Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Con I Feel Food, l’alimentazione sostenibile a portata di mano
Preferire alimenti genuini e di stagione, evitare lo spreco di cibo e acquistare cibi a filiera corta: sono solo alcuni dei capisaldi dell’alimentazione sana e consapevole. Mangiare sostenibile si può, rispettando le persone e il pianeta! LifeGate abbraccia e sostiene la tematica della dieta sostenibile da quando i suoi fondatori, Marco e Simona Roveda, con
Preferire alimenti genuini e di stagione, evitare lo spreco di cibo e acquistare cibi a filiera corta: sono solo alcuni dei capisaldi dell’alimentazione sana e consapevole. Mangiare sostenibile si può, rispettando le persone e il pianeta!
LifeGate abbraccia e sostiene la tematica della dieta sostenibile da quando i suoi fondatori, Marco e Simona Roveda, con i prodotti biologici e biodinamici di Fattoria Scaldasole, nel 1986, diedero il via allo sviluppo del biologico in Italia inserendolo per la prima volta nella grande distribuzione.
Da quel giorno di passi nella direzione della sostenibilità a tavola ne sono stati fatti tanti e ora anche Expo 2015 ha deciso di concentrare il proprio focus sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, in tutte le sue sfaccettature sociali e ambientali.
Per arrivare all’appuntamento di Expo con un contributo concreto, LifeGate ha creato I Feel Food, un’iniziativa che si propone di fornire un’indicazione chiara e completa su quello che LifeGate intende per alimentazione sostenibile. E lo fa attraverso un manifesto in dieci punti , da leggere, commentare e condividere.
Troppo spesso infatti, tale tematica viene ricollegata unicamente e semplicemente al contenimento degli sprechi e a una migliore gestione dei terreni agricoli, azioni importanti ma insufficienti se intraprese da sole, ignorando che alla base della dieta sostenibile c’è l’agricoltura pulita, priva di sostanze chimiche e ogm, quindi biologica e biodinamica, un’agricoltura che non deforesta, che risparmia acqua, preserva la biodiversità e tutela i diritti dei lavoratori che vi si dedicano.
Da uno studio condotto dalla Union of Concerned Scientists, quello che si porta in tavola determina un quinto dell’impatto ambientale di una famiglia media. Questo significa che quando si fa la spesa si può scegliere di sfruttare o, viceversa, rispettare l’ambiente e le persone che lavorano per produrre gli alimenti che compongono la nostra dieta. Rispettare le persone che producono gli alimenti che mangiamo significa anche incentivare quei sistemi produttivi che sono sostenibili per il produttore. Con il biologico – secondo quanto emerge dall’ultimo Bioreport 2013- si guadagna di più e si crea più lavoro: il reddito netto per unità lavorativa familiare è di 51.478 euro contro i 34.294 euro delle aziende che producono in modo convenzionale. Allo stesso tempo, nel bio si spende il 14% in più per il lavoro (22.957 euro contro i 15.066 del convenzionale), semplicemente perché c’è più lavoro. “Nelle aziende bio – spiega Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab – c’è bisogno di più manodopera umana. Ad esempio: dato che non si passa col trattore a dare il diserbante (lavoro di una persona), ci vogliono più persone che passano a togliere le erbe infestanti”.
Per essere consumatori attenti non è necessario cambiare drasticamente stile di vita, ma è sufficiente acquistare i cibi “giusti” e affinare le proprie abitudini alimentari. I Feel Food offre anche strumenti concreti per la scelta del “cibo giusto”: ha infatti selezionato dal web una serie di app e siti dedicati, da utilizzare quando si fa la spesa per scoprire la frutta, la verdura, il pesce e le ricette di stagione, acquistare prodotti alimentari che altrimenti sarebbero sprecati, scegliere il pesce più sostenibile… e tanto altro ancora.
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