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Gli angeli invisibili è il film sulla storia di Ben, un cane abbandonato. È dedicato agli ospiti dei canili e a chi li aiuta a sopravvivere con amore.
Si chiama Gli angeli invisibili ed è il docufilm vincitore del Dog film festival e del premio delle arti Nettuno. Firmato dal regista Vincenzo Peluso, si ispira alla storia di Ben, cane di grossa taglia abbandonato in canile. Racconta il calvario di tutti gli animali abbandonati e, in generale, di tutti quelli maltrattati dall’uomo. Ma Gli angeli invisibili vuole anche essere un omaggio ai tanti volontari che nei luoghi più diversi d’Italia donano quotidianamente il proprio tempo, il proprio amore e la propria professionalità per far fronte, oltre che all’indegna pratica dell’abbandono, al fenomeno del randagismo, una piaga che non riesce a essere sgominata nel nostro paese.
Anche se vengono incoraggiate le adozioni con continue campagne di sensibilizzazione, appelli sui social, facilitazioni per chi adotta, il problema dell’abbandono resta endemico. Il docufilm di Peluso è anche un omaggio ai volontari e a tutti quelli che si donano quotidianamente per sanare questa piaga. Il messaggio finale della pellicola? Adottare un cane da un canile è volersi bene. E lui ti sarà riconoscente per la vita, donando sollievo e felicità a cuore e anima. “Non c’è stata una vera e propria idea per la realizzazione del film, ma un’esigenza di raccontare una storia vera, quella di Ben, uno chow chow abbandonato dal suo padrone in un canile e mai più ripreso”, spiega il regista.
“Ovviamente questo era solo un pretesto per poi raccontare la storia di tanti cani abbandonati, discriminati e talvolta torturati dalla cattiveria umana. Gli angeli invisibili è stato inoltre da parte mia un omaggio ai volontari che si donano quotidianamente e con tutto il cuore per sanare l’indegna, indecente e tristissima disgrazia dell’abbandono degli animali”, prosegue Vincenzo Peluso.
Il progetto è durato circa sette mesi. Il regista è stato in giro per canili e rifugi, ha incontrato gente, volontari, o anche semplicemente persone che danno il proprio aiuto per vedere un animale felice. “Ho ascoltato racconti teneri, storie di salvataggi, ma anche vicende raccapriccianti, da far venire la pelle d’oca, e quello che mi è rimasto dentro riguardo all’abbandono è soltanto una grande rabbia, ovviamente rivolta a chi si nasconde dietro a un alibi, persone senza cuore e, soprattutto, gente senza anima, probabilmente e quasi sicuramente con dei grandi problemi psicologici”, aggiunge Peluso.
“Gli angeli invisibili” costituisce un’altra pietra miliare nella storia dedicata ai cani abbandonati e a chi, per il loro bene e la loro sopravvivenza, lavora e dona il proprio tempo e il proprio cuore. Senza aspettarsi ricompense, senza pretendere niente dalle istituzioni spesso assenti o latitanti. Ma accontentandosi dello sguardo di riconoscenza di un cane, del suo affetto, della sua dedizione.
“Ho avuto due pastori tedeschi, anni fa, quando vivevo in campagna con mio padre. Erano mamma e figlio, e si chiamavano Tosca e Jonathan. Erano cani meravigliosi, dotati di un’intelligenza pazzesca, e vivevano in simbiosi con noi. Oggi invece, per la vita che faccio, non potrei stare dietro a un cane: sono sempre in giro e non potrei occuparmene… ma mi manca molto averne uno! Gli angeli invisibili costituisce l’omaggio a tutti gli amici a quattro zampe del mondo, che allietano la vita e donano amore in cambio di niente”, conclude Vincenzo Peluso. E noi, con lui, ci auguriamo che il docufilm aiuti, almeno un po’, a porre rimedio al dolore dei tanti animali abbandonati e mai salvati dall’uomo.
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