Due potenti scosse di terremoto hanno colpito il sud-ovest Giappone nell’arco di ventiquattro ore. Il primo sisma si è verificato nella serata di giovedì, il secondo nelle prime ore di sabato, e il bilancio (ancora provvisorio) è di 41 morti e circa duemila feriti. Nella regione montuosa di Minami-Aso, inoltre, un’impressionante colata di fango e pietre si è staccata da una collina, travolgendo alcune case, tagliando in due un’autostrada e isolando circa mille abitanti.
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Almeno 65mila giapponesi sfollati
“È una corsa contro il tempo per salvare delle vite”, ha spiegato il primo ministro Shinzo Abe, che ha ordinato un piano d’emergenza che sta coinvolgendo circa ventimila uomini tra pompieri, militari e personale sanitario.
Occorre infatti rispondere alle necessità di circa 65mila abitanti che sono stati costretti ad abbandonare le loro case: per ora la maggior parte di loro è stata radunata in dei centri d’accoglienza. Ad altre decine di migliaia di persone mancano gas ed elettricità. Inoltre, le autorità sono state costrette a evacuare un intero ospedale nella città di Kumamoto nel corso della notte tra venerdì e sabato (la terra ha tremato, infatti, all’1:25 ora locale, le 18:25 in Italia).
A rendere il terremoto particolarmente distruttivo sono stati da un lato la magnitudo (7,3 secondo l’agenzia meteorologica giapponese), dall’altro il fatto che esso si è prodotto ad una profondità di soli dieci chilometri. Secondo quanto riportato dall’agenzia Afp, infatti, i giapponesi – popolo particolarmente abitato a convivere con i terremoti – si sono detti stupiti nel constatare l’entità dei danni.
Fortunatamente, l’avviso di possibile tsnuami che era stato lanciato nei minuti successivi al sisma è stato ritirato: in termini di vite umane era proprio questa la minaccia peggiore. Basti pensare che le inondazioni successive al terremoto dell’11 marzo 2011 provocarono 18.500 morti, nonché la catastrofe nucleare di Fukushima.
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