Giovanna Manzi, Best Western. Ristorazione bio, rifiuti, mobilità sostenibile per la catena alberghiera

Cresce sempre di più da parte dei turisti l’attenzione alle pratiche sostenibili e alle offerte da parte delle catene alberghiere nella scelta del proprio viaggio. Tanto da essere disposti a pagare dal 10 al 20 per cento in più per poter usufruire di strutture sostenibili, ad alta efficienza energetica, di un tipo di ristorazione biologica

Cresce sempre di più da parte dei turisti l’attenzione alle pratiche sostenibili e alle offerte da parte delle catene alberghiere nella scelta del proprio viaggio. Tanto da essere disposti a pagare dal 10 al 20 per cento in più per poter usufruire di strutture sostenibili, ad alta efficienza energetica, di un tipo di ristorazione biologica o a km 0, o di servizi legati alla mobilità sostenibile.

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Una delle camere offerte dalla catena alberghiera.

Ecco perché anche Best Western, presente nel mondo in 90 nazioni con 4.000 hotel e presente in Italia fin dal 1982, offre un network di 160 hotel associati che offrono uno standard sempre più attento ai requisiti legati alla sostenibilità. Una precisa idea di business raccontata da Giovanna Manzi, amministratore delegato di Best Western Italia.

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Giovanna Manzi, ceo di Best Western Italia.

Quando è nato Stay for the Planet e quando Best Western ha deciso di aderire, primo e più grande gruppo italiano a farlo, l’interesse sociale per la sostenibilità del turismo era un terzo rispetto ai più recenti rilevamenti. E oggi è fortissimamente in crescita. Ve lo aspettavate?
Da sempre crediamo nella sostenibilità: far parte di un gruppo globale, capace di anticipare le tendenze, ci avvantaggia in questo senso, e ci permette di accogliere ospiti da tutto il mondo con le loro peculiari esigenze anche in questo ambito. Siamo soddisfatti anche per avere lavorato sulla cultura della sostenibilità tra i nostria lbergatori che hanno accolto, se non addirittura caldeggiato, questo progetto, proponendo nuove soluzioni e impegnandosi in prima persona con investimenti importanti.

La sostenibilità nell’accoglienza turistica si declina in un ampio range di iniziative possibili: dalla riduzione dei consumi degli impianti alle strutture ecocompatibili; dalle informazioni precise ai clienti, agli spunti di miglioramento dell’esperienza di viaggio; senza scordare la formazione dei dipendenti e l’arricchimento culturale dei clienti. Su quale aspetto avete trovato più facile operare, e su quale vorreste investire ancora di più?
Tutte queste tematiche sono state cruciali nell’implementazione del progetto: abbiamo tenuto conto di tutte queste iniziative ma è stato l’entusiasmo nato intorno a Stay for The Planet, da parte di albergatori e staff, a semplificare il processo. Faccio riferimento ad esempio alle legislazioni locali: siamo presenti in 120 differenti destinazioni che, spesso, corrispondono ad altrettante differenti regolamentazioni, ad esempio, sul conferimento dei rifiuti.

Vi attendete, usando i vostri terminali di ascolto dei clienti dei vostri hotel, un graduale aumento anche della domanda di sostenibilità, di bio, di natura, nelle vostre strutture? O lo state già rilevando?
Registriamo questa tendenza da diverso tempo soprattutto per ristorazione e colazione, per il conferimento dei rifiuti e, recentemente, anche per la mobilità sostenibile. Per la colazione in particolare i nostri standard prevedono prodotti locali e sempre più gli ospiti, italiani e internazionali, ce lo richiedono. Un altro spunto interessante viene dalla mobilità: la possibilità di utilizzare biciclette messe a disposizione dei clienti è sempre ben accolta e il prossimo step è l’implementazione di colonnine per la ricarica di auto elettriche in tutto il network di alberghi.

In una precedente intervista, Lei ha detto che non disdegna cucinare, anche per rilassarsi, e che una sua debolezza a tavola è la pizza. Ci può dire qualcosa sul bio, o sui gusti personali in tema di armonia con la naturalità?
Sono sempre più attenta a origine e preparazione degli alimenti: con il tempo purtroppo ho sviluppato un’intolleranza alimentare e ho un figlio, per me l’attenzione a qualità e provenienza di ciò che mangiamo è primaria.

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