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I due colossi del web sono stati criticati negli Usa per aver influenzato il confronto Trump-Clinton con la diffusone di fake news, “bufale”, e ora corrono ai ripari.
Basta con le bufale del web: due colossi di internet come Google e Facebook hanno annunciato in contemporanea azioni importanti contro il dilagare di notizie false (fake news) sia sul più importante motore di ricerca del mondo che sul social network più frequentato. Tutto nasce dalla molte critiche ricevute dai due colossi della Silicon Valley durante e all’indomani delle elezioni presidenziali statunitensi, in parte influenzate secondo molti osservatori anche da questo fenomeno. E così è scattata la corsa ai ripari.
Google ha annunciato un aggiornamento della propria policy, volta propria a tentare di de-indicizzare i siti-bufala: “Limiteremo la pubblicazione di notizie su pagine che travisano, mistificano o nascondono informazioni chiare sull’editore, la provenienza dei contenuti o la mission della proprietà”, in pratica sulla gerenza del sito web.
Facebook da parte sua ha aggiornato il linguaggio della propria piattaforma per le campagne pubblicitarie, il Facebook audience network: già conteneva un divieto dei “contenuti illegali o ingannevoli”, ora è stato aggiunto anche un chiaro riferimento alle fake news. “Il nostro team continuerà a monitorare tutti i potenziale inserzionisti per garantire la conformità dei contenuti alla nostra policy”, ha fatto sapere il social di Mark Zuckerberg.
Facebook in particolare, a causa dell’algoritmo che tende a privilegiare i post in base ai clic e alle condivisioni ricevute, è stato accusato di essere, volente o meno, il veicolo perfetto per notizie false, che nello specifico avrebbero contribuito alla popolarità del neo-eletto presidente Donald Trump: secondo un’analisi del sito americano Buzzfeed, durante la campagna elettorale le bufale anti-Clinton diffuse sul web sarebbero state circa il doppio di quelle anti-Trump: su tutte, quelle sullo stato di salute della candidata democratica, che avrebbe influenzato molti a non votarla.
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