Hamas ha liberato venti ostaggi israeliani, gli ultimi in vita. Ora secondo gli accordi Israele deve liberare 1.700 prigionieri palestinesi.
Hamas ha liberato tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita. Nella mattinata del 13 ottobre l’organizzazione palestinese ha dato seguito all’accordo siglato con Israele e prima ha liberato sette ostaggi, poi in un secondo momento gli altri tredici. A differenza del passato, Hamas non ha messo in piedi alcun tipo di cerimonia e le liberazioni sono avvenute in un luogo chiuso al pubblico e ai media.
Dopo oltre due anni di prigionia i venti ostaggi rimasti in vita sono così tornati in Israele, dove migliaia di persone sono scese in piazza per festeggiare e dove è arrivato anche il presidente statunitense Donald Trump, accolto in pompa magna dalle autorità locali. Ora Israele deve liberare circa 1.700 palestinesi reclusi nelle sue prigioni spesso senza accuse e processo. Nel frattempo vanno avanti i negoziati per le fasi successive dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.
Tutti gli ostaggi israeliani liberi
Nelle prime ore del 13 ottobre le strade di Tel Aviv hanno iniziato a riempirsi di decine di migliaia di persone. Secondo i termini dell’accordo di cessate il fuoco siglato il 10 ottobre da Israele e Hamas, proprio in mattinata era prevista la liberazione degli ultimi ostaggi rimasti in vita dopo l’attentato dell’organizzazione palestinese in suolo israeliano del 7 ottobre, da cui poi è iniziato il genocidio di Israele nella Striscia di Gaza, costato la vita ad almeno 67mila persone e che ha ridotto in macerie almeno il 60 per cento degli edifici.
Nella cosiddetta Piazza degli Ostaggi, dove da due anni si concentrano i presidi dei familiari degli ostaggi per la loro liberazione e contro il governo Netanyahu, sono arrivati a essere in 100mila, tutti incollati ai maxi-schermi. E alle 8 di mattina è arrivata la notizia della liberazione dei primi sette ostaggi. Si tratta di Matan Angrest, Gali e Ziv Berman, Alon Ohel, Eitan Mor, Omri Miran e Guy Gilboa-Dalal. Alcuni sono soldati israeliani catturati durante l’offensiva militare, altri sono persone che vivevano nei kibbutz assaltati da Hamas, altri ancora stavano partecipando al Nova festival. Hamas ha liberato queste persone in un ambiente privato, dove sono state consegnate alla Croce rossa che le ha poi trasferite negli ospedali israeliani, dove hanno potuto abbracciare i loro cari. Come richiesto da Israele e fissato nell’accordo, non c’è stata alcuna cerimonia di propaganda della liberazione da parte di Hamas, come era stato per altri ostaggi in passato.
Mentre Hamas liberava i primi sette ostaggi, agli altri è stato permesso di collegarsi in videochiamata con i familiari per rassicurarli sul loro imminente rilascio. Che è avvenuto poco dopo, nelle medesime modalità dei primi. I tredici ostaggi liberati sono Elkana Bohbot, Avinatan Or, Yosef-Haim Ohana, Evyatar David, Rom Braslavski, Segev Kalfon, Nimrod Cohen, Maxim Herkin, Eitan Horn, Matan Zangauker, Bar Kupershtein, David Cunio e Ariel Cunio. Ora nelle mani di Hamas non ci sono più ostaggi in vita, per la prima volta dal 7 ottobre 2023. Preso dovrebbe avvenire anche la consegna all’esercito israeliano dei corpi di una ventina di altri ostaggi, morti durante la prigionia spesso per effetto dei bombardamenti israeliani.
L’arrivo di Donald Trump
Il prossimo step dell’accordo siglato tra Hamas e Israele prevede che quest’ultimo rilasci circa 1.700 persone detenute nelle sue prigioni. Israele da tempo porta avanti una politica di detenzione amministrativa, che prevede l’arresto e la reclusione senza accuse e senza processo, anche per le persone minorenni. Molte delle persone che verranno liberate si trovano in questa condizione da mesi se non anni e fuori dal carcere di Ofer, dove si trovano reclusi molto di loro, ha iniziato a radunarsi una folla in attesa della liberazione. E in tarda mattinata dal carcere sono partiti i primi pullman con a bordo i progionieri palestinesi in fase di liberazione.
Nel frattempo in Israele è arrivato il presidente statunitense Donald Trump. È stato accolto dal presidente Isaac Herzog e dal primo ministro Benjamin Netanyahu, mentre a Tel Aviv sono comparse scritte e manifesti di ringraziamento al suo lavoro, considerato l’artefice dell’accordo firmato tra il paese e Hamas. Trump si è poi recato al parlamento israeliano per tenere un discorso alla nazione. La prossima tappa del suo viaggio in Medio Oriente lo porterà in Egitto, dove è in programma un incontro con numerosi leader occidentali e mediorientali, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, per discutere delle fasi successive dell’accordo di cessate il fuoco per la Striscia di Gaza. Finora la prima fase – il ritiro parziale delle truppe israeliane, lo stop ai bombardamenti, la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinese e l’ingresso dei camion umanitari – sta procedendo secondo i piani. Ora c’è da negoziare le fasi successive, relative al governo e alla ricostruzione della Striscia di Gaza.
Siamo anche su WhatsApp.
Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.