Investimenti sostenibili

Gioco, fumo e alcool, i nostri fondi azionari se ne tengono lontani

Gioco, fumo e alcool sono business miliardari, ma ci sono altri criteri oltre al profitto a tutti i costi. Questo vale anche nel mondo della finanza.

Gioco d’azzardo, fumo e alcool hanno superato indenni anche le crisi economiche più dure. I fondi azionari domiciliati in Italia, quindi, avrebbero i loro buoni motivi per puntare tutto sul mercato dei vizi. Eppure, lo fanno molto meno rispetto ai loro omologhi di altri paesi europei. Una bella notizia, che fa pensare che, anche nel mondo della finanza, la ricerca del profitto a tutti i costi sia bilanciata da una certa attenzione all’etica. Lo rivela uno studio condotto da Thomas Furuseth, analista di Morningstar.

I numeri di gioco, fumo e alcol

Non si può negare che il business dei vizi vada a gonfie vele. Nel 2016 il giro d’affari del gioco d’azzardo in Italia valeva 96 miliardi di euro, con un aumento dell’8 per cento rispetto all’anno precedente. Nel territorio, afferma l’Istat, sono in funzione oltre 350mila slot machine e nel 2008 sono stati venduti 2,2 miliardi di gratta e vinci.

Gli 11,7 milioni di nostri connazionali che hanno il vizio del fumo, oltre a mettere a repentaglio la propria salute, alimentano un mercato miliardario. Il Global Tobacco Index, vale a dire l’indice che monitora l’andamento delle medie e grandi imprese del tabacco in 23 paesi sviluppati, è cresciuto addirittura del 196,4 per cento in dieci anni. Per fare un confronto, basta dire che il World Information Technology Index (il suo omologo nel settore tech) si è dovuto accontentare di un +94,4 per cento.

Secondo l’Istat, infine, nel 2016 il 21,4 per cento della popolazione italiana di 11 anni e più beveva alcolici tutti i giorni. Da un lato, questa percentuale è scesa parecchio rispetto a dieci anni prima, quando arrivava al 29,5 per cento. Dall’altro lato, sono più di 8 milioni e 643mila i casi di consumo eccessivo o binge drinking; stiamo parlando di poco meno del 16 per cento della popolazione.

Fumo
In Italia 11,7 milioni di persone hanno il vizio del fumo. Foto © China Photos/Getty Images

La prudenza dei fondi azionari italiani

Numeri del genere senza dubbio possono fare gola sui mercati finanziari. Eppure, i fondi azionari italiani si dimostrano piuttosto schivi. Le aziende del gioco d’azzardo, per esempio, in media rappresentano solo lo 0,71 per cento del loro portafoglio. Molto meno rispetto all’1,47 per cento del Lussemburgo , o alle percentuali ancora più alte di Svezia e Finlandia. L’esposizione negli alcolici è par all’1,42 per cento, mentre in Francia e Belgio si aggira intorno al 4 per cento. Il mercato del tabacco invece pesa l’1,56 per cento: fatta eccezione per la Norvegia, è la percentuale più bassa in assoluto nel Continente.

Lo studio di Morningstar ha preso in analisi, oltre all’Italia, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Svezia e Regno Unito.

Cos’è il Product Involvement

A queste considerazioni si arriva grazie al product involvement, un nuovo indicatore messo a punto di recente da Morningstar, la società di analisi indipendenti che sta dimostrando una forte attenzione al mondo della finanza sostenibile (sua, ad esempio, l’idea del rating di sostenibilità). In breve, il product involvement misura il grado di esposizione del portafoglio a determinati prodotti o servizi che un investitore può non volere, per coerenza con la propria sensibilità o i propri valori religiosi. Oltre ai vizi come alcool, fumo e gioco d’azzardo, in questo elenco ci sono la pornografia, le pellicce e i test sugli animali, le armi e l’industria bellica, gli ogm, il nucleare, le centrali a carbone, i pesticidi e tutto ciò che ruota intorno ai valori cattolici.

È questo valore, insomma, a dipingere un quadro tutto sommato positivo dei fondi azionari italiani. Questo, però, con alcune avvertenze. Innanzitutto, l’analisi si basa su valori medi e numeri aggregati: ciò significa che tra un fondo e l’altro possono esserci enormi differenze. Inoltre, i prodotti domiciliati in Italia rappresentano solo una piccola parte dell’offerta del risparmio gestito nel nostro Paese. Per avere un quadro completo bisognerebbe prendere in considerazione anche quelli domiciliati in Francia, Lussemburgo e così via. Un passo che la stessa Morningstar promette di compiere al più presto.

 

Foto in apertura © Joe Raedle/Getty Images

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