Sentenza storica in Francia: il governo condannato a riparare i danni causati al clima

Con una sentenza storica, un tribunale ha condannato la Francia ad adottare “ogni misura utile” al fine di allinearsi all’Accordo di Parigi.

Il governo della Francia è stato condannato ad agire sul clima. Per la prima volta, un tribunale amministrativo ha indicato che l’esecutivo della nazione europea ha tempo fino al 31 dicembre del 2022 per adottare “ogni misura utile” al fine di allinearsi all’Accordo di Parigi. Ciò recuperando il terreno perso tra il 2015 e il 2018 in termini di emissioni di CO2 disperse nell’atmosfera.

La Francia ha emesso 62 milioni di tonnellate di CO2 in più del previsto

Si tratta di una sentenza storica, giunta nell’ambito dell’azione legale battezzata “L’affaire du siècle”, nata nel 2019 con l’appoggio di oltre due milioni di cittadini francesi. I giudici amministrativi di Parigi hanno pronunciato la sentenza nella mattinata di giovedì 14 ottobre, sottolineando proprio sulla necessità di compensare le emissioni di gas ad effetto serra prodotte in eccesso rispetto ai tetti che lo stesso governo transalpino si era fissato dopo l’approvazione dell’Accordo di Parigi.

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Il presidente della Francia Emmanuel Macron © Kay Nietfeld – Pool / Getty Images)

Secondo il tribunale, in particolare, il ritardo accumulato dalla Francia è pari a 62 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. Ad aiutare il governo nella manovra sarà tuttavia la pandemia, che ha consentito di abbattere drasticamente (ma solo temporaneamente) la dispersione di agenti climalteranti nell’atmosfera nel corso del 2020. Tenendo conto di tale contributo, resta comunque da compensare almeno 15 milioni di tonnellate equivalenti entro la fine del prossimo anno.

Al ritmo attuale, gli obiettivi climatici sono irraggiungibili

Il principio è stato dunque fissato. Sta al governo, ora, decidere in che modo porre rimedio al danno creato: “Non è compito del tribunale scegliere tra le molteplici riparazioni possibili”, aveva spiegato Amélie Fort-Besnard, magistrato incaricato di effettuare le indagini e consegnare un rapporto al tribunale nel corso di un’udienza tenuta il 30 settembre.

La battaglia legale era stata avviata da quattro organizzazioni non governative: Notre affaire à tous, Greenpeace, Oxfam e la Fondazione dell’ex ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot. E già nel febbraio di quest’anno aveva portato ad una prima vittoria: la Francia era stata dichiarata colpevole di “carenze” sulla questione climatica.

L’esecutivo, d’altra parte, si era impegnato a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 40 per cento entro il 2030, rispetto al livello del 1990. E ad azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. Obiettivi che, secondo lo stesso Alto Consiglio per il clima della nazione europea, risultano impossibili da raggiungere al ritmo attuale.

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