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A San Francisco si è chiuso l’evento dedicato al futuro del clima. Politici e scienziati hanno promesso cambiamenti radicali per salvare il pianeta, a ogni costo.
Con un approccio più informale rispetto ai consueti meeting fra ministri e una lista di soluzioni chiara e dettagliata, si è concluso a San Francisco il Global climate action summit, l’evento dedicato al clima che ha ospitato incontri fra politici e personalità di rilievo impegnati nella lotta al riscaldamento globale e agli altri problemi del pianeta. Il summit ha promesso di portare risultati a breve termine per il bene della Terra. La strada però è ancora in salita.
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Fra le persone che hanno preso parte alla due giorni del Global climate action summit organizzato dal governatore della California Jerry Brown c’erano personaggi famosi come gli attori Harrison Ford e Alec Baldwin, i politici americani Nancy Pelosi e Michael Bloomberg, il neo proprietario della rivista Time Marc Benioff, le sindache di Parigi e San Francisco Anne Hidalgo e London Breed e altre figure di spicco provenienti da ogni parte del mondo. Gli eventi del summit si sono concentrati su cinque argomenti: energie rispettose dell’ambiente, crescita economica inclusiva, comunità sostenibili, gestione degli oceani e investimenti per il clima.
Punto focale dell’evento, affrontato in ogni incontro, è stato l’esempio positivo che città e regioni già impegnate nel rispetto dell’ambiente possono dare al resto del mondo. “Se uno scienziato dopo un esperimento trova una medicina, questa diventa in poco tempo utile per tutti. Noi dobbiamo fare lo stesso” ha detto Brown. Soprattutto dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo del clima di Parigi, governatori e sindaci di varie città americane hanno spiegato di essere ancora a favore degli impegni presi nonostante l’abbandono voluto da Trump. La diminuzione delle emissioni di gas serra è stato un altro argomento trattato, con la promessa da parte della California e di altri stati virtuosi di abbassare le emissioni del 26 per cento entro il 2025. Ha avuto rilievo la presenza al meeting di Xie Zhenhua, referente per i cambiamenti climatici della Repubblica Popolare Cinese, che si è impegnato con Brown per far abbassare l’impatto ambientale dello sviluppo industriale e tecnologico della Cina.
“There is no conflict between a healthy planet and a healthy bottom line. It’s a false choice, and it’s one we must reject.” Thanks @lisapjackson and everyone at Apple working to protect the earth for future generations. #GCAS2018 pic.twitter.com/ROzmmrLBxP — Tim Cook (@tim_cook) 14 settembre 2018
Fra gli incontri maggiormente sentiti del summit ci sono stati quelli organizzati dall’associazione C40 che riunisce quaranta città del mondo impegnate nello sviluppo di metropoli sostenibili. Nella lunga lista di decisioni prese, si nota quella di tenere sotto stretto controllo i cambiamenti climatici proclamando delle leggi che impediscano un aumento della temperatura globale maggiore di 1,5 gradi nei prossimi anni. Inoltre l’organizzazione, di cui fanno parte anche Milano e Roma, ha deciso che entro il 2025 le città associate dovranno utilizzare autobus a emissioni zero e facilitare il movimento dei cittadini con opzioni rispettose dell’ambiente come andare in bici e camminare. Al summit erano presenti anche aziende del calibro di Walmart, Unilever e Levi’s che allo stesso modo hanno promesso di ridurre le emissioni dei propri stabilimenti e facilitare lo stile di vita dei dipendenti nei paesi in via di sviluppo.
Le decisioni prese al summit sono state molte e variegate, ma è difficile ipotizzare quante verranno effettivamente messe in atto. A dicembre i leader del pianeta si ritroveranno in Polonia per il summit Cop 24 sui cambiamenti climatici e bisognerà vedere quante delle soluzioni trovate a San Francisco saranno prese in considerazione. Il timore dei partecipanti al Global climate action summit è che gli accordi non vengano mantenuti, ma il tempo rimasto e la salute del pianeta stanno diminuendo in fretta. “L’atmosfera qui in California è stata diversa rispetto ai soliti meeting politici. La mentalità era quella giusta e si vede che c’è voglia di fare”, ha detto al quotidiano americano New York Times lo scienziato Alden Meyer con spirito propositivo.
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