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Un nuovo studio dimostra la potenziale azione cancerogena dell’erbicida glifosato, che in determinate condizioni può causare il cancro al seno.
L’esposizione al glifosato, anche a dosi molto basse, può, in determinate condizioni, causare la comparsa del cancro al seno. Lo dimostra una ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Frontiers in Genetics, che fornisce appunto nuovi elementi sulla potenziale azione cancerogena di questa sostanza presente all’interno di molti diserbanti ed erbicidi.
Lo studio, condotto da una equipe di ricercatori della Purdue University in Indiana (Usa) e dell’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (Inserm) / Institut de Cancérologie de L’Ouest di Nantes (Francia), ha rivelato che l’esposizione al glifosato determina, nel DNA delle cellule del seno una serie di modifiche possono determinare la comparsa di una forma molto aggressiva di cancro.
Per condurre i loro studi, gli scienziati hanno esposto alcune cellule mammarie sane a una bassa concentrazione di glifosato per tre settimane, ripetendo l’esposizione ogni tre o quattro giorni. L’osservazione iniziale ha evidenziato cambiamenti a livello del DNA delle cellule del seno, senza però che questo determinasse la comparsa di forme tumorali. La malattia si è invece manifestata quando, oltre che al glifosato, le cellule sono state esposte anche ad alcune molecole che sono normalmente presenti nell’organismo umano in condizioni di “stress ossidativo” causato per esempio dal fumo e dall’alcol, ma anche dal semplice invecchiamento.
Nelle cellule esposte sia all’erbicida che alle sostanze legate allo stress ossidativo, si è dunque osservata la comparsa del cancro al seno, peraltro in una forma particolarmente aggressiva, come ha spiegato la dottoressa Sophie Lelièvre, tra gli autori dello studio. “La cosa più allarmante”, ha commentato, “è che non abbiamo registrato il tipico tumore al seno delle donne anziane, ma la più aggressiva forma riscontrata nelle pazienti più giovani”. Il glifosato è sospettato da tempo di avere un’azione cancerogena sull’uomo, e questo studio ha per la prima volta osservato il suo ruolo – già a dosi bassissime – nel processo di attivazione del cancro al seno.
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