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Molestie, violenze, bullismo, discriminazioni e stereotipi di genere. Un osservatorio indaga sul mondo delle adolescenti, i suoi pericoli e come questi vengono percepiti, grazie alla campagna Indifesa di Terre des Hommes.
Lucia da qualche giorno non vuole uscire di casa. È riuscita a trovare delle scuse con la madre: non si sente bene, è un malessere diffuso che neanche lei sa descrivere, non riesce a dormire la notte. È molto nervosa e anche la madre pensa che sia meglio lasciarla in pace, tanto qualche giorno di assenza da scuola non è grave. Ma Lucia è in profonda angoscia: tre giorni fa ha saputo che un video che aveva girato per il suo ragazzo – solo per lui – era finito in una chat su Whatsapp, quella della classe di lui.
Come ci sia finito lì non si sa, o meglio Gianni – il suo ragazzo – non glielo aveva voluto spiegare bene. Ha farfugliato qualcosa sul fatto che un compagno gli aveva sottratto il cellulare per scherzo e aveva beccato quel video dove lei gli faceva vedere il suo nuovo reggiseno. Lucia non ha capito se, insieme a quello, stanno girando altri suoi video che Gianni le aveva chiesto quando erano lontani in vacanza. Non c’è niente di male, si era detta quando li faceva. Sapeva che altre sue amiche si divertivano persino a farli, e comunque erano robe intime che sarebbero rimaste tra lei e Gianni. Ma adesso gli occhi dei compagni di scuola sembravano tutti su di lei, a giudicarla una poco di buono, una ragazza facile.
Lucia è una delle tante ragazze vittime del sexting, la condivisione di immagini e video a sfondo sessuale sui social o nei servizi di messaggistica, un fenomeno che è molto più diffuso di quanto si pensi. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere di Terre des Hommes realizzato per la campagna Indifesa in collaborazione con la community ScuolaZoo, una ragazza su cinque (il 19 per cento) ammette di averlo praticato, mentre quattro ragazze su dieci dicono di aver visto circolare foto o video intimi loro o di amici, conseguenza evidentemente di una sottostima degli effetti reali delle condotte sulla grande piazza virtuale del web, dove il 60 per cento delle adolescenti dice di passare gran parte del suo tempo libero e che una percentuale analoga indica come il luogo in cui si sente meno sicura, anche rispetto a posti fisici come strade, stazioni, palestre.
Avviato quattro anni fa, l’osservatorio ha raccolto nei primi due mesi del 2018 le opinioni di oltre 1.250 ragazze su argomenti di grandissima attualità come sicurezza online, bullismo e cyberbullismo, molestie e violenze, discriminazioni e stereotipi di genere e, appunto, sexting, per conoscere più da vicino il mondo degli adolescenti, il loro punto di vista su questi argomenti e sondare la loro capacità di valutare e reagire a eventuali pericoli della rete.
Essendo un questionario compilabile in forma anonima online, è verosimile che le risposte siano più sincere rispetto a quelli effettuati di persona in presenza dei genitori, come accade per altre indagini sui minori. Per esempio, sul tema caldo del bullismo una ragazza su tre delle intervistate denuncia di aver subito atti di bullismo sulla propria pelle e quasi due ragazze su tre affermano di aver assistito ad atti di bullismo o cyberbullismo. Solo il 6,2 per cento, però, ammette di averli compiuti su propri coetanei.
Una serie di domande hanno anche sondato l’opinione delle ragazze riguardo alle molestie sessuali. Il 69 per cento delle ragazze non hanno dubbi e per “molestia sessuale” intendono qualsiasi contatto fisico “invadente” e indesiderato; il 66,5 per cento le identifica come qualsiasi comportamento inappropriato a sfondo sessuale. Quasi una ragazza su due ritiene che sia un contatto fisico indesiderato in zone intime; per il 40,1 per cento possono essere molestie anche i commenti e le insinuazioni sessiste e/o a sfondo sessuale; mentre il 39,2 per cento ha indicato un comportamento persecutorio (stalking). La tolleranza è molto bassa: per otto ragazze su dieci i commenti volgari sul proprio corpo e pubblicati online sono fonte di estremo fastidio.
Da questa indagine emerge con chiarezza il bisogno delle nuove generazioni di sentirsi sempre connessi. Ma sapere tutto di tutti, vedere e commentare le azioni altrui praticamente in tempo reale non aiuta a sentirsi meno soli, anzi. Uno dei dati che colpisce di più è infatti l’85,8 per cento delle intervistate che rispondono affermativamente alla domanda “Ti sei mai sentita sola?” Una percentuale analoga (85,3 per cento), come per lanciare un grido di aiuto, dice che servirebbe uno psicologo nella sua scuola.
È necessario lottare contro la violenza e le discriminazioni di genere con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, ma anche dare alle nuove generazioni degli strumenti per contrastare questa tendenza di fondo a cercare nei social una risposta alla propria solitudine, con il rischio di generare nuova ansia e un ulteriore senso di isolamento. Un nuovo progetto di Terre des Hommes nelle scuole superiori italiane ha come obiettivo la prevenzione della violenza e degli stereotipi di genere che perpetuano una visione subalterna della donna. Ciò attraverso attività di educazione dove i protagonisti sono i ragazzi, ma anche di web radio e format radiofonici.
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