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Giorgio Celli. L’arte, la musica, il genio degli animali

Il Prof. Giorgio Celli, etologo e entomologo, ci ha raccontato alcune curiosità del suo affascinante lavoro, tra musica e animali di ogni sorta.

Ascolta l’intervista integrale

Spesso si parla di animali pensando che sono diversi da
noi. Ma in fondo, anche noi siamo animali, solo che spesso ce lo
dimentichiamo…

L’essere umano da sempre si considera un animale del tutto
particolare. Si considera un essere depositario di un mondo
spirituale: è vero che il mondo interno è fatto di
idee, di filosofie, di poesie ed è effettivamente molto
ricco, ma bisogna ricordare che tutto quello che l’uomo manifesta
ha delle caratteristiche che rimandano a delle caratteristiche
degli animali.

 

L’arte è una dote solo umana?

Be’, non ne sono tanto convinto. Ci sono delle radici
dell’arte che si manifestano già negli animali. Un grande
critico musicale russo diceva che nei boschetti di Kiev c’erano
diverse scuole di usignoli, sullo schema generale dei canti c’erano
delle innovazioni. Gli uccelli sono dei musici quanto noi, non
hanno scritto, è vero, le fughe di Bach, però vediamo
già degli elementi da cui scaturirà poi la nostra
arte. Ad esempio io vado spesso a vedere delle mostre d’arte
moderna dove si fanno degli allestimenti. Alla stessa maniera, se
si va nella Nuova Guinea ci sono gli uccelli giardinieri che
costruiscono delle sorte di garçonnière per attirare
le femmine. Sono degli allestimenti veri e propri fatti nelle siepi
o all’interno delle capannucce nelle quali nelle quali loro
ammassano in un bric-à-brac molto variopinto dei sassolini
colorati, delle eliche colorate di coleotteri a fare una specie di
esposizione atta ad attirare le femmine. Poi sappiamo che alcuni
dipingono l’interno delle loro capannucce con dei colori che sono
ottenuti da delle bacche triturate.

 

Gli animali sono capaci di pensare e di
ragionare?

Senza dubbio! A un piccolo cane sono stati portati venti
oggetti e per ogni oggetto è stata detta più volte la
parola che lo indicava. A un certo punto se gli veniva pronunciata
una certa parola, prendeva l’oggetto indicato e lo portava allo
sperimentatore: questo voleva dire che aveva capito che quella
parola indicava quella cosa. Poi un bel giorno si è aggiunta
una cosa che l’animale non aveva mai visto di cui si è detto
il nome: il cagnetto ci ha pensato un po’ e poi ha preso l’oggetto
nuovo e l’ha portato allo sperimentatore. Questo vuol dire cha ha
applicato la logica di Aristotele, che è il fondamento della
logica universale del pensiero: se A è A, A non è B.
Un vero e proprio ragionamento. La capacità di collegare le
parole con certi oggetti, di collegare delle catene di eventi per
conseguire alcuni scopi è una cosa molto comune negli
animali. Darwin ha detto la frase definitiva, cioè che la
differenza tra pensiero degli animali e pensiero dell’uomo è
solo di ordine quantitativo, non qualitativo.

 

Gli animali provano emozioni e sentimenti?

Accidenti! Quello principalmente. Mentre il mondo dell’uomo
è un mondo di razionalità e di emozioni,
perché la nostra razionalità tende sempre a limitare
le emozioni, nel caso degli animali il mondo è
principalmente di emozioni, poi ci sono isole di
razionalità. Pensi solo al linguaggio: la differenza tra i
linguaggio degli animali e dell’uomo è che noi abbiamo un
linguaggio verbale, loro hanno solo un linguaggio vocale. Se un
gruppo di uccelli vede un falco, uno lancia un grido e tutti
fuggono. Se quello stesso uccello avesse visto un gatto, avrebbe
lanciato lo steso grido e tutti sarebbero fuggiti. Questo uccello
sentinella ha comunicato la paura del predatore. Se invece un uomo
vede un leopardo che arriva grida “leopardo” e comunica forse anche
la paura del predatore, ma quello che conta è che la parola
“leopardo” fa nascere in chi ascolta l’immagine del leopardo.
Quindi nell’uomo c’è un linguaggio simbolico, mentre tra
loro gli animali comunicano delle emozioni.

 

Lei ha scritto molto sul gatto. Una domanda più
personale: è il suo animale preferito?

Sì certo! Io credo che ciascuno scelga l’animale che
più gli somiglia per carattere. Io per esempio sono un
libertario e sul mio blasone, se lo avessi, scriverei “io non amo
comandare, ma non amo neanche obbedire”. Di conseguenza questa
stessa massima potrebbe essere scritta sul blasone del gatto. Mi
affascinano la sua indipendenza e la sua straordinaria bellezza e
poi apprezzo del gatto ciò che in generale viene negato,
cioè la sua affettuosità. Il mio gatto che si
chiamava Ciro che di recente è morto, per cui ho avuto un
grande dolore al punto da piangerlo fisicamente, spesso mi
svegliava di notte perché mi accarezzava la faccia con la
zampina. Il gatto si lega nell’indipendenza, il fatto che ti ami
non lo rende schiavo. Questa è una cosa che apprezzo molto
sia nei gatti che negli esseri umani.

 

Qual è il suo punto di vista sulla normativa
recentemente approvata sulla vivisezione?

Quella direttiva è infame! Da scienziato mi son sempre
ben guardato dal farla, d’altra parte gli etologi non fanno la
vivisezione, quindi noi non abbiamo problemi. In un discorso
globale io ho sempre detto che bisognerebbe stabilire una
commissione composta da scienziati, animalisti e anche gente
qualunque e poi ogni esperienza che si deve fare sugli animali deve
passare attraverso un esame dettagliato di questa commissione.
Secondo me non ne passerebbe quasi nessuna. Be’, io sono
assolutamente contrario, questa nuova normativa sulla vivisezione
la boccerei assolutamente!

 

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