Chi sono e cosa vogliono i mercenari russi del gruppo Wagner

Chi sono i mercenari filorussi del gruppo Wagner che hanno assunto un ruolo chiave in Ucraina e poi si sono ribellati al Cremlino.

Ultimo aggiornamento del 30 giugno 2023

C’è una milizia che forse più di tutte le altre si è fatta notare nella guerra in Ucraina: il gruppo Wagner. È una brigata composta da mercenari russi, nel corso degli ultimi mesi sarebbe arrivata a reclutare fino a 50mila persone, schierate nella guerra in corso per sostenere l’esercito ufficiale di Mosca. Il gruppo Wagner di fatto non esiste, perché la legge russa vieta l’attività dei mercenari. Eppure dal 2014 i suoi affiliati svolgono operazioni militari fantasma a difesa degli interessi russi un po’ in tutto il mondo. Dal Cremlino per lungo tempo hanno continuato a negare ogni legame con il gruppo, accusato in passato di crimini di guerra e ideologicamente vicino al nazismo, ma con il passare del tempo sono emerse sempre più prove di una connessione con Vladimir Putin. Fino ad arrivare a uno scontro frontale a giugno 2023, quando la ribellione del gruppo Wagner contro il Cremlino ha fatto sprofondare per qualche ora la Russia nel caos. Cerchiamo di capire meglio chi è il gruppo Wagner.

Le origini del gruppo Wagner

Il gruppo Wagner è una compagnia militare che di fatto non esiste, siccome per la legge russa i mercenari non possono esistere. Un corpo fantasma, ma che in realtà è ben radicato nel tessuto politico-istituzionale-militare di Mosca. Al punto da arrivare poi allo scontro con essa, un po’ come due alleati che perdono la fiducia l’uno nell’altro.

Le origini del gruppo sono lontane. Negli anni Novanta i colossi energetici russi, privatizzati a seguito del crollo dell’Unione Sovietica, iniziarono a dotarsi di propri corpi di sicurezza. Si trattava di servizi di vigilanza che iniziarono sin da subito ad assorbire risorse che uscivano dall’esercito regolare di Mosca, attirate dagli stipendi più alti del settore privato. Il primo vero corpo strutturato di questo tipo fu l’Anti-Terror Orel, che andò a offrire la sua vigilanza all’estero, in particolare in Iraq, dove le compagnie russe erano impegnate nello sfruttamento petrolifero del sottosuolo. Un’altra realtà fu il Moran Security Group, sempre impegnato nella difesa delle imprese russe in scenari di crisi, da cui si staccò poi la divisione Slavonic Corps, che invece reclutava direttamente personale da inviare in zone di guerra per combattere a difesa degli interessi dei governi locali, così da avere qualcosa in cambio.

Quando la Slavonic Corps venne smantellata, uno dei suoi uomini, l’ex colonnello del servizio di intelligence della Federazione Russa Dmitry Valeryevich Utkin, creò una nuova compagine militare privata, il gruppo Wagner appunto. Se la guida operativa sin dall’inizio è stata quella di Utkin, a finanziare la macchina in termini economici è Yevgeny Prigozhin, magnate della ristorazione russa e chiamato “il cuoco di Putin”. Oggi il gruppo Wagner è composto da un numero di combattenti che potrebbe arrivare fino a 50mila, uomini che hanno più di 35 anni, hanno un passato nell’esercito russo e percepiscono uno stipendio in media superiore a 2mila dollari al mese, circa il quadruplo di quanto avrebbero guadagnato come soldati ufficiali.

L’ideologia del gruppo Wagner

Non serve sforzarsi troppo per capire le origini ideologiche del gruppo Wagner. Basta dare uno sguardo al corpo e ai pensieri del suo leader Dmitry Valeryevich Utkin. Intanto il nome della milizia viene dalla passione di Utkin per il compositore tedesco Richard Wagner, a cui si è avvicinato dopo aver saputo che era l’artista preferito di Adolf Hitler. Sul corpo dell’uomo e dei suoi affiliati compaiono poi diversi tatuaggi che rimandano al nazismo, così come Utkin in campo da battaglia è sempre stato particolarmente affezionato e si è fatto ritrarre con il suo elmetto che riproduce quello usato dall’esercito tedesco durante la Seconda guerra mondiale.

L’ideologia del gruppo Wagner è stata definita una “forma esoterica di nazismo” e questo rimanda in particolare a Heinrich Himmler, il fondatore delle SS, le squadre di protezione nazista. Svastiche, rune e altra simbologia degli affiliati Wagner è comune a quella dei battaglioni nazisti, e ad accomunare le due realtà c’è anche un profondo antisemitismo che nel caso della milizia guidata da Utkin trae origine dal neopaganesimo russo. Questo pensiero nasce in particolare nell’Ottocento e si è evoluto nel corso dei decenni, assestandosi su una ideale contrapposizione tra la società cristiano-ortodossa russa – una sorta di razza ariana in salsa moscovita – e la decadenza liberale del mondo occidentale.

Le operazioni militari del gruppo Wagner

La prima azione sul campo di battaglia del gruppo Wagner risale al 2014, nell’Ucraina dell’est. Erano i tempi della guerra nel Donbass e della conquista russa della Crimea, annessa a Mosca a seguito di referendum contestati dagli osservatori internazionali.

A dar man forte all’esercito russo, in via ufficiosa e non ufficiale vista la legge che vieta di assoldare mercenari, c’erano anche Utkin e i suoi compagni ricoperti di svastiche. In quel contesto il gruppo Wagner ha combattuto rettamente al fianco delle varie milizie autonome filorusse, ma ha fatto anche altro: campagne di disinformazione per screditare lo stato ucraino davanti alle comunità locali, ma anche soppressione dei sentimenti indipendentisti di chi nei territori di Donetsk e Luhansk voleva staccarsi da Kiev senza però unirsi a Mosca. Questo ha portato a scontri all’interno della stessa compagine anti-ucraina e proprio il gruppo Wagner sarebbe responsabile dell’uccisione di alcuni leader filorussi come Alexander Bednov e Alexei Mozgovii. 

Un altro dei teatri bellici in cui ha operato con una certa dedizione il gruppo paramilitare russo è la Siria. Qui sono stati impiegati circa 5mila uomini a partire dal 2015, che sono andati a rafforzare e supportare l’esercito del presidente siriano (e stretto alleato di Mosca) Bashar Al Assad, nelle sue operazioni contro lo Stato Islamico. L’apporto dei nazisti filorussi ha garantito alcuni successi importanti, come la riconquista del sito archeologico di Palmira, ma la loro offensiva si è anche rivolta contro i curdi del nord, risolvendosi in pesanti perdite dopo l’intervento americano nel 2018. 

Il gruppo Wagner si è affermato in modo decisivo in questi anni e oggi continua a operare anche in Africa. In Libia i mercenari russi sono comparsi nel 2019, andando a combattere al fianco del generale Khalifa Haftar nella sua guerra civile contro il governo sponsorizzato dalle Nazioni Unite di Tripoli. In quel caso fu il ritrovamento di un tablet Samsung sul campo di battaglia a fare luce sulla vicenda: nel dispositivo vennero trovate mappe della Libia in russo, liste dei combattenti, informazioni sulle spedizioni di armi e citazioni del comandante Dmitry Utkin e del finanziatore Yevgeny Prigozhin.

Bandiere russe durante una manifestazione in Mali
Bandiere russe durante una manifestazione a supporto del governo in Mali © OUSMANE MAKAVELI/AFP via Getty Images

Altri scenari in cui ha operato il gruppo Wagner sono poi il Mali, dove i mercenari sono intervenuti a sostegno del governo contro le milizie jihadiste del Sahel; il Mozambico, dove hanno combattuto contro il gruppo affiliato allo Stato Islamico di Al-Shabaab; la Repubblica Centrafricana, dove sono stati chiamati dal presidente Faustin-Archange Touadéra per addestrare le sue truppe contri i ribelli; ma anche in Sud Sudan, Burkina Faso e altri paesi.

In questi contesti, tutti non casualmente ricchi di risorse naturali e occasioni di business – una sorta di “parcella” del gruppo Wagner in cambio dell’aiuto ai governi locali –, negli ultimi tempi è capitato di scorgere bandiere russe sventolate dalla popolazione durante manifestazioni di piazza.

La presenza in Ucraina del gruppo Wagner

I mercenari del gruppo Wagner conoscono molto bene l’Ucraina, dal momento che lì ci hanno combattuto dal 2014. E dopo l’aggressione russa al paese nel febbraio 2022, sono tornati a dare man forte alle truppe di Mosca. Come ha detto il ministero della Difesa del Regno Unito, “oggi il gruppo comanda circa 50mila combattenti in Ucraina e ha assunto un ruolo chiave nella guerra”. Il Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha affermato che circa l’80 per cento di queste risorse sono state reclutate in prigione.

L’area operativa del gruppo Wagner nella guerra in Ucraina inizialmente non è stata ben definita e si è trattato piuttosto di azioni isolate e interventi mirati. Il suo coinvolgimento è cresciuto negli ultimi mesi sul fronte orientale, in particolare nella battaglia per la conquista di Bakhmut. I suoi dirigenti hanno detto che la milizia di mercenari ha combattutto in modo “pesante e sanguinoso” e questo ha permesso la caduta ucraina a Soledar, nell’area di Donetsk.

La cittadina è finita nelle mani di Mosca e lì c’è stato forse il primo incidente diplomatico tra il governo russo e la banda di mercenari da cui, almeno sulla carta, prende le distanze. In principio il ministro della Difesa Sergej Šojgu non aveva citato il gruppo Wagner tra gli attori che avevano permesso la conquista di Soledar, poi dopo le proteste della compagnia militare privata c’è stato il dietrofront e il riconoscimento del loro apporto “coraggioso e altruista”. Ma forse i rapporti con il Cremlino hanno iniziato a incrinarsi proprio lì. Secondo l’intelligence Usa intanto migliaia mercenari filorussi sarebbero morti nei combattimenti.

Le armi consegnate dalla Corea del Nord al gruppo Wagner
Le armi consegnate dalla Corea del Nord al gruppo Wagner © Alex Wong/Getty Images

A confermare il ruolo sempre più cruciale del gruppo Wagner in Ucraina c’è stata anche la notizia, diffusa dall’amministrazione statunitense dopo aver visionato immagini satellitari, che la Corea del Nord avrebbe mandato missili alla banda di mercenari del magnate Yevgeny Prigozhin. E da Washington hanno intensificato le sanzioni nei confronti delle persone e delle società legate in qualche modo al gruppo, così da ostacolare il loro approvvigionamento militare.

I crimini di guerra del gruppo Wagner

Nel corso delle sue operazioni tra l’Ucraina, la Siria e il continente africano il gruppo Wagner è stato più volte accusato di crimini di guerra, portando anche all’intervento delle organizzazioni per i diritti umani.

Andrey Medvedev, ex comandante di una fazione della compagine in Ucraina, è un disertore che a gennaio si è rifugiato in Norvegia dopo aver assistito ai metodi brutali e ai crimini di guerra commessi dai suoi compagni nel paese. Accuse simili nei confronti di membri del gruppo erano arrivate già nei primi mesi della guerra, quando una procura ucraina ha incriminato due mercenari russi per l’uccisione di civili nei pressi di Kiev. Il gruppo Wagner sarebbe poi tra i corresponsabili di uno dei più tremendi massacri occorsi finora dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina, quello di Bucha.

Ma di queste cose si era già parlato dopo il primo intervento dei mercenari russi in Ucraina, quello del 2014: Alexey Milchakov, uno dei comandanti di quell’operazione, è stato accusato di aver torturato prigionieri, arrivando fino a tagliare orecchie e incidere svastiche sul loro corpo. E altrove non è andata meglio.

Un’inchiesta del media inglese Bbc realizzata a partire dal tablet ritrovato in Libia ha certificato torture, massacri e altre violazioni massive dei diritti umani da parte degli affiliati del gruppo Wagner impiegati nel paese. Qui hanno ucciso prigionieri e civili nonostante si fossero arresi, ma anche minato il terreno senza porre segnalazioni e delimitazioni, tutti crimini di guerra. In Siria i soldati-mercenari russi hanno decapitato un disertore dell’esercito di Assad, mentre le torture nei confronti di un detenuto siriano hanno spinto tre organizzazioni non governative a intentare una causa a Mosca contro il gruppo, la prima di questo genere.

Di tortura e altri crimini simili i mercenari russi sono stati accusati anche nelle loro operazioni nell’Africa subsahariana, mentre nel 2018 in Repubblica Centraficana tre giornalisti che stavano compiendo un’inchiesta proprio sul gruppo Wagner sono morti in circostanze misteriose. 

I rapporti con la Russia del gruppo Wagner

Se sull’area di operatività geografica e sulle nefandezze commesse un po’ ovunque dal gruppo Wagner le prove si sprecano, l’area più grigia è quella relativa ai suoi rapporti con Mosca. La legge russa che vieta l’azione dei mercenari rende in teoria il gruppo militare un corpo fantasma che agisce sottotraccia e in modo indipendente per perseguire propri interessi economici, ma nei fatti una connessione tra il suo operato e le direttive del Cremlino è emersa in modo sempre più evidente.

Intanto i legami personali. Il magnate che sta dietro al gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, è una persona molto vicina al presidente russo Vladimir Putin, come testimoniano diverse fotografie che li ritraggono insieme. Dmitry Utkin, guida operativa della compagine, è poi stato direttamente premiato dal presidente in un evento del 2018 per i veterani della guerra in Siria. Al di là di questo, il centro militare in cui vengono addestrati i mercenari del Wagner è nei pressi di Krasnodar, nel medesimo complesso in cui viene opera il servizio di intelligence della Federazione Russa. I mercenari russi feriti in passato sono poi stati ricoverati negli ospedali dell’esercito di Mosca, così come il gruppo si è servito di mezzi militari russi nelle sue operazioni e gli affiliati usano passaporti legati al ministero della Difesa russo. I suoi caduti in passato hanno inoltre ricevuto le onorificenze militari. Nel 2022 inoltre ha aperto a San Pietroburgo una sede affiliata al gruppo, senza che da Mosca nessuno abbia battuto ciglio.

La sede affiliata al gruppo Wagner a San Pietroburgo
La sede affiliata al gruppo Wagner a San Pietroburgo © OLGA MALTSEVA/AFP via Getty Images

Il riconoscimento ufficiale da parte del ministero della Difesa russo del ruolo decisivo avuto del gruppo Wagner nella presa russa di Soledar in Ucraina è un’ulteriore prova dei legami tra il Cremlino e una realtà che di fatto non potrebbe esistere ma che poi combatte al fianco del suo stesso esercito. Da Mosca però hanno continuato a negare ogni rapporto con la milizia di mercenari. Secondo molti analisti, il gruppo Wagner è stato una sorta di costola ombra ufficiosa dell’esercito russo, molto utile a Vladimir Putin perché permette di fatto di compiere operazioni invisibili e a costo zero in contesti chiave dal punto di vista strategico e geopolitico. La morte dei mercenari non causa ripercussioni sull’opinione pubblica in patria come sarebbe per quella di soldati ufficiali, inoltre le operazioni in Mali, Mozambico e negli altri paesi condotte in questa forma non hanno ripercussioni internazionali come in caso di un intervento reale da parte di Mosca.

Il gruppo è stato chiamato sempre più frequentemente “l’esercito privato di Putin”. Ma il fatto che i mercenari del Wagner abbiano assunto sempre più forza e autorevolezza nella guerra in Ucraina, soprattutto nella battaglia Bakhmut, si è rivelato a lungo andare un problema per Mosca e per il suo controllo sul gruppo. Dietro alla crescente presenza dei mercaneri del Wagner in Ucraina c’è peraltro un grande paradosso: quando Putin ha dato il via all’aggressione al paese, si è giustificato dietro a una fantomatica necessita di “de-nazificarlo”. Un riferimento a realtà come il battaglione Azov, una milizia volontaria caratterizzata da posizioni neonaziste e suprematiste bianche e impegnata nella resistenza ucraina già dalla guerra nel Donbass del 2014 e accusata di crimini di guerra. Una realtà però minoritaria, composta da qualche migliaia di persone. Ma soprattutto un alter ego ideologico e operativo, ma opposto, al gruppo Wagner. Putin, insomma, si è servito di un un esercito di mercenari nazisti per sconfiggere, a suo dire, il nazismo. Ma nel giugno 2023 l’alleanza è saltata.

La ribellione del gruppo Wagner

Come detto in precedenza, nel corso della primavera sono emerse le prime frizioni tra il gruppo Wagner e il Cremlino riguardo all’Ucraina. Il mancato riconoscimento pubblico dell’apporto dei mercenari russi nelle battaglie dei pressi di Bakhmut ha fatto salire la tensione, così come i rapporti si sono incrinati dopo che Yevgeny Prigozhin a maggio 2023 ha denunciato di non star ricevendo più munizioni da Mosca e ha minacciato di ritirare i suoi migliaia di uomini dal conflitto.

Le cose sembravano risolte, ma a giugno è esplosa la tensione una volta per tutte. il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin da tempo contestava le operazioni militari russe sul terreno ucraino, criticando in particolare i vertici del ministero della Difesa e chiedendone al presidente Putin un rimpasto. Prigozhin non è stato ascoltato ed è per questo che il 24 giugno ha dato il via a una ribellione nei confronti del Cremlino. Il casus belli nelle sue parole è stato un attacco alle spalle subito dai suoi mercenari a opera dell’esercito di Mosca, che avrebbe causato numerose vittime. E il gruppo Wagner si è rivoltato in quella che hanno definito una “marcia per la giustizia”. I mercenari hanno lasciato in parte l’Ucraina e hanno iniziato un’avanzata in territorio russo in direzione di Mosca. Prima è stata occupata la città di Rostov, con Prigozhin che si è fatto riprendere all’interno del quartier generale dell’esercito. Poi sono cadute altre città come Voronezh, a poche centinaia di chilometri da Mosca.

Yevgeny Prigozhin
Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner, a Rostov il 24 giugno © Stringer/Anadolu Agency via Getty Images

L’esercito russo ha compiuto attacchi contro il gruppo Wagner, che a sua volta ha annunciato di aver abbattuto diversi mezzi aerei di Mosca. Nella capitale russa è iniziata la mobilitazione per quello che sembrava in tutto e per tutto un colpo di stato, ma poi le cose così come erano precipitate nel giro di poche ore, allo stesso modo nel giro di poche ore si sono calmate. Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha negoziato con Prigozhin la fine dell’avanzata e i mercenari del gruppo Wagner si sono ritirati per “evitare uno spargimento di sangue”, secondo le parole dello stesso Prigozhin.

Non è chiaro cosa abbia concesso Mosca per assicurarsi la ritirata, probabilmente la non persecuzione per gli uomini della Wagner così come una ridiscussione dei suoi vertici militari, come voleva Prigozhin. Di quest’ultimo si sono perse le tracce, mentre il Cremlino ha fatto sapere che il gruppo non combatterà più in Ucraina. Questo potrebbe mettere ulteriormente in difficoltà le truppe russe, che già si sono ritrovate impantanate in una guerra che nei piani originari doveva durare pochi giorni. Oltre a questo, la facilità con cui il gruppo Wagner ha dato vita alla ribellione e all’avanzata in Russia ha messo in mostra le debolezze del paese e del suo presidente Putin.

In ogni caso, tra il Cremlino e il gruppo Wagner sembra essere tornata la calma, per quanto i rapporti appaiano compromessi una volta per tutte. E secondo diverse fonti come il media britannico Bbc, Prigozhin starebbe reclutando in segreto nuovi miliziani. Per quale motivo, ancora non si sa.

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