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Il parlamento francese ha approvato una norma che vieta l’uso di pesticidi neonicotinoidi, catastrofico per le colonie di api, a partire dal 2018.
Una boccata d’ossigeno è in arrivo per le api francesi. Il parlamento di Parigi ha infatti approvato l’introduzione di un divieto assoluto di utilizzo dei pesticidi neonicotinoidi nell’agricoltura transalpina, a partire dal mese di settembre del 2018. Tuttavia, secondo il testo di legge non sono escluse deroghe fino al 2020, qualora a chiederlo siano, contemporaneamente, i ministri dell’Agricoltura, dell’Ambiente e della Salute, dopo aver consultato l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria.
L’emendamento è stato presentato da una deputata socialista, e fa parte della legge sulla biodiversità, che dovrà in ogni caso ottenere un ultimo via libera da parte dell’Assemblea nazionale entro il prossimo mese di luglio. Tuttavia, la stampa francese spiega che i contenuti della disposizione, a questo punto, non dovrebbero più essere modificati.
Il divieto era stato voluto con forza dal ministro dell’Ambente, Ségolène Royal, che aveva chiesto al parlamento “un gesto forte”: “Occorre fissare delle prospettive chiare in materia – aveva aggiunto prima della votazione – affinché l’industria cominci ad investire su prodotti alternativi”.
Gli effetti dei pesticidi sulle api, d’altra parte, sono ormai catastrofici. A partire dagli anni Novanta, si calcola che circa il trenta per cento delle colonie di insetti muoia proprio a causa dell’uso di neonicotinoidi. Mentre prima dell’arrivo di questi ultimi sul mercato francese, ovvero prima del 1995, il tasso di mortalità risultava estremamente più basso, pari al cinque per cento. Per questo, a partire dalla fine del 2013, l’Unione Europea ha approvato una moratoria parziale sull’uso di tali prodotti (che però riguarda solo tre molecole e non tutti i tipi di colture).
A spingere verso lo stop generalizzato ai pesticidi neonicotinoidi, però, non è stato solamente il governo. La popolazione civile ha esercitato infatti una forte pressione nei confronti dei decisori politici: in particolare, una petizione online è stata firmata da più di 600 mila cittadini francesi. Il testo era stato consegnato al ministro Royal lo scorso 16 giugno da un gruppo di organizzazioni non governative. Il successo è dunque arrivato anche grazie a tale spinta “dal basso”.
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