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A un anno dall’incendio a Grenfell Tower, edificio popolare a Londra, l’inchiesta pubblica cerca di far luce su quanto accaduto. Soprattutto, chi sono i responsabili del tragico incidente in cui 72 persone hanno perso la vita.
Sono passati due anni dalla notte del 14 giugno in cui l’incendio a Grenfell Tower nel distretto di Kensington e Chelsea a Londra ha causato la morte di 72 residenti, identificati nelle settimane successive all’incidente. Un banale fuoco partito in uno dei 129 appartamenti ha trasformato l’edificio di edilizia popolare in cui vivevano quasi 300 persone in una torcia alta 24 piani, a causa di alcune falle nelle più fondamentali norme di sicurezza e del materiale infiammabile con cui l’edificio era stato rivestito in lavori di ristrutturazione avvenuti l’anno prima. La tragedia ha scosso profondamente l’opinione pubblica in Regno Unito, dove molte persone hanno chiesto a gran voce di far luce sulla vicenda, soprattutto chi sono i responsabili. Ma a due anni di distanza le risposte certe sono ancora poche ed è anche per questo che pochi giorni prima del secondo anniversario, i familiari delle vittime e dei sopravvissuti hanno aperto una causa contro le aziende produttrici dei rivestimenti di Grenfell Tower.
L’allarme antincendio è partito quando il fumo ha cominciato a uscire dal frigorifero vecchio di cinque anni nella cucina dell’appartamento di Behailu Kebede, il numero 16, come ha rivelato l’inchiesta pubblica presieduta dall’ex giudice Sir Martin Moore-Bick e avviata formalmente a settembre 2017. Le udienze della commissione d’inchiesta voluta dal primo ministro Theresa May si sono aperte però solo quasi un anno dopo i tragici fatti. Come si legge nell’introduzione, l’obiettivo è quello di “stabilire i fatti e formulare raccomandazioni sulle azioni necessarie per evitare che una simile tragedia si ripeta“, ma il dito è stato chiaramente puntato contro il comune di Kensington e Chelsea e le imprese edili che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione.
Kensington e Chelsea è conosciuto per essere uno dei quartieri con le più costose proprietà immobiliari al mondo, e Grenfell Tower è poco distante dalla benestante Notting Hill. Tuttavia questa circostanza non giustifica le accuse sollevate contro le autorità comunali di avere “maltrattato” i residenti più poveri, suggerisce l’inchiesta. Ci sono però le testimonianze dei residenti dell’edificio, tra cui anche Kebede, originario dell’Etiopia e residente della torre da 25 anni, che confermano che la situazione era peggiorata in seguito alla ristrutturazione avvenuta tra il 2015 e il 2016, un intervento costato quasi nove milioni di sterline dopo l’aumento della cifra da parte dell’autorità competente. Un fatto che dimostra che “non si voleva risparmiare sui lavori”, secondo quanto detto da James Maxwell-Scott, avvocato che rappresenta l’autorità di Kensington e Chelsea, durante un’udienza tenutasi nel 2018.
Alla sbarra anche le aziende che hanno prodotto i materiali di rivestimento usati nella ristrutturazione dell’edificio. Proprio l’11 giugno, pochi giorni prima del secondo anniversario dell’incendio, varie famiglie delle vittime e dei sopravvissuti hanno firmato una causa contro queste società. La causa è partita a Philadelphia, negli Stati Uniti poiché l’azienda produttrice del rivestimento, Arconic, ha il suo quartier generale in Pennsylvania. Le altre due società citate in giudizio per risarcimento per morte ingiusta sono Celotex e Saint-Gobain, entrambe con sede negli Stati Uniti. Gli ultimi sviluppi hanno suscitato alcuni attriti tra il Regno Unito e gli Stati Uniti visto che gli avvocati hanno dichiarato di voler rintracciare le morti per incendio della Torre Grenfell nelle scelte che sono state fatte negli Stati Uniti. Infatti, secondo gli avvocati la stessa Arconic avrebbe venduto il materiale di rivestimento “sapendo che era infiammabile, avrebbe potuto propagare il fuoco e aveva le potenzialità di uccidere o avrebbe ucciso“.
Ciò che è emerso dai primi rapporti dell’inchiesta, ancora in corso, è che i lavori di ristrutturazione hanno trasformato l’edificio in una “trappola mortale“, così è stata definita a pochi giorni dall’apertura dell’inchiesta. Il nuovo materiale usato per rivestire il palazzo con lo scopo di migliorarne l’aspetto e le prestazioni ambientali riducendo la dispersione di calore era infatti altamente combustibile. Secondo gli esperti, pannelli come quelli usati per Grenfell possono ridurre l’efficacia dei meccanismi antincendio all’interno della struttura, facendo sì che le fiamme divampino velocemente all’esterno. Questo senza contare che è venuto a mancare il rispetto di alcune basilari norme di sicurezza, in quanto la sola via di fuga era l’unica scala interna che durante l’incendio si è rivelata presto impraticabile, mentre non era presente una scala antincendio.
Anche il corpo dei vigili del fuoco è sotto accusa per aver agito come se l’edificio fosse resistente al fuoco, consigliando quindi ai residenti di rimanere nei propri appartamenti. Imran Khan, legale che rappresenta alcuni dei sopravvissuti, durante l’inchiesta ha anche accusato i pompieri di “razzismo esplicito o inconscio” nel modo in cui sono intervenuti. Affermazione subito respinta dalla Fbu, Fire brigade union, il sindacato che rappresenta Foa, la Fire officers association, che ha sollevato la questione dello stress psicologico e della sensazione di impotenza che i vigili del fuoco hanno subito, dimostrando comunque grande prova di coraggio.
Come già citato, lo scopo dei pannelli che hanno aumentato l’infiammabilità della torre era quello di rendere esteticamente più gradevole l’edificio di edilizia popolare, un esempio delle tipiche costruzioni risalenti agli anni Sessanta e Settanta, il cosiddetto “social housing” di cui il quartiere di Kensington è ricco così come tutta Londra e tutto il Regno Unito. Si tratta delle case popolari in cui sono ambientati i film del regista inglese Ken Loach, quelle del paese multiculturale pronto ad accogliere tutti, nascondendo però quelli in difficoltà dagli occhi dei più abbienti che vivono a pochi isolati di distanza e per i quali edifici come Grenfell sono considerati un pugno nell’occhio.
3 Billboards Outside Grenfell#Justice4Grenfell https://t.co/UD3BuDZNcH
— Ken Loach (@KenLoachSixteen) 15 febbraio 2018
Quel che resta ora di Grenfell Tower è il palazzo di un colore nero carbonizzato, ricoperto da teloni bianchi e da uno striscione commemorativo con un grande cuore verde che recita “Grenfell, forever in our hearts”. Sempre nei nostri cuori, come dice il messaggio, rimane comunque un pugno nell’occhio e anche, soprattutto, nello stomaco.
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