Francia, Macron e Le Pen al ballottaggio. I programmi su clima, diritti e guerra

I risultati del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia e il confronto dei programmi di Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

  • I francesi dovranno scegliere al ballottaggio tra il centrista Emmanuel Macron e l’ultra-conservatrice Marine Le Pen.
  • La sinistra, se unita, avrebbe però superato agevolmente l’estrema destra e sarebbe andata al secondo turno con Macron.
  • I programmi dei due candidati sono distanti su Europa e rinnovabili, ma con punti di contatto anche ampi su nucleare, pensioni e perfino politiche migratorie.

Per una seconda volta la Francia dovrà scegliere tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Il leader centrista ha ottenuto il 27,6 per cento dei consensi al primo turno delle elezioni presidenziali e spera dunque di poter ottenere un secondo mandato alla guida del proprio paese. La candidata di estrema destra è tuttavia forte del 23,41 per cento e spera di ottenere il sostegno della cosiddetta “Francia profonda” al ballottaggio, che si terrà domenica 24 aprile.

I partiti storici francesi ancora una volta al minimo storico

Entrambi, d’altra parte, hanno ottenuto più voti rispetto al primo turno di cinque anni fa: Macron ha aumentato i consensi del 3,6 per cento, Le Pen del 2,1. Il primo ha potuto far giocare a proprio favore il crollo, ormai consolidatissimo, dei due partiti che per decenni hanno guidato la Francia: la candidata dei Repubblicani, Valérie Pécresse, non ha superato il 4,79 per cento, mentre la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, presentatasi sotto la bandiera del Partito socialista, ha ottenuto un misero 1,74 per cento.

Marine Le Pen ha raggiunto il 23,41 per cento dei suffragi © Sylvain Lefevre/Getty Images

A soffiare sulle vele del Rassemblement national di Marine Le Pen è stata invece la profonda insoddisfazione di una parte della Francia, principalmente quella rurale, che chiede sostegno al potere d’acquisto. Ma che è anche sensibile alle proposte identitarie, sovraniste, anti-europeiste e anti-migranti della destra estrema. Che non a caso ha concesso un sostegno non da poco anche all’altro candidato del conservatorismo estremo, Eric Zemmour. Che ha assunto posizioni perfino più dure di Marine Le Pen, e ha ottenuto il 7,05 per cento.

La sinistra in Francia ancora una volta vittima delle divisioni interne

In tutto ciò una progressione, condita da un forte rammarico, è stata centrata anche dal candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon e del partito La France insoumise. A lui è andato il 21,95 per cento dei voti, sulla base di un programma fortemente orientato al sostegno ai meno abbienti, alla lotta contro evasione e paradisi fiscali, alla tutela dell’ambiente. Ciò dopo cinque anni di netta opposizione alle politiche attuate da Macron, il che inquieta quest’ultimo: è possibile infatti che molti sostenitori di Mélenchon possano decidere di astenersi al secondo turno, rendendo più a rischio la rielezione del candidato centrista.

Va detto che il leader della France Insoumise ha già affermato che “non bisognerà dare un solo voto a Marine Le Pen”. Ma non ha dato indicazione di votare Macron, come fatto invece dal verde Yannick Jadot (4,58 per cento), dal comunista Fabien Roussel (2,31) e dalla stessa Hidalgo. Il grande rammarico di Mélenchon è tuttavia legato proprio alle percentuali raccolte da questi ultimi: se la sinistra fosse riuscita a non frammentarsi e a raccogliersi attorno ad un candidato unico, sarebbe riuscita con ogni probabilità, dati alla mano, a superare l’estrema destra e ad accedere al ballottaggio. Uno scenario già vissuto nel 2017 e contro il quale si era schierata buona parte dell’elettorato progressista francese.

Ad ogni modo, il duello di cinque anni fa si ripeterà tra due settimane nel contesto di una Francia spaccata in tre: un polo sovranista, uno liberale e uno popolare. I cittadini hanno dimostrato di essere fortemente divisi tra loro e ciò potrebbe pesare sul risultato finale. Nelle proposte di Macron e Le Pen, in ogni caso, mancano gli slanci sociali di Mélonchon, benché tra i primi due resti una profonda distanza su numerosi temi.

I programmi di Emmanuel Macron e Marine Le Pen

La guerra in Ucraina

La posizione del presidente in carica è, come quella di numerosi altri dirigenti europei, basata sulle sanzioni imposte alla Russia a partire dall’invasione dell’Ucraina. “Continueremo a renderle più dure”, ha dichiarato. Macron ha tuttavia anche mantenuto un dialogo con il presidente Vladimir Putin, cercando, almeno per alcune settimane, una possibile via d’uscita diplomatica al conflitto.

Macron e Putin nel corso di un summit a Berlino nel 2020
Il presidente francese Emmanuel Macron e il suo omologo russo Vladimir Putin nel corso di un summit a Berlino nel 2020 © Emmanuele Contini/Getty Images

Anche Marine Le Pen afferma di puntare ad una soluzione diplomatica. La candidata del Rassemblement national è contraria all’invio di truppe francesi e pensa che il luogo naturale per discutere e trattare siano le Nazioni Unite. Ha anche dichiarato di temere che le sanzioni economiche imposte alla Russia possano avere conseguenze nefaste per il potere d’acquisto dei francesi. E ha chiesto che l’Ucraina non entri nella Nato.

Crisi climatica

Emmanuel Macron ha fatto sapere di sperare che la Francia possa essere “la prima grande nazione a raggiungere la carbon neutrality”, ovvero l’azzeramento delle emissioni nette di CO2. Un obiettivo che resta comunque fissato al 2050 e che secondo il presidente in carica andrà ottenuto grazie alla riduzione dei consumi, allo sviluppo delle rinnovabili e del nucleare in Francia.

Per Marine Le Pen occorre invece “riflettere sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di anno in anno, anche in funzione delle traiettorie degli altri paesi, della volontà dei francesi e della loro qualità di vita”. Secondo la candidata di estrema destra occorre bloccare eolico e solare e puntare su nucleare, idroelettrico e idrogeno.

Il nucleare e le rinnovabili

I due candidati rimasti al ballottaggio sono entrambi nettamente favorevoli allo sfruttamento e allo sviluppo dell’energia nucleare. Macron ha proposto già da tempo di tornare ad investire nel settore, considerandolo un elemento centrale della transizione ecologica. Ha in questo senso previsto la costruzione di sei nuovi reattori, con l’avvio del primo nel 2035. Inoltre, il leader centrista ha evocato la possibilità di costruire ulteriori otto impianti, per un totale di quattordici. «Riprendiamo la grande avventura del nucleare», ha dichiarato.

nucleare francia fessenheim
La centrale nucleare di Fessenheim, in Francia © Sèbastien Bozon/Afp/Getty Images

La posizione di Marine Le Pen è allo stesso modo di sostegno incondizionato al nucleare, non soltanto con la costruzione di nuovi reattori (ha parlato di tre Epr da mettere in cantiere) ma anche attraverso la “modernizzazione delle centrali esistenti”. Ha inoltre proposto di introdurre una moratoria sullo smantellamento della centrale di Fessenheim, che dovrebbe cominciare nel 2025.

Macron ha promesso di investire al contempo nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Mentre Marine Le Pen vuole smettere di costruire nuovi impianti eolici, e procedere al progressivo smantellamento di quelli esistenti. Anche il fotovoltaico, secondo la candidata del Ressemblement national, non dovrà essere sviluppato.

Il salario minimo

Macron non si è espresso sulla necessità di aumentare lo Smic, ovvero il salario minimo legale in vigore in Francia. Mentre numerosi candidati avevano sottolineato l’importanza di rivedere tale soglia, per sostenere soprattutto la parte di popolazione più povera.

Marine Le Pen propone di esonerare le imprese che aumentano i salari dal pagamento dei contributi previdenziali, ma anche lei non ha proposto di rivedere lo Smic. Che dunque, qualunque sia il candidato vincente, non dovrebbe essere toccato.

L’età per poter andare in pensione

Una delle proposte sulle quali si è discusso maggiormente nel corso della campagna elettorale era stata avanzata da Mélenchon e puntava a stabilire l’età pensionabile a 60 anni. Macron nel corso del sui quinquennio all’Eliseo ha, al contrario, puntato ad un allungamento progressivo dell’età minima per andare in pensione, fino a 65 anni.

Da parte sua, la posizione di Marine Le Pen si è allineata alla proposta della France insuomise, ma precisando che a poter smettere di lavorare a 60 anni dovrebbero essere le persone che hanno cominciato a lavorare prima dei 20 anni e che lo abbiano fatto per 40 anni.

Le politiche migratorie in Francia

Sulla gestione dei flussi migratori la posizione dell’estrema destra francese è quella di sempre, ma anche quella di Macron non è di apertura nei confronti di chi arriva in Francia dall’estero. Marine Le Pen chiede di inserire nella Costituzione, previo referendum, il concetto di “priorità nazionale”, e la prevalenza del diritto francese su quello internazionale. Vuole inoltre vietare le regolarizzazioni di cittadini stranieri in situazione di clandestinità, permettere espulsioni sistematiche, a partire dagli stranieri con precedenti giudiziari. Propone inoltre di espellere tutti coloro che per un anno non abbiano lavorato, nonché di rendere più difficile il primo ingresso sul territorio transalpino.

Francia migranti
Un bambino migrante tiene in mano un disegno che raffigura l’arrivo suo e della sua famiglia in Francia © Marco Bertorello/Afp/Getty Images

Anche il capo di stato attuale della Francia vuole restringere le condizioni di accesso ai permessi di soggiorno di quattro anni o più. In particolare introducendo una condizione: un esame di lingua francese e una procedura di inserimento professionale. Vuole inoltre bloccare il rinnovo dei permessi per chi “disturba l’ordine pubblico” e procedere alla loro espulsione.

Per quanto riguarda invece il diritto d’asilo, Macron propone di snellire le procedure (attualmente molto lunghe) e Le Pen di affidarne il vaglio alle ambasciate e ai consolati all’estero (al fine di accettare solo coloro che ottengono lo status di rifugiati).

La legalizzazione della cannabis

Se Mélenchon aveva lanciato il dibattito sulla legalizzazione e l’introduzione di un monopolio statale per la produzione e la vendita di cannabis, né Macron né Marine Le Pen si sono schierati a favore.

Il presidente in carica ha ripetuto di non essere favorevole ad un’ipotesi di legalizzazione e ha affermato di voler lottare di più contro il traffico di tutti gli stupefacenti, anche le droghe leggere, incrementando la presenza della polizia nelle aree note per essere luoghi di spaccio.

Una posizione di fatto simile a quella della candidata di estrema destra, che ha parlato di “dichiarare guerra alla droga”, aggiungendo la volontà di introdurre sanzioni anche a carico di chi consuma e proponendo di “infliggere pene per gli spacciatori in funzione del quantitativo di stupefacenti” che hanno a disposizione al momento dell’arresto.

L’eutanasia

Sulla questione dell’eutanasia, particolarmente delicata per la società francese, Macron propone di creare una “convenzione cittadina” al fine di “avanzare in modo sereno”. In tal modo, di fatto, il presidente centrista non ha voluto schierarsi in modo chiaro nel corso della campagna elettorale. Marcando una netta differenza rispetto ad esempio a Mélenchon che chiedeva di introdurre “il diritto a morire nella dignità” nella Costituzione.

Marine Le Pen si è detta invece chiaramente “contraria ad ogni ipotesi di eutanasia o di suicidio assistito”. Aggiungendo di essere tuttavia favorevole a sviluppare metodi legati alle cure palliative. La legge attuale, la Claeys-Léonetti del 2016, autorizza una sedazione profonda e continua fino al decesso attraverso la somministrazione di medicinali ai malati terminali.

Pesticidi

Sulla questione dei pesticidi il quinquennio di Macron è stato segnato da molte promesse mancate, a partire da quelle sul glifosato, sul quale ci si attendevano divieti che non sono in realtà mai arrivati. Anzi, il presidente nel 2019 ha completamente ritrattato le promesse avanzate soltanto due anni prima, cedendo alle pressioni del principale sindacato degli agricoltori francesi, la Fnsea.

Marine Le Pen propone di non vietare le sostanze alla base dei prodotti fitosanitari per le quali non siano disponibili soluzioni equivalenti ed economicamente accessibili.

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