Geotermia, la risposta del Comitato Difensori della Toscana a Jacopo Fo

Jacopo Fo ha rilasciato un’intervista dal titolo “La moratoria sulla geotermia toscana è un colpo di coda della vecchia energia”. Ma c’è chi non è d’accordo.

Sul sito www.tekneco.it è stata recentemente pubblicata un’intervista di Gianluigi Torchiani a Jacopo Fo.
L’intervista si intitola “La moratoria sulla geotermia toscana è un colpo di coda della vecchia energia”.
L’articolo merita un’analisi accurata, perché rappresenta un esempio di un modo di argomentare che arricchisce la casistica del Sole24Ore sul pensiero antiscientifico.
In una discussione scientifica sarebbe utile evitare ogni forma di messianismo tecnologico, un pensiero che difficilmente può trovare adepti anche in un paese duramente colpito dal processo di descolarizzazione.
In grassetto le frasi dell’articolo.

 

In Toscana, regione simbolo della geotermia, è arrivato nelle scorse settimane un provvedimento del tutto inatteso da parte della Giunta regionale.

Il provvedimento in realtà è del tutto inatteso solo per l’autore dell’articolo. Una raccolta di più 3000 firme per richiedere l’apposizione di vincoli paesaggistici a Casole d’Elsa, una petizione di 5000 firme per difendere il Masso delle Fanciulle dagli impianti industriali, un referendum in cui il 93% dei cittadini ha detto no al progetto Mensano di industrializzazione geotermica, i dati di inquinamento sull’Amiata sono evidentemente sfuggiti al giornalista.
Per non parlare dell’incompatibilità degli impianti con il nuovo Piano Paesaggistico.
Non sono sfuggiti però alla regione Toscana, che ha votato una pausa di riflessione per capire come riorganizzare le produzione di energia.

 

Ovvero l’adozione di una moratoria di sei mesi alle richieste per i permessi di ricerca sui nuovi modi di fare geotermia a “impatto zero” (sistemi a ciclo binario e a reiniezione totale di fluidi e gas).

Il “nuovo modo” di fare geotermia, risale in realtà al 1967, e la reiniezione totale di fluidi e l’impatto zero, che comunque è un problema tecnologico ancora aperto, non è l’unica caratteristica degli impianti a ciclo binario.
Per fare un esempio, la centrale a ciclo binario che la Magma-Graziella indica come il modello da seguire, è stata appena multata dal Governo degli Stati Uniti per aver immesso nell’aria acido solfidrico. La geotermia a “impatto zero”, per il momento è sostanzialmente un’intenzione, una tecnologia che in Italia non è mai stata sperimentata. Ma questo l’articolo non lo dice.

 

Una decisione, giustificata dalla Giunta con la necessità di rispettare quanto imposto dal piano energetico regionale, che ha fatto scattare la petizione “Smart italy, liberare le energie rinnovabili”, in cui si chiede il ripristino della certezza del diritto e la rinuncia a questa moratoria. Ne abbiamo parlato con lo scrittore e attivista ambientale Jacopo Fo, tra i primi firmatari dell’appello.

La decisione della Regione Toscana non è stata giustificata dalla necessità di rispettare il PAER, ma piuttosto dalla necessità di integrare e coordinale il PAER con il nuovo Piano Paesaggistico: uno sviluppo della risorsa geotermica che sappia tener conto della sostenibilità ambientale dei territori. Anche questo non viene detto dall’estensore dell’articolo. Passiamo all’intervista a Jacopo Fo.

 

Chiariamo innanzitutto un aspetto. Cosa significa geotermia a impatto zero?
La geotermia ad alta entalpia, quella in cui cioè si va a intercettare dei punti del sottosuolo dove c’è un calore altissimo, a elevata profondità, comporta sicuramente la produzione di emissioni, potenzialmente pericolose, come hanno messo in evidenza alcune rilevazioni sul Monte Amiata.

Jacopo Fo parla di una correlazione tra alta entalpia e emissioni pericolose ed alta profondità. Sorvoliamo sulla confusione tra entalpia e temperatura (la termodinamica sembra essere una battaglia perduta). Il Permesso di ricerca “Mensano”, uno di quelli difesi dallo scrittore, come si legge nella dichiarazione contenuta nella “Relazione tecnica al programma lavori e Progetto Preliminare” presentata da Magma Energy Italia S.r.l. nel 2010 all’atto dell’istanza di Permesso di ricerca (pag. 8), è relativo ad un sistema geotermico ad alta entalpia e temperature oltre i 150°C. L’ipotesi di sviluppo (successiva istanza di Concessione di Coltivazione) comporta la presenza di due potenziali livelli produttivi, rispettivamente, a profondità tra 1000-2000 m con temperatura attesa pari a 150 °C, a profondità tra 2800-3000 m con temperatura attesa pari a 200 °C.
Curiosamente Jacopo Fo su questo punto sorvola. Non è quindi chiaro se una profondità tra 1000 e 3000 m (i pozzi dell’Amiata sono profondi 4500 m) sia un’elevata profondità, con emissioni potenzialmente pericolose o meno. Incomprensibile.

 

Esiste però una famiglia di sistemi che è del tutto passiva: se si scende nel terreno, già a partire da due metri di profondità, si ha infatti una temperatura diversa dalla superficie. È possibile sfruttare questo differenziale con impatto zero sul territorio. Ma anche sistemi più complessi, che vanno a profondità di alcune decine di metri, possono essere a impatto zero: sostanzialmente c’è dell’acqua che scende e sale, la struttura esterna è grande come un normale capannone industriale, con rumori decisamente inferiori a quelli di molte attività produttive.

Come si chiamano questi sistemi che vanno a profondità di poche decine di metri? Che ciclo termodinamico sfruttano? Quanta energia elettrica producono? Sono a impatto zero o “possono essere” a impatto zero? Dove sono state realizzate? Come funziona “l’acqua che scende e che sale”?
Cosa significa “rumore inferiore a quello di molte attività produttive”? Quali attività, un’acciaieria, un aereoporto o una biblioteca?
Jacopo Fo non lo dice, ci dobbiamo accontentare di “alcune attività produttive”.
Si evince che esiste un normale capannone industriale con un pozzo di poche decine di metri, silenzioso e con “l’acqua che scende e sale” che produce energia elettrica. Ma allora perché le società geotermiche vogliono scavare quei pozzi profondi di migliaia di metri che secondo l’intervistato “comportano sicuramente emissioni potenzialmente pericolose”?
E’ questo il modo di affrontare una discussione tecnologico-scientifica?
Ma la scienza e la tecnologia non dovrebbero essere scettiche e sperimentali per definizione?

 

Si tratta, quindi, al massimo, di discutere dove collocare questi impianti, evitando le zone di pregio. Ma, comunque, non c’è nessuna emissione negativa e nociva.

Come al massimo? Dopo l’immenso lavoro del Piano Paesaggistico Toscano si tratta al minimo di stabilire dove collocare gli impianti.
Ammesso che quella collocazione esista.
E dopo quel minimo, bisogna misurare le emissioni, il rumore, l’inquinamento luminoso, la pericolosità dei fluidi utilizzati nel il ciclo di Rankine, l’impatto economico, l’analisi costi-benefici, il rendimento, l’impatto ambientale, quello occupazionale e molto, molto altro.
E come si dimostra che “non c’è alcuna emissione negativa o nociva” senza uno straccio di dato, di esempio, senza un teorema, una pubblicazione scientifica, una dimostrazione un ragionamento?
Ci dobbiamo credere per fede, per un principio di autorità o chi parla è in grado di dimostrare le proprie affermazioni?
Non sarebbe piuttosto opportuno che tutte le affermazioni in merito fossero sostenute da dati e informazioni tratte da esperimenti riproducibili.
Chi vuole può consultare l’evoluzione del rumore e delle emissioni di H2S per la centrale Puna, per avere un’idea.

 

Quali sono allora le cause che hanno poi innescato la moratoria della Regione Toscana?
Esiste un malinteso: secondo alcune associazioni ambientaliste siccome ci sono degli impianti che potenzialmente potrebbero fare male, siccome non ci fidiamo, allora bisogna vietare anche gli impianti piccoli. Ma non è un ragionamento serio: allora secondo questa logica andrebbero vietate le automobili perché purtroppo ci sono gli incidenti ai danni dei pedoni.

In sostanza le associazioni ambientaliste si sono sbagliate (ancora la teoria degli gli utili idioti?): invece di entrare nel merito degli impianti, dicono di no perché pensano di riferirsi agli impianti che “potrebbero far male”.
E’ incomprensibile che Jacopo Fo non citi neanche una delle centoundici (111) osservazioni presentate alla Regione Toscana dove vengono analizzati in ogni dettaglio tecnico e normativo i pozzi delle centrali delle quali lo scrittore prende le difese, senza alcun riferimento agli impianti che “potrebbero fare male”.
E allora dov’è il malinteso?

 

Il punto è che oggi abbiamo davanti a noi problemi enormi legati alla produzione dell’energia, all’inquinamento da petrolio, che è la prima causa di morte nelle città europee. Dobbiamo dunque utilizzare in maniera avveduta tutti i modi che permettono di produrre energia elettrica in modo pulito.

Tutti i modi, dice Jacopo Fo. Però di questi “tutti” si sceglie solo quello che può accedere ai maggiori incentivi. Lo scrittore dimentica, per esempio, che a pochi chilometri da dove si vorrebbe costruire la Centrale di Mensano, c’è una centrale idrolettrica abbandonata che può produrre un quarto dell’energia della centrale. Nessuno degli imprenditori dell’energia se ne cura. Perché?
Eppure eviterebbe i morti da petrolio quanto le centrali geotermiche. A impatto zero.
Inoltre nella risposta non si parla neanche del risparmio energetico, che contabilizzato e incentivato nel modo opportuno, contribuirebbe al raggiungimento degli obiettivi del burden sharing. A impatto zero.
Che cosa direbbe Jacopo Fo se i cittadini di Casole d’Elsa fossero in grado di “risparmiare” e quindi a tutti gli effetti “produrre” con il risparmio energetico i 4MW della centrale che vorrebbe fare Magma-Graziella? Bisogna farle lo stesso le centrali?

 

Chi ha interesse alla moratoria? Questa moratoria è un elemento di una campagna a livello nazionale che ha dell’incredibile: mentre il mondo va verso una rivoluzione energetica green, in questo momento l’Italia non solo non sta riuscendo ad andare avanti su questa strada ma c’è in atto un’operazione molto sofisticata di contenimento delle eco tecnologie. È una sorta di patteggiamento con quel mondo più legato al mondo delle energie tradizionali, che ha i suoi uomini dislocati nelle organizzazioni politiche e sindacali. Si tratta però di un colpo di coda, perché le energie rinnovabili hanno già vinto la partita sia in termini di cultura che di competitività economica.

Calma. Siamo quindi in presenza di un complotto? Che vuole dire altrimenti “un’operazione molto sofisticata di contenimento delle eco tecnologie”?
Chi è il regista della sofisticata operazione? Con quali uomini dislocati nelle organizzazioni politiche e sindacali” sta patteggiando il Presidente Enrico Rossi? Perché Jacopo Fo non fa i nomi e cognomi e ci racconta tutti i dettagli della “sofisticata operazione” che coinvolge gli uomini dislocati?

Alla fine dell’intervista si resta molto perplessi. Affermazioni senza un numero, senza un dato, senza un caso di studio, affermazioni che contraddicono la profondità dei pozzi richiesti per delle centrali a ciclo binario, “l’acqua che sale e scende” le allusioni alla “sofisticata operazione”.
Jacopo Fo, non si capisce se intenzionalmente o meno, infligge un duro colpo alla credibilità della nuova geotermia.
Molto più di quanto avrebbero potuto fare gli uomini “dislocati nelle organizzazioni politiche o sindacali”.
Non sarebbe stato meglio intervistare un tecnico?
Resta il fatto che se questo è il modo di fare scienza e tecnologia in Italia, allora era molto meglio il messianismo medievale. Almeno il pensiero di Maimonide o di Bernardino Morliacense possedeva un rigore logico e un’eleganza nelle argomentazioni che, con tutta la buona volontà, è impossibile trovare nell’intervista allo scrittore.

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