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Cosa è successo a Sarno, dove una “bravata” ha dato fuoco a un monte
Un incendio sul monte Saretto a Sarno, in Campania, ha costretto all’evacuazione 200 persone prima di essere domato. I responsabili sono ragazzi che hanno agito “per gioco”. E il ministro Costa auspica percorsi di educazione.
Una bravata, un ‘gioco’ tra ragazzi, ha tenuto sotto scacco per un giorno intero gli abitanti di Sarno, in provincia di Salerno, duecento dei quali sono stati costretti a lasciare le proprie case messe in pericolo dall’incendio propagatosi lo scorso 20 settembre sul vicino monte Saretto. Ma alla fine ognuno ha fatto la propria parte: i Vigili del fuoco hanno domato le fiamme grazie all’utilizzo di un canadair e di quattro elicotteri della Regione Campania, mentre i Carabinieri hanno prontamente rintracciato i responsabili dell’incendio che tra le altre cose ha provocato tanto spavento e la chiusura delle scuole in via precauzionale. Si trattava di una baby gang di sette giovani, sei dei quali minorenni, che sono ora indagati dal tribunale dei minori: il movente sarebbe, appunto, quello del gioco.
Incendio sotto controllo a #Sarno (SA) sul Monte Saretto. Dopo una notte di lavoro dei #vigilidelfuoco, le fiamme non minacciano più le abitazioni. Operazioni in corso #21settembre 9:00 pic.twitter.com/Ik4Zeq5juD
— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) September 21, 2019
Verso lo stato di emergenza
Il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, si concentra ora sulla quantificazione dei danni, la cui entità va ancora valutata: “Stiamo lavorando sul territorio per rimediare ai terribili danni dell’incendio – dice – Stiamo continuando con i sopralluoghi per avere un quadro completo del danno e del rischio. Ho richiesto al dipartimento della Protezione civile l’attuazione di tutti i provvedimenti del caso, in particolare la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Ho richiesto, inoltre, la convocazione di un tavolo tecnico per determinare gli interventi immediati ed urgenti”.
Anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa si è mosso contro quello che reputa, più che una bravata, “un atto di estrema criminalità, e come tale va trattato. Questi ragazzi devono pagare per quello che hanno fatto all’ambiente e a tutti i cittadini che hanno vissuto ore di terrore per colpa loro. Volevano passare il tempo, poi il “gioco” è sfuggito di mano. Ora sono accusati di incendio boschivo e forse anche di disastro ambientale”.
Il ministro ne approfitta quindi per tracciare un parallelismo tra questo episodio e la settimana del Global strike for future in corso in tutto il mondo: Ci sono tanti ragazzi che proprio in questi giorni sono in piazza per difendere l’ambiente e tantissimi volontari impegnati quotidianamente. Questi giovani indagati prendano esempio da quanti si impegnano in prima persona per il Paese e per il pianeta”. Costa auspica perciò che, oltre alla pena “ci fosse un percorso di rieducazione ai valori dell’ambiente e dei beni comuni”. Prevenire, dunque, per non essere più costretti a curare quando il danno è stato fatto.
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