Francesca Balzani. Guardiamo Milano con gli occhi di chi la vivrà dopo di noi

L’attuale vicesindaco Francesca Balzani ha un progetto che guarda alla qualità, soprattutto dei milanesi di domani. Il 6 e il 7 febbraio si tengono le primarie per scegliere chi sarà il candidato del centrosinistra a sindaco di Milano.

Qualità della vita. Le città saranno sempre più grandi e popolose e il sindaco avrà sempre più responsabilità nel garantire la salute dei suoi cittadini. Cosa può fare il primo cittadino per migliorare la qualità della vita?

Qualità dell’aria, qualità urbana e qualità della vita devono diventare sinonimi, tre parti di un unico obbiettivo: rendere Milano una città a misura d’uomo, una città fruibile con semplicità, in tutte le sue parti. Ridurre il traffico e, di conseguenza, l’inquinamento favorendo l’uso del trasporto pubblico e alternativo. Naturalizzare grandi aree urbane, come gli scali ferroviari, con boschi, parchi e orti in città. Consumo zero di suolo, che vorrà dire anche una nuova idea e visione nell’insieme dell’architettura e dello spazio pubblico: funzioni e soluzioni innovative per case, servizi e nuove produzioni, tenendo insieme tutela dell’interesse pubblico e dinamicità del privato. In altre parole, dobbiamo guardare alla Milano del futuro con gli occhi di chi la vivrà dopo di noi, i nostri figli, e con loro raccontare e conquistare tutte le possibilità della parola qualità.

 

 

Sostenibilità. Ormai questo tema non è più uno dei tanti, ma è trasversale a ogni programma politico o strategia aziendale che si rispetti. Sulla mobilità (metropolitane e biciclette), cosa farà per migliorarla per tutti, rispettando l’ambiente?

Pochi giorni fa ho lanciato l’idea della gratuità dei mezzi di superficie. Questo obiettivo, da realizzarsi con gradualità e con sperimentazioni progressive, è legato a quello, più ampio, di rendere il mezzo pubblico il sistema principe per gli spostamenti nella città metropolitana e si lega ad una strategia di risparmi progressivi nell’esercizio, a sua volta composta di azioni diverse: velocizzazione dei mezzi, razionalizzazione delle linee (in ottica policentrica), tariffazione intelligente e modulata con strumenti alla portata di tutti.  

 

Poi, per affrontare i nodi irrisolti della mobilità urbana dobbiamo alzare lo sguardo oltre i confini della nostra città. Alle linee metropolitane urbane esistenti dobbiamo iniziare ad integrare le 13 linee suburbane del servizio ferroviario, sia attraverso un’integrazione tariffaria che ragionando su di esse e sul passante come ad un servizio metropolitano, per frequenza e puntualità. Tutto questo per una ragione molto semplice: le quasi 600mila automobili che ogni giorno entrano in città rappresentano una domanda pendolare di mobilità che va catturata dal trasporto su ferro. Per fare questo, occorre iniziare a pensare la soluzione del problema su scala metropolitana, anche perché se in città già il 55 per cento degli spostamenti avviene con mezzi pubblici e il 30 per cento in auto, la percentuale si ribalta uscendo dai confini urbani.  

 

Foto di Primarie Milano 2016
Foto di Primarie Milano 2016

 

Sulla ciclabilità, bisogna potenziare il piano insieme a chi la bici la vive e la usa tutti i giorni, con la creazione di una rete di collegamenti completa e diffusa. Bisogna superare il “duello” tra bici e auto rendendo le strade sicure, creando corsie dedicate solo nelle strade più grandi e favorendo l’intermodalità con i mezzi pubblici anche attraverso investimenti su infrastrutture per la sosta sicura delle bici, in città e fuori.  

 

Cosa pensa della proposta di cingere le metropoli con muri verdi fatti di alberi per proteggerle dallo smog? Oppure di un piano d’azione integrato per gli acquisti verdi (green procurement)?

Un vero e proprio “fiume verde” può attraversare e proteggere tutta la città, così come una “cinta d’alberi” può diventare un sostanziale aiuto all’assorbimento delle polveri sottili. Bisogna pensare ad un verde diffuso, non solo nei parchi ma nelle strade: un viale alberato d’estate offre ombra e fresco. Un modus operandi sostenibile deve diventare il sistema urbano ed economico su cui fondare il futuro di Milano. Natura, agricoltura, alimentazione e salute saranno i campi su cui si eserciteranno le reti dell’innovazione e dell’eccellenza milanesi. Anche e soprattutto l’amministrazione pubblica dovrà farsi attraversare da questa rivoluzione delle idee e dei comportamenti e il green public procurement può essere uno dei migliori strumenti per la messa in atto di questo proposito.  

 

Innovazione. Per far sì che una città non rimanga indietro, che una metropoli progredisca, c’è bisogno di investimenti costanti nell’innovazione, nella tecnologia in ogni settore. Cosa farebbe in questo campo nel caso in cui diventasse sindaco?

Il mio percorso politico, soprattutto questi cinque anni da assessore al Bilancio e al Patrimonio, mi ha confermato quanto l’innovazione che funziona, cioè che racchiude le caratteristiche di efficacia e durata del miglioramento nel tempo, non sia mai puramente tecnologica, ma nasca sempre dalla capacità di usare una determinata tecnologia per risolvere un bisogno sociale o ambientale o per cogliere un’opportunità economica. È un approccio human centered al tema innovazione che guiderà il mio mandato.  

 

Milano è innovazione: tra le eccellenze cittadine c’è tutto il settore della sanità e del biotech; le startup sono oggi una realtà, sia come motore di sviluppo economico che come “palestra” professionale per una intera generazione. Anche nel welfare e nella cultura, la città si è trasformata in questi anni in un vero e proprio laboratorio di pratiche “dal basso” agite da innovatori sociali e culturali che stanno aiutando istituzioni e organizzazioni governative e non governative, pubbliche e private, ad affrontare le rinnovate sfide, tra cui quelle della sharing economy.  

 

 

Agiremo su tre livelli, per dare senso e concretezza ambrosiana alla visione di smart city: attraverso il procurement pre competitivo offriremo servizi sempre migliori ai cittadini, ai lavoratori e ai visitatori della città; potenzieremo quanto già fatto rispetto allo sviluppo di progetti pilota di innovazione della città, con partnership pubblico-privato, intercettando fondi nazionali e europei come il fondo dello sviluppo urbano che ho avviato in questi ultimi mesi, e scegliendo alcuni temi prioritari e strategici, il rapporto tra produzione agricola, urbanità e sostenibilità ambientale; infine lavoreremo per creare le condizioni per rendere attrattiva la città a livello internazionale per portare a Milano i migliori talenti mondiali.

 

Per rendere Milano più accogliente investiremo per abbassare il costo di case, spazi e uffici; aumenteremo i servizi di welfare per giovani professionisti come gli asili Nido; potenzieremo il dialogo tra innovatori e tessuto economico locale ad esempio attraverso voucher per le pmi per acquistare servizi dalle startup; potenzieremo l’offerta culturale, lavoreremo per raccontare che Milano continua a essere la città della cultura.

 

Turismo. Con Expo, Milano ha vissuto e realizzato un salto di qualità. Cosa bisogna fare per trasformare un periodo felice in una caratteristica permanente di Milano?

Milano va innanzitutto raccontata nella sua bellezza. Milano ha tante identità, tanti strati, e dobbiamo lavorare per fare emergere il bello e le specificità di ogni quartiere, creando connessioni più dirette con chi arriva dall’estero e, sempre di più, cerca la città “as seen by locals”, quella autentica, quella che sta dentro i cortili.

 

Bisogna poi lavorare di più sul turismo culturale. Milano è storicamente la città del turismo d’affari ma negli ultimi anni ha scoperto anche l’altro turismo. Oggi va implementato, favorendo la ricettività low cost, per una città meta appetibile anche per i più giovani. Chi investe in ostelli, airbnb e strutture ricettive a basso costo, ma anche chi avanza proposte culturali accessibili, che siano festival, appuntamenti sportivi o concerti, spettacoli e mostre, merita di essere sostenuto e di diventare interlocutore stabile dell’amministrazione comunale al pari di altri attori del settore turistico. Su questo penso sia strategico anche investire nel mettere maggiormente in rete l’offerta culturale milanese, snellire le pratiche burocratiche e sostenere le piccole e medie realtà che producono innovazione culturale.

 

Inoltre credo sia arrivato il momento di migliorare il portale turismo, per trasformarlo in un grande portale (magari anche con un luogo fisico, con biglietteria unica) sul modello di Visit London, un luogo dove chiunque può sapere tutto ciò che accade di attrattivo in città in quei giorni e dove le realtà milanesi possono avere un grande punto di visibilità e promozione delle attività di qualità. Mi piacerebbe poi lavorare con gli operatori privati su dei pacchetti per facilitare la scelta della nostra città come meta perfetta, per esempio, per un weekend o un’occasione speciale che non ti aspetti. Un grande evento non basta: Milano deve far volare il suo potenziale turistico permanente, ha tutte le carte giuste.

 

Sì lo so, l’appello finale uno deve farlo per sé, ma io credo che quello che stiamo facendo vada un po’ oltre e quindi…

Pubblicato da Francesca Balzani su Giovedì 21 gennaio 2016

 

 

Qual è il suo scorcio preferito di Milano? Quello che le ha rubato il cuore?

Lungo la Martesana, da Melchiorre Gioia verso via Padova, attraversando viale Monza. Il percorso pedonale e ciclabile ti regala degli scorci inaspettati, emozionanti: il canale con le acque che scorrono veloci, giardini strappati all’espansione dell’edificato, ville, cascine e piccole industrie. Sembra l’antologia per immagini di quello che Milano era, di ciò che è e potrà essere.

 

Oltra a sostenibilità, LifeGate è anche musica. Lei insieme agli altri candidati avete pubblicato su Spotify la top 10 delle vostre canzoni preferite, quale sceglierebbe come colonna sonora della sua campagna elettorale in caso di vittoria alle primarie?

Io sono una grande amante dei Clash, ci sono cresciuta, Strammer e soci sono stati una colonna sonora della mia vita, adoro Rock the Casbah. Ecco, l’8 febbraio sentirò di sicuro London Calling.

 

Intervista a cura di Lajal Andreoletti e Tommaso Perrone

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