Israele usa gli aiuti umanitari per portare avanti il genocidio a Gaza. L’analisi di Forensic Architecture

Un nuovo studio di Forensic Architecture denuncia come l’architettura spaziale della distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza sia speculare al genocidio.

Il sistema di aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), controllato da Israele, mira a concentrare i palestinesi nel sud della Striscia e spingere la società di Gaza verso il collasso. Sono le conclusioni di una nuova analisi di Forensic Architecture, agenzia di ricerca con sede alla Goldsmiths University di Londra, che ha analizzato le conseguenze negative dello smantellamento del sistema rodato di distribuzione degli aiuti umanitari gestito dall’Onu.

Secondo il team di Forensic Architecture, con il nuovo sistema militarizzato e inefficiente di distribuzione degli aiuti, gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation, il genocidio del popolo palestinese andrebbe avanti anche in caso di un cessate il fuoco.

Il “modello GHF” a Gaza

Oggi nella Striscia di Gaza gli aiuti vengono distribuiti ai civili attraverso due sistemi. Un sistema militarizzato gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), che Forensic Architecture definisce il “modello GHF”, e un sistema civile composto da agenzie delle Nazioni Unite, altre organizzazioni umanitarie internazionali, enti locali e sicurezza civile, definito il “modello Onu”.

Il sistema di aiuti civili a Gaza è stato sistematicamente preso di mira e smantellato da Israele dall’ottobre 2023 e a partire dal marzo scorso Israele ha bloccato l’ingresso nel territorio palestinese di ogni tipo di aiuto umanitario. La Gaza Humanitarian Foundation, ente ad hoc creato e gestito da Israele con la complicità degli Stati Uniti, è stata creata per prendere il controllo della distribuzione degli aiuti umanitari e sin dall’inizio ha dimostrato di operare in modo inefficiente, violento e discriminatorio.

Come sottolinea Forensic Architecture, il modello GHF opera attraverso quattro stazioni di razionamento, tre delle quali si trovano in una zona militare nell’estremo sud di Gaza, l’altra in una zona militare nella parte centrale di Gaza. Tutte e quattro le stazioni sono separate dal nord di Gaza dal Corridoio fortificato di Netzarim. Questo significa che solo i civili che si trovano nel sud della Striscia di Gaza possono accedere agli aiuti tramite il modello GHF, con viaggi di andata e ritorno che possono richiedere fino a sei ore. E che una parte della popolazione gazawi ne è tuttora esclusa.

I punti di distribuzione degli aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation
I punti di distribuzione degli aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation © Forensic Architecture

Militarizzazione degli aiuti umanitari

Per valutare il funzionamento del modello GHF, Forensic Architecture ha analizzato gli annunci fatti dall’ente sull’apertura delle finestre di distribuzione degli aiuti umanitari. Mentre migliaia di persone si accalcavano ai cancelli, la durata media della distribuzione è stata di soli 23 minuti. Nel 23 per cento dei casi le stazioni sono state chiuse prima dell’orario annunciato, riducendo ulteriormente le finestre di distribuzione, e nel 60 per cento dei casi l’annuncio è stato dato meno di un’ora prima dell’apertura, riducendo per molti la possibilità di fare in tempo a recarsi nei siti di distribuzione.

Le stazioni di razionamento sono altamente militarizzate. Nel caso di una di esse il percorso di ingresso è suddiviso in cinque corsie recintate dove i palestinesi devono mettersi in coda prima di entrare, con quattro torri di guardia presidiate dai soldati israeliani lungo il perimetro. La militarizzazione delle aree di distribuzione degli aiuti umanitari è connessa alla strage costante di persone palestinesi. Nelle ultime settimane la maggior parte dei decessi nella Striscia di Gaza sono avvenuti perché l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro la popolazione in fila per ricevere gli aiuti umanitari. L’analisi di Forensic Architecture ha individuato decine di attacchi di questo tipo contro i civili.

“Vengo qui da dieci giorni. Giuro su Dio che non sono riuscito a procurarmi nemmeno un sacco di farina per i miei figli. Tutte queste persone vengono sapendo che potrebbero andare incontro alla morte. I massacri avvengono ogni giorno. Eppure, torniamo, affrontando proiettili e morte solo per portare a casa un po’ di farina per i nostri figli. Ogni volta che veniamo qui entriamo in un’arena della morte”, è una delle testimonianze palestinesi raccolte nell’analisi di Forensic Architecture.

Gli attacchi israeliani lungo le rotte di distribuzione del cibo dell'Onu
Gli attacchi israeliani lungo le rotte di distribuzione del cibo dell’Onu © Forensic Architecture

Oltre che attraverso l’inefficienza e le violenze proprie del sistema di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation, Israele ha aggravato la crisi umanitaria della Striscia di Gaza limitando i flussi di aiuti, consentendo saccheggi nelle zone militari e attaccando la polizia e i centri di distribuzione gestiti dall’Onu. Come evidenzia Forensic Architecture, una delle principali sfide che il modello Onu si trova ad affrontare è la “deviazione degli aiuti”. A causa degli attacchi israeliani alle forze di sicurezza incaricate di proteggere gli aiuti, i pochi camion che entrano a Gaza attraverso le strade di al-Rashid e Salah al-Din vengono spesso intercettati da bande legate a Israele, come quella guidata da Yasser Abu Shabab, o da civili disperati. Il risultato è che raramente gli aiuti raggiungono i magazzini dove possono essere distribuiti equamente, lasciando migliaia di persone senza cibo e altri beni essenziali. E per questo alcune famiglie si sono organizzate per scortare i camion di aiuti umanitari ai magazzini.

Architettura spaziale del genocidio

Nella sua analisi, Forensic Architecture sottolinea che “l’imposizione da parte di Israele di un sistema di aiuti militarizzato secondo il modello GHF e il suo sistematico smantellamento e attacco al sistema di aiuti civili secondo il modello Onu hanno reso gli aiuti inaccessibili e mortali in tutta Gaza”.

“La fame, alimentata dalla distruzione da parte di Israele di un sistema di aiuti stabile, coerente, sufficiente e sicuro, sta spingendo la società di Gaza verso il collasso”, continua Forensic Architecture. “La strozzatura del “modello ONU” da parte di Israele e la creazione del “modello GHF” sono coerenti con i piani di dislocare i palestinesi in una zona di concentramento a Rafah, dove sono strategicamente posizionati tre dei punti di razionamento del GHF”. Le immagini satellitari rilevate a inizio giugno mostrano che numerose persone si stanno trasferendo ai margini delle zone di distribuzione degli aiuti, costruendo accampamenti temporanei. Questi luoghi coincidono spesso con le zone verso cui l’esercito israeliano ha dato ordini di evacuazione alla popolazione palestinese. 

Quello di Israele sarebbe insomma un piano di trasferimento forzato della popolazione palestinese nei pressi di Rafah, portato avanti anche attraverso l’architettura della distribuzione degli aiuti umanitari. “Questo piano continuerebbe anche durante un cessate il fuoco, se Israele continuasse a seguire il modello GHF e smantellasse il modello di aiuti civili gestito dall’Onu”, conclude Forensic Architecture. “I civili hanno continuato a essere uccisi in prossimità delle zone militari durante il cessate il fuoco tra gennaio e marzo 2025. Un nuovo cessate il fuoco non impedirà tali uccisioni se i civili saranno ancora costretti a spostarsi verso i centri di distribuzione GHF”.

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