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L’India ha tagliato i suoi progetti di investimento in grandi centrali elettriche a carbone per puntare sul solare che oggi è diventato più conveniente.
L’India aveva già programmato di puntare su eolico e solare tant’è che il Piano energetico nazionale dell’Autorità centrale per l’energia (Cea) aveva vietato la costruzione di nuove centrali a carbone, a parte quelle già avviate, a partire dal 2022. In questi giorni, però, il piano potrebbe subire una ulteriore accelerazione arrestando la costruzione di 14 gigawatt (GW) di centrali a carbone già pianificate, vista la caduta dei costi del solare.
L’India è un Paese in forte espansione, dipendente dal carbone per circa i due terzi del suo fabbisogno energetico. Nonostante il suo impegno verso le fonti rinnovabili vada di anno in anno rafforzandosi, il Paese è ancora il terzo maggior produttore di emissioni di carbonio al mondo. Una situazione che ha causato seri problemi alla popolazione: se da un lato le necessità energetiche hanno l’obiettivo di togliere dalla povertà una fetta sempre maggiore di persone, dall’altro, l’uso dei combustibili fossili mette in pericolo la salute pubblica degli stessi cittadini. Un quadro che fino a qualche anno fa poteva sembrare senza via d’uscita, mentre oggi sembra avere una soluzione che salva sia la crescita economica sia la salute e il benessere delle persone.
Come hanno dimostrato diversi analisti, crescita economia e fonti rinnovabili vanno sempre più d’accordo. Solare, eolico e le altre fonti pulite possono sostenere lo sviluppo di produzioni anche pesanti senza il costo dell’inquinamento. Tanto più ora che i prezzi delle tecnologie rinnovabili stanno calando velocemente. Sono questi i dati che hanno spinto l’India a cancellare i piani per la costruzione di circa 14 gigawatt di centrali elettriche a carbone.
A gennaio dello scorso anno, aveva destato sorpresa il prezzo registrato ad un’asta per la prodizione di energia solare nel Rajasthan che era sceso a 4,34 rupie per chilowattora, circa 6 centesimi di euro. Ad aprile scorso il prezzo è stato ulteriormente abbassato: in un’asta per un impianto solare da 500 megawatt, la tariffa battuta è stata di sole 2,44 rupie. Una cifra del 30 per cento inferiore al prezzo all’ingrosso di 3,2 rupie praticato sul carbone da una grossa e importante utility indiana. Per la prima volta in India il solare è più conveniente del carbone: un fatto che avrà di certo implicazioni sui mercati globali dell’energia e contribuirà ad accelerare la transizione energetica.
Tim Buckley, un analista dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa) – un’organizzazione con sede a Cleveland (Usa) specializzata in attività di ricerca e analisi sulle questioni finanziarie ed economiche legate all’energia e all’ambiente – ha sottolineato come “Le misure adottate dal governo indiano per migliorare l’efficienza energetica insieme agli ambiziosi obiettivi sulle energie rinnovabili e il crollo del costo del solare abbiano avuto un impatto sull’esistente, così come sulle centrali elettriche a carbone proposte, rendendole impraticabili da un punto di vista finanziario”
Harnessing solar energy. #3yearsofModiGovt pic.twitter.com/ocUcXkVEwM
— PMO India (@PMOIndia) 26 maggio 2017
Grazie a questa presa di posizione governativa l’India ha attratto risorse e finanziamenti internazionali che hanno contribuito ad accelerare la crescita delle rinnovabili, dando avvio alla costruzione di grandi impianti solari o a misure straordinarie di innovazione dei settori pubblici a più largo consumo di energia come le ferrovie. “Politiche certe sono fondamentali, – ha sottolineato lo stesso Buckley – perché quando si investe a 25 o a 35 anni, è necessario avere certezza e chiarezza politica”. E, in India, sul tema dell’energia non ci sono dubbi: il primo ministro, Narendra Modi, lo ritiene il suo obiettivo numero uno; mentre il ministro dell’Energia Piyush Goyal ne parla quasi quotidianamente.
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