridosso dell’area protetta delle Galapagos. Non è la prima volta che succede.

Al largo delle Galapagos, isole sotto la giurisdizione dell’Ecuador, la tensione è molto alta. Una flotta composta da centinaia di navi, perlopiù cinesi, si è spinta nei pressi dell’area protetta, abitata da animali acquatici molto rari. Sulla carta si trovano lì per pescare tonni e altri pesci destinati all’alimentazione, ma il timore è che nelle reti possano finire specie protette e che la pesca predatoria possa distruggere l’ecosistema locale. Per questo motivo, il governo dell’Ecuador, ma anche gli Stati Uniti, hanno alzato la voce contro Pechino. Anche a causa di una serie di precedenti.

La pesca a ridosso della riserva marina

L’area protetta delle Galapagos si estende per 14,6 milioni di ettari. Inizialmente riguardava solo la terra emersa, poi nel 1986 anche le acque furono dichiarate riserva marina, per la loro fauna e la loro biodiversità. Nel 2001 è arrivato il riconoscimento dell’Unesco, che ha dichiarato patrimonio dell’umanità il mare circostante le isole, a tutela delle specie rare che qui vivono e si riproducono.

Leoni di mare sull'isola di San Cristobal, alle Galapago
Leoni di mare sull’isola di San Cristobal, alle Galapagos © Chris J Ratcliffe/Getty Images

Nei giorni scorsi una flottiglia composta da circa 260 navi si è spinta fino al limite delle acque territoriali dell’Ecuador, al largo appunto delle isole Galapagos. Si tratta di navi cinesi soprattutto, con Pechino che deve far fronte a una domanda nazionale sempre più ampia di pesce e dunque esplora nuove rotte di pesca. Oggi la Cina consuma circa il 30 per cento del pescato globale, a fronte di una popolazione che è del 18 per cento. Il fatto che le imbarcazioni siano rimaste in acque internazionali, a poche miglia dall’area protetta, permette loro di pescare senza grandi limitazioni e controlli.

Ma l’attività rischia di avere comunque un impatto nefasto sulla riserva marina. Le lunghe reti possono aver sconfinato, come ha sottolineato Luis Villanueva, un ufficiale del Pew bertarelli ocean legacy project. Inoltre, molte delle specie rare si spingono spesso un po’ più in là da quelli che sono i confini protetti e, come ha sottolineato il governatore dell’arcipelago, “ogni volta ne vediamo tornare indietro sempre meno”.

Ecco perché il governo dell’Ecuador ha alzato la voce. “Le Galapagos non rappresentano solo una delle zone di pesca più ricche del pianeta, ma un focolaio di vita, non solo per l’Ecuador, ma per l’intero pianeta, per la biodiversità e la sicurezza alimentare”, ha dichiarato il presidente, Lenin Moreno. Una sorta di appello alla comunità internazionale, per sottolineare come quanto sta avvenendo alle Galapagos non sia solo un problema per il paese, ma per tutti. E in effetti anche gli Stati Uniti, che vivono un periodo di forte tensione con la Cina, si sono fatti sentire.

“Sosteniamo fermamente gli sforzi dell’Ecuador per garantire che le navi battenti bandiera cinese non intraprendano attività di pesca illegali, non dichiarate e non regolamentate. E siamo al fianco degli stati le cui economie e risorse naturali sono minacciate dal disprezzo delle navi battenti bandiera cinese per lo stato di diritto e le pratiche di pesca responsabili”, ha scritto in una nota il segretario di stato Usa, Mike Pompeo.

La difesa cinese e quei precedenti alle Galapagos

“Una nazione dalla pesca responsabile”, caratterizzata da “tolleranza zero” verso chi viola le normative della pesca. Così si è definita la Cina in una nota delle scorse ore, replicando alle accuse e tentando di rassicurare l’Ecuador sulla liceità delle proprie azioni nei pressi delle Galapagos. Eppure, il motivo di tanto clamore per la flottiglia è dato anche dal fatto che ci sono dei precedenti molto simili, che riguardano gli stessi stati e la stessa area.

Nel 2017 la marina dell’Ecuador aveva fermato un grande peschereccio che batteva bandiera cinese, proprio al largo delle isole Galapagos. Nella stiva vennero trovate 300 tonnellate di pescecani, alcuni appartenenti a specie protette o in via di estinzione, come il pesce martello. Nello stesso periodo i cittadini delle isole si erano fatti sentire con il governo del paese perché prendesse posizione contro le centinaia di navi cinesi che pescavano al largo, proprio a ridosso del confine tra l’area protetta e le acque internazionali. In passato si sono poi consumati altri scandali relativi alla pesca illegale nell’area da parte di navi straniere, risoltisi in alcuni casi con condanne per gli equipaggi.

L’azione dei pescherecci stranieri presso le Galapagos non è insomma una novità, ma una pratica che si ripete ogni anno. Questo non fa che amplificare il suo impatto dannoso sulla fauna e la biodiversità locale, mettendo a rischio uno dei patrimoni naturali più importanti del pianeta.

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